lunedì 17 maggio 2021

ROSARIO LIVATINO SICILIANO PRIMO BEATIFICATO MAGISTRATO ANTIMAFIA

La cittadinanza di Canicattì, grosso borgo nell'agrigentino, può andarne fiera e questa volta alzare orgogliosamente la testa. Il 9.5.21 viene fatto beato un suo concittadino ucciso il 24.09.1990 all'età di 38 anni sulla strada Caltanissetta Agrigento da quattro componenti della stidda (=stella), organizzazione criminale di tipo mafioso. Due dei quattro killer erano residenti in Germania facenti professione pizzaioli. Finalmente qualcosa di pulito senza sempre sentirci inondati dai soliti processi di primo, terzo, ennesimo grado. Un testimone eroico della giustizia e della Verità, una volta tanto con la V maiuscola. Rosario nasce il 3.10.52, a 23 anni si laurea in giurisprudenza, a 26 diventa magistrato presso il tribunale di Caltanissetta, a 27 giudice a latere. Appena trentenne inizia ad indagare seriamente su criminalità, tangentopoli, e sui modi di finanziamento operato dalla regione Sicilia. Svolge indagini sulla mafia locale e interrogazioni a diversi politici operando anche la confisca dei beni ai malavitosi. Troppo onesto nel suo lavoro non poteva continuare indenne e fu assassinato. Naturalmente seguirono i soliti lunghi discorsi sulle responsabilità dei superiori del giudice eliminato. Anche Borsellino e Falcone, destinati nel 92 alla stessa sorte, denunciarono l’assenza dello Stato. L'anno seguente l'allora presidente della repubblica Francesco Cossiga definì" giudici ragazzini" una serie di magistrati neofiti impegnati nella lotta contro la malia. Affermazione modestamente alquanto spregiativa che la più alta carica dello stato poteva forse risparmiarsi. Nel 1993 si è iniziato a raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione, inviate definitivamente al Vaticano, dicastero Cause dei Santi nel 2018. Certo da tutti e in modo imparziale si riconobbe la statura morale e religiosamente coerente di questa persona. Non semplicemente per il fatto della sua frequentazione alla messa tanto da portarsi appresso l’appellativo di santocchio, ma per la sua testimonianza professionale senza protagonismo esibizionista. Il 18.7.1978 quando pronunciò il suo giuramento di magistrato con molta lucidità pregò:" che Dio mi aiuti a rispettare e far rispettare la legge. Fede e diritto sono due realtà interdipendenti a contatto e confronto vitale e indispensabili. Scegliere è una delle cose più difficili, per decidere rettamente e ordinare con coscienza si deve trovare un rapporto con Dio." Ed in altra occasione disse:" quando dovremo morire nessuno e nemmeno Dio ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma quanto siamo stati credibili con la nostra onestà".  Allorché le minacce mafiose si fanno sempre giù pressanti e l’ambiente borghese che lo circonda sempre più ostile egli non reagisce da superiore né da super santo. E sei anni prima della fine dichiara:" vedo nero nel mio futuro, che Dio mi perdoni." E per due anni si astiene dal fare la comunione in preda all'angoscia e allo sconforto. Fuori discussione, un uomo di eccezionale profilo. Come in altre occasioni anche qui inevitabile l'interrogativo: elevare una persona agli onori degli altari è ancora opportuno? Dipende anche dalla lettura che ognuno fa dell'evento: sì, se è monito illuminante ad impegnarsi nella propria professione con dedizione e trasparenza. L'esperienza cristiana non esime nessuno dalla correttezza e talvolta dall'eroismo deontologico cui è obbligato ogni cittadino e ogni politico che si dichiari (non tanto cattolico quanto) credente. É qui viene appropriata la definizione di "Levatino martire della giustizia e indirettamente della fede”. E allora si capisce questa beatificazione senza tanti fuochi di artificio, frutto del coraggio e tenacia di una fede laica. Rilevante è stata ovviamente la filmografia a sua memoria. Fra la decina di film basti citare quello di A. Robilant" Il giudice ragazzino". Questo evento ci offre l'occasione di porre alla Chiesa istituzione attraverso la Congregazione Causa dei santi alcune domande per una sollecita riforma richiesta da papa Bergoglio con la decardinalizzazione di G. Becciu, da lui decisa il 24.9.20. Perché non avere la stessa attenzione per la santità laica di altri esempi, tipo L. Martin King, D.-Bonhoeffer, ed infiniti altri, seppur di diversa religione? Che cosa hanno costoro di meno dei santi cattolici? La fabbrica dei santi è solo per i cattolici, per dare al mondo la spettacolarizzazione di una chiesa wojtyliana muscolosa e trionfante? Ed ancora: che senso ha esigere (da Dio?) miracoli per beatificare una persona e poi distribuire ovunque reliquie più o meno autentiche a guisa di mercato? Non è politeismo da superare quello di adorare una quarantina di chiodi della croce sparsi nel mondo, ossicini di santi mai esistiti, capelli e latte della Madonna, ecc.? Fortuna che Livatino pare abbia operato solo un “prodigio”, e tirato per i capelli alla signora Elena Valdetara, ma non c’era bisogno, guarendola da un tumore. Però si spera che questo beato non venga “ tagliato a pezzi” e distribuito per reliquie in tutto il mondo. Sembra irriverente ma a pensarci non lo è. Ed ancora: quanta costa la prassi per fare un santo? Anche qui trasparenza finanziaria cercasi, non sottovalutando quanto accennato da Sigfrido Ranucci nella trasmissione Reporter Rai 3 del 12.4.21. Con la lettera di Fida Maria che scrive a Bergoglio di sospendere la causa di beatificazione di suo padre Aldo Moro perché vittima di discordia fra bande, con sospetto di richiesta mazzette per accelerarne la beatificazione. Papa Francesco ha capito e fa di tutto per superare le inevitabili resistenze a favore di una chiesa credibile. Intanto conveniamo con lui al riconoscimento nei confronti del nuovo beato Rosario Livatino:" Oggi abbiamo bisogno di uomini d’amore, non di uomini d'onore”

Autore: Albino Michelin   05.04.2021
albin.michel@live.com

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