lunedì 3 luglio 2023

L' URGENZA DI UNA LEGGE MORALE

La nostra epoca può rivendicare un caos morale senza precedenti. La gente comune di un tempo si aspettava l’onestà, la giustizia, la sincerità, noi oggi ci aspettiamo tutto il contrario. La scienza è diventata la nostra parola d’ordine, scientifico è sinonimo di onesto, fattibile. Noi qualsiasi azione possiamo compiere, basta che la tecnica e la scienza ce lo garantiscano, altre remore non esistono, o che piovano dal cielo, o che spuntino dalla terra. Mai ci passa per la testa che la scienza non sostituisce l’etica, ma invece solleva di fronte a questa una grande quantità di questioni. Per essere umana la scienza deve collegarsi con l’etica e la società moderna se vuole salvarsi deve porre l’accento su questa alleanza. E qui bisogna subito liberarsi dagli equivoci. Anzitutto chiarire l’espressione “umano”. Una cosa è l’umano descrittivo, altra l’umano normativo. Diciamo per esempio è “umano” mentire nel senso descrittivo, cioè statistico, per dimostrare l’esistenza di tanti bugiardi. Mentre se lo intendessimo in senso normativo significherebbe che tanti fanno bene a mentire, anche se ladri. Ancora uno fra i molti equivoci: abbiamo la struttura biologica animale, basta comportarci secondo l’istinto degli animali e siamo sulla strada giusta. Errore, perché l’animale a seguire l’istinto si salva, l’uomo invece si uccide, vedi alcool, droga, ecc. Ed ancora un equivoco: basta esercitare la propria professione e si ha automaticamente comportamento morale. Dipende. La parola deriva da “fateor” che significa proclamo, cioè due cose: competenza e onestà. Un medico che si compera la laurea e procede ad operare in chirurgia è un antiprofessionale. Come quello che si prende una laurea e poi opera con trascuratezza è uno scorretto perché manca di una delle due componenti della professione. In tanto caos che cosa ci sta alla base della morale, dove si fonda, che cosa fa sì che una nostra azione sia lecita o illecita, accettabile o alienabile? È identico essere altruista o impostore? Vogliamo mettere sullo stesso piatto della bilancia per esempio un Albert Schweitzer (1875-1965) e Adolfo Hitler (1889-1945)? Il primo, un alsaziano franco tedesco, medico, teologo, pastore protestante che ha passato tutta una vita nel Gabon d’Africa a piantare farmacie da campo, che ha investito il guadagno del suo premio Nobel zurighese nella costruzione di un villaggio per lebbrosi e che volle morire in una foresta con loro? Ed un Hitler che ha eliminato 6 milioni di Ebrei, di cui 1 milione bambini? Chi e cosa li distingue? Sulla base di chi e   cosa? Il color della pelle, gli ormoni, il lignaggio? Ed ancora qualche caso minore: nascondere difetti di un’auto usata e venderla come nuova è morale? Dare ad un compare in matrimonio una figlia con l’occhio offeso aggiustandolo con copertura artificiale è un affare nobile? L’esemplificazione sarebbe infinita. Qui ci aiuta una goccia d’olio. Se la poniamo in un ingranaggio del motore è tanta manna, se la versiamo in una camicetta da cerimonia è uno sciupio. Niente è neutro, dipende sempre dall’uso dell’uomo Così sono le nostre azioni. Ed ancora insistiamo: dove sta la distinzione fra il bene e il male, l’origine del valore e disvalore, in conclusione della morale? Per gli ebrei dipende dal decalogo di Mosè, per i cattolici dalla Bibbia, per i musulmani dal Corano, per gli induisti dai Veda? Non del tutto perché molti uomini non sono figli di nessun libro rivelato. Allora dove sta l’origine? Semplice: Nella dignità dell’uomo, del suo ambiente, delle sue relazioni. In una frase: Nella sacralità della persona umana. Tutte le leggi umane si basano nel poco o nel molto su qualche consenso a questa sacralità: l’amore del prossimo. Anche se ci sono filosofi come Rand che al contrario considerano l’egoismo norma morale etica, per il quale il sacrificio per gli altri è un in investimento dell’io su sé stessi. Amare il prossimo come se stessi per Rand e per molti non è una deviazione ma un paradigma per amare gli altri. Ma non è necessario che un comportamento sia socialmente universale per essere considerato universalmente umano. Talvolta si costata che quando una persona viene offesa nella propria dignità vi sono altri che rinunciano perfino alla propria vita a favore della dignità calpestata nel proprio simile. La storia è piena di queste persone che hanno incarnato tale eroismo, sia che si creda o meno ad una sopravvivenza nell’aldilà. Non solo Papa Bergoglio, ma credenti e non credenti sono d’accordo su un punto: la sacralità della vita è la matrice di ogni morale. Alcuni addirittura arrischiano l’esistenza in cambio di una non esistenza. Si pensi alle 350 mila donne nel mondo e alla cinquantina circa in Italia che ogni anno rinunciano alla propria vita per dare alla luce un bambino. Glen Glay nel libro “The Varrios” racconta che nella seconda guerra mondiale un soldato tedesco del plotone rifiutò l’esecuzione di dieci ostaggi, spinto dalla compassione verso di loro e delle loro famiglie. Conseguenza, venne fucilato pure lui. Invece di 10 morti se ne ebbero 11. Non scorgiamo in questo soldato un bagliore di bellezza e di valore anche se il suo sacrificio è stato inutile? Per non dimenticare tanti casi quotidiani come il sacrificio di Luca Carollo che il 29 agosto del 21 si gettò in mare nel palermitano per salvare un bagnante che stava per annegare. Lo trasse in salvo ma Luca ci rimise la vita. E poi si dice che i miracoli non esistono o che esistono solo nei santuari. Non si dimentichi che anche nel Vangelo di Giovanni (13,15) Gesù dice che nessuno ha amore più grande di colui che dà la vita per il suo prossimo. A tanto si arriva quando si pone come fondamento della morale la sacralità della vita umana.

Autore: Albino Michelin 27.06.2023
albin.michel@live.com

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