venerdì 7 maggio 2021

HANS KÜNG TEOLOGO DI UN'ALTRA DIMENSIONE

Risonanza di un evento pubblico ha avuto la scomparsa il 5.4.21 del teologo svizzero Hans Küng all’età di 93 anni-Egli ha rappresentato l’ultimo sessantennio della storia della chiesa e non verrà tanto facilmente dimenticato, anzi è come il granello di senape del vangelo che sepolto sotto terra diventerà pianta rigogliosa per dare copiosi frutti. E’ stato il teologo più letto nel mondo ed ora senz’ altro le sue opere verranno ulteriormente ristampate e divulgate. Qualche cenno anagrafico. Hans Küng è nato a Sursee in quel di Lucerna il 12.3.28, a 26 anni diventa prete cattolico, a 29 pubblica una fondamentale tesi di dottorato sulla” Giustificazione per grazia”, documento basilare per avvicinare cattolici e protestanti, dopo la rottura causata principalmente per le divergenze su questa dottrina. A 32 anni diventa professore all’università di Tubinga in Germania, terra promessa di tutti i teologi, a 34 anni nel 1962 viene scelto come il consultore più giovane al concilio ecumenico. Nel 1966 invita J. Ratzinger per una cattedra nella stessa università, per quanto i due abbiano caratteristiche diverse, il primo dalla ricerca originale, il secondo dalla capacità di sintesi. Nel 1970 a 42 anni pubblica il libro di grande risonanza, anche se non il più impegnativo:” Chiesa infallibile? Una domanda” Il contenuto ed il tono appassionato non sono graditi a papa Wojtyla che lo esonera dall’insegnamento e lo scarica dalla sua squadra. Un’occasione di ulteriore resilienza per Küng che istituisce nella stessa Tubinga una cattedra di teologia ecumenica, a dimostrazione che non vi è bisogno del timbro papale per divulgare il vangelo e così da settoriale diventa realmente teologo cattolico (dal greco kata olos =in rapporto e aperto a tutte le culture). Nel 1993 fonda sempre a Tubinga l’Istituto Etica Mondiale per la promozione e l’affermazione di valori comuni e definizione dei principi morali condivisi da tutto il genere umano. Il 31.10.99 a 71 anni raccoglie un bel risultato alle sue pressioni, la dichiarazione congiunta cattolici-protestanti a firma del Card. Cassidys e il luterano Krause sulla vessata questione della Giustificazione. In essa si concorda: l’uomo viene giustificato e salvato dalla grazia di Dio e non principalmente dalle pur buone opere dell’uomo stesso. (Paolo, Rom3,28). La sua opera e il suo apprezzamento superano i confini europei per diventare patrimonio di ciascuno e di tutti. Circa una quarantina i suoi libri, raccolti in una edizione del 2015 in 24 volumi. Innumerevoli le recensioni, 16 le lauree honoris causa, riconoscimenti e dottorati vari, molte le cittadinanze onorarie. Nel 1991 l’onorificenza dell’Unesco per il suo impegno per la pace: non vi sarà pace nel mondo se non vi sarà pace fra le religioni. Attività che l’anziano teologo continuerà a portare avanti fino a che negli ultimi anni l’Alzheimer in parte non lo bloccherà. A lui si può attribuire l’espressione di Gesù nel vangelo:” sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso. (Lc.12,49). Fra tanta mole di lavoro qualcuno potrebbe chiedersi quale sia il libro che riassume tutto il pensiero del teologo. Fuori dubbio sarebbe “Essere cristiani” del 1967 Costa di 802 pagine, ma vale la pena, in quanto contiene i “fondamentali del Cristianesimo”. E’ una sintesi dei suoi scritti precedenti e di quelli successivi. Su Dio: per Küng Dio è un apriori. Egli esiste non perché noi lo annunciamo, ma viceversa lo annunciamo perché esiste. Dio è in tutto e tutto è in lui. Dio è immutabile in sé, ma cambia il nostro modo di capirlo e di intenderlo. In questo senso è evolutivo. Ugualmente riformabili sono i dogmi in riferimento all’evolversi delle scienze in quanto non possono fissare e imprigionare per sempre immagine e concetto di Dio. Sotto questo aspetto Küng conviene con l’altro grande teologo francese suo predecessore T. De Chardin (1881-1955). Su Gesù: egli lo rende più umano, più vicino a noi, distinguendo nella stessa persona il Gesù della storia e quello della fede, lo fa scendere dall’olimpo dei cieli e ce lo rende il Presente e il Vivente. Non si batte tanto pro le icone sacre e il crocefisso nelle chiese e locali pubblici, ma per il Gesù risorto, quello è morto, questo è sempre qui con la nostra storia. Profondo anche il suo studio per liberare la figura di Gesù dai miti e dalle leggende con cui al suo tempo è stato descritto. Sulla chiesa: Egli la ritiene importante, quale orientamento e alimentazione della fede personale. L’infallibilità non è un potere carismatico indiscusso dell’istituzione, ma un impegno, nel senso che essa dipende dall’ubbidienza che la chiesa stessa ha nei confronti dello spirito del Signore. Ma per non finire in una setta essa necessita di un concilio ecumenico terzo. A chi gli chiese perché non uscisse dalla chiesa il teologo memore dell’errore compiuto da Lutero che anziché uscire avrebbe dovuto restare e riformarla dall’interno rispose:” io non intendo uscire dalla chiesa perché in quanto comunità di fede posso in essa fare mia in modo critico e solidale una grande storia della quale vivo insieme a tanti altri credenti.” Al riguardo meraviglia ancora oggi venire a conoscenza che in alcune scuole svizzere qualche insegnante consigliava ai giovani la lettura di questo libro e nella zona di Trieste dei giovani in campeggio ne richiedevano lettura di qualche pagina. Anche il mondo giovanile in parte ne fu affascinato. Comunque tante sono le persone che alla lettura di questa opera hanno ricuperato o approfondito la propria fede. E le considerazioni su Küng dopo la morte? Francamente un po’ irritanti i giudizi della stampa catto-borghese per la pochezza culturale. Uno per tutti l’articolo di C. Langone su” Il Giornale” del 6.4 21 in cui definisce questo teologo “ribelle dalle sparate contro i papi, fotogenico, mondano, Willy Brand, attore da telefilm…“ Tutto qui?. Manovalanza culturale e pacchiana, ironia di chi si accontenta di scartabellare le copertine senza conoscere il contenuto, ragnatele nell’arco di Tito. Ci si permetta una risposta tolta dal proverbio latino:” sutor ne ultra crepidam” ciabattino, non andare oltre la ciabatta. Significativi invece i giudizi della Chiesa cattolica, anche da parte di coloro che l’hanno osteggiato. “Ha tradotto la fede in lingua moderna” (G. Bächting, presidente conferenza episcopale tedesca). “Ha dato una grande stimolo alla chiesa del nostro tempo” (vescovi Forte di Vasto, Bonnemain di Coira, Card. Kasper). Ci basti il giudizio della Pontificia Accademia per la vita: “grande figura nella teologia dell’ultimo secolo. Il suo impulso e le sue idee dovranno sempre in futuro far riflettere la chiesa, la società, la cultura”. Papa Bergoglio nel 2019 lo riabilitò, ma non c’era bisogno. Un tempo teologi come Küng la chiesa li finiva sul rogo, oggi ringrazia anche se tardivamente perché Küng sarà per tutti una grande risorsa.

Autore: Albino Michelin   14.04.2021
albin.michel@live.com

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