giovedì 18 marzo 2021

URGE UNA RIFORMA DELLA TEOLOGIA CATTOLICA

Si pensa che la teologia sia una scienza elitaria del clero, riservata agli addetti, a qualche appassionato di scienze religiose, relegata nei conventi e seminari. La gente comune, non è suo mestiere disquisire su teorie astratte. Invece la teologia (dal greco teos-logos, studio su Dio) è l’asse e la struttura portante della fede e della tradizione cattolica. Di qui la schizofrenia secolare: una cultura teologica del vertice che tutto decide da una parte, dall’altra una ignoranza popolare della base verniciata di catechismo che prona ubbidisce. E così si è creata la sclerosi del pensiero cattolico. Fortuna che da qualche tempo ci si risveglia e si lavora da parte di molti competenti in materia: cammino non facile perché si arrischia come nel trentennio Wojtyla-Ratzinger (1978-2013), anche se molto meno con Bergoglio, l’estromissione dall’ insegnamento ufficiale. Oggi però dopo il “trionfo” della traduzione di qualche riga del messale, durata decenni, si è all’alba di una nuova teologia, e se ne sente il bisogno. A comprovarlo bastano due casi, da cui si possono trarre conseguenze più vaste. Oggi è superata la filosofica greca, definita ancella o stampella della teologia, con la sua cosmologia e scienza. La visione dell’universo che ci ha descritto la Bibbia e ritenuta anche al tempo di Gesù e da lui stesso è molto diversa da quella di Galileo del 1500, prima della quale si conosceva soltanto l’astronomia di Tolomeo (100 d.C.), cioè il geocentrismo. La terra al centro attorno cui girano il sole e gli astri. Creato suddiviso in tre piani: in alto il cielo con i pianeti sede delle divinità Giove, Marte, Venere… in basso la terra abitazione degli uomini. Nel sottosuolo detto gli inferi serie di cavernicoli, in cui riposavano le anime dei morti a guisa di larve in attesa. Con Galileo e il suo eliocentrismo si rovescia il mondo e la scienza astronomica. In alto il sole cui attorno gira la terra con i pianeti, nel sottosuolo falde acquifere. Però sullo schema precedente si è costruito il dogma della discesa di Gesù agli inferi dopo la morte, dogma che noi professiamo nel credo. Questa triade non regge, senza voler qui entrare nel discorso paradiso inferno, e quindi nemmeno regge questo dogma, caso mai lo si può conservare come reperto storico. Ci voleva e ci vuole poco capire che si tratta di un mito simbolico a significare che dopo la morte tutti i defunti si riuniscono in Cristo. Qui è chiaro l’insegnamento, cioè che la chiesa dovrebbe accettare l’evoluzione del mito secondo la scienza, anziché ritenersi in modo letterale principio dogmatico, irriformabile. Il secondo problema che ci interessa: l’evoluzione dell’uomo. La teologia tradizionale parte da un punto per lei indiscutibile, chiamato creazione diretta di Adamo ed Eva da parte di Dio 5-6.mila anni fa, chissà con quale conteggio. E di lì la disubbidienza della coppia al Creatore, il castigo di tutti i discendenti, Dio benevolo che manda suo figlio sulla terra a morire sulla croce per espiare i nostri peccati, così noi attraverso la chiesa e i sacramenti ricuperiamo la salvezza eterna. Schema classico, chiamato piano della salvezza. Ma anche qui oggi la scienza parla diversamente. L’uomo risalirebbe a 3 milioni di anni fa (circa) a nome Lucy con un cervello di 30 cm. cubi a confronto del nostro attuale di 1.300, seguito dall’homo habilis 2 milioni di anni, Heidelberg e Neanderthal 250 mila fino a 30 mila anni fa, quindi il nostro sapiens e gli attuali quasi 8 miliardi di umani. Dove collochiamo il peccato originale della prima coppia? Con la Lucy?, dopo l’homo habilis, dopo quello erechtus, dopo quello di Heidelberg, dopo quello di Neanderthal, dopo quello sapiens? Quanto peccati originali diversi ci dovrebbero essere? Ma la teologia tradizionale è legata al letteralismo cronologico della Bibbia. La difficoltà di accettare una descrizione simbolica per il timore di reinterpretare il piano della salvezza. Non entriamo qui nel complesso problema del male. Provvisoriamente riteniamo che anche noi uomini per evoluzione deriviamo dagli animali ereditando da essi il positivo e il negativo, distinguendoci per il fatto che essi uccidono per cibo, noi uccidiamo i nostri simili per malvagità. Però la nostra teologia rimane su quello schema, e lo ribadisce anche nell’ultimo Catechismo ai numeri 385-421 detti del peccato originale. Certo nulla contro i teologi dal primo cristianesimo ai nostri giorni, contro Agostino di Ippona, Tommaso d’Acquino, Anselmo d’Aosta, Cusano, Ignazio, Lutero, Pascal, Kierkegaard, Danielou, De Lubac, Barth, Urs Von Balthasar, Ratzinger, Küng, tutt’altro che carneadi. La teologia dovrebbe però evitare il carattere autoritario, non è assolutezza come la scienza. Questa si basa su esperienze concrete, la teologia su immagini e simboli. Essa non distrugge nessuna fede e religione ma le orienta secondo l’evoluzione della scienza e del mondo. Dio non cambia in sé, cambia il nostro modo di pensarlo. E come alla terra gli astronomi quattro secoli fa dissero: “eppur si muove”, così oggi i cattolici ugualmente potranno dire alla teologia:“eppur si muove.”

Autore: Albino Michelin   01.02.2021
albin.michel@live.com

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