mercoledì 24 marzo 2021

SAN REMO 2021: GIÙ LE MANI DAI SIMBOLI SACRI

Dalla prima edizione del 1951 a questa settantunesima di strada il nostro palcoscenico della canzone italiana ne ha fatto molta. Da quando Nilla Pizzi ha ricevuto il primo premio con “Grazie dei Fiori” questo festival è diventata la vetrina musicale più popolare della nostra gente. Molti canticchiano ancor oggi Vola Colomba, Vecchio Scarpone, Mamme, Volare. Ovvio che con gli anni anche la musica specchio dei tempi si è evoluta: melodica, pop, rock, urlata, di protesta, tecno, jazzista, edonista. E siamo arrivati al 2021, cinque serate 2-6- marzo. Ad altri l’intento di farne un giudizio dal punto di vista artistico, dei contenuti, con analisi sociologiche, auditel e quant’altro. In questo articolo si vuole focalizzare l’evento da un angolo circoscritto, ma significativo. Breve inquadratura: due presentatori: Amedeo Sebastiani (Amadeus), e Rosario Fiorello, 26 artisti, alcuni ospiti d’onore, fra cui Lauro De Marinis col nome d’arte Achille Lauro. Contorni, abbigliamenti bizzarri, un insolito femminilismo, confusione di generi, travestimenti eccentrici, maschi vestiti da femmine, baci gay per combattere l’omofobia: forse l’effetto della pandemia, il bisogno di uscire dall’isolamento e dalla depressione. Fino a qui quanto ci ha passato il convento. Un’osservazione però e abbastanza pertinente è sul numero esibito dal duo Lauro-Fiorello. Vestito total black, con la corona di spine cinta attorno al capo, lo showman Achille esegue la sua canzone “Me ne frego”. Già il testo si presta a delle riserve: un messaggio dal significato:” me ne frego, faccio l’amore col mio ego”. Praticamente l’apologia del nulla, del proprio individualismo, della propria istintualità, del vuoto, dell’irrilevanza di ogni regola e dei così detti valori. Ma gira e rigira non è tanto il testo che fa stupore quanto l’abbinamento con la corona di spine, simbolo sacro della passione di Gesù, dell’Ecce Homo di Pilato, quando questi condanna Gesù così conciato e distrutto all’esecuzione capitale. Ma qui non è stupore è reazione giustificata. Forse volevano i due figuranti anticipare la rappresentazione della passione di Gesù stante la Pasqua ormai alle porte? Anche questa volta ci si appella alla libertà di opinione, siamo in democrazia, libertà di espressione. Ovviamente non potevano mancare le reazioni, in quanto ogni simbolo sacro ha la sua collocazione, diversamente diventa profanazione. Tanto più che questa blasfemia è stata divulgata sulle copertine di innumerevoli riviste. E reazioni sono arrivate subito dal Vescovo di San Remo A. Suetta e dall’Aie (Associazione italiana esorcisti), talvolta considerati intimidatori perché metterebbero satana dovunque. Ma in questo caso non si può dare loro torto quando sostengono non potersi definire culturale e men che meno educativo per le nuove generazioni un simile spaccio di cinismo verso i simboli sacri. Come tutti i torti non avrebbe il parroco di Montemurro (PZ) A. Mattatelli, quando per un’identica osservazione gli venne bloccato il Facebook per 12 ore. E non ebbe tutti i torti a reclamare sostenendo che questa è una dittatura, perché libertà di opinione ci sarebbe solo in campo politico e nel quotidiano, ma non nella religione. Il discorso sul simbolismo religioso è più profondo di quello che sembra. Perché non tocca Gesù Cristo, tocca il credente, cioè la persona. A Gesù Cristo quel baraccone folk di Achille+Fiorello non interessa per nulla. In cielo sputi, schiaffi, flagelli sghignazzi non lo tangono più. Ma al credente questo interessa, lo può offendere nell’ identità fondante. Ad un credente Cristo gli appartiene come la sua pelle. Si è già avuta in Italia qualche anno fa reazione del genere quando un esponente politico della Lega, M. Salvini esibiva e sbaciucchiava per le piazze crocefissi rosari, madonne, santini a scopo elettorale. Questa è pure prostituzione del sacro a interesse politico. Oltre al fatto che tali gesti richiedono coerenza non dimostrata nel caso da questo comiziante, plurimo accoppiato in barba alla tradizione cattolica e sprezzante di epiteti contro i diversi, rom, profughi, stranieri, in contrasto con ogni vangelo. Il nostro non se ne adonti. E giova anche rammentare l’atto terroristico di Parigi, del 7.5.2015 contro la redazione della rivista Hebdo con 12 assassinati per una satira nei confronti di Maometto. I simboli religiosi non hanno per oggetto la divinità ma la persona che vi aderisce, bisogna rispettare la loro collocazione. Il crocefisso in Italia è sempre causa di inutili battaglie da parte dei fondamentalisti intransigenti. Un non senso volerlo esporre od imporre dovunque: nei tribunali dove si svende la giustizia, nelle scuole dove si vuole catechizzare solo la propria religione anziché accogliere la cultura di tutte, nei bar dove circolano bestemmie di fuoco. Il Crocefisso bene nelle chiese, luoghi di culto, sale di assemblea religiosa, sentieri di montagna dove l’escursionista può ristorarsi in una preghiera. Inoltre rispetto per tutti i simboli non solo per quelli cattolici. Per quello degli ebrei, (la menorah), dei musulmani, (la mezzaluna), degli induisti. (Om). Oggi si pubblicizza ovunque l’espressione: rispetto. A San Remo arrivi un augurio per il prossimo festival 2022: rispetto anche per i simboli sacri.
 

Autore: Albino Michelin   09.03.2021
albin.michel@live.com

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