Lasciamo la parola ad un filosofo contemporaneo Umberto Galimberti per descrivere il nostro tempo e la nostra epoca. “È inquietante che la nostra società sia tutta protesa ai valori del prodotto e del calcolo. È inquietante che la nostra civiltà non riesca a fare un lavoro filosofico per distinguere e rivalutare ciò che è proprio dell’anima e del corpo, o meglio per il nostro spirito e la nostra mente. È inquietante che la nostra società non dia risalto al senso dell’onnipresente comune ad ognuno di noi. Nel senso del bello, nel senso del dono, nel senso del compassionevole, nel senso del gratuito, nel senso del religioso. E quanti sentimenti sono nella nostra natura di uomo. È lo stesso ad avere assistito ad un dialogo con una signora innamorata della sua arpa e quando le chiese il suo business essa rispose che con l’arpa si fa forfait da fame”. Fa venire in mente l’organizzazione e l’inaugurazione del 26 luglio con cena di Leonardo da Vinci (1495) passata in rassegna sulle acque della Senna di Parigi con una deplorevole discredito del cristianesimo. Ed in questa società della tecnica e del calcolo non è rispettoso del sentimento del bello e del religioso. Forse l’errore è stato sull’identificazione della festa di Dioniso e le baccanti del vino e le omosessuali della birra con la cena del Signore. Se fosse stata organizzata su due battelli diversi ugualmente sul senso del bello, chiaramente mancato ed il rispetto del religioso, avrebbero certo avuto un rifiuto identico. Se le scene non sono citate con precisione, l’ultima cena con le drag queen non sembrano-gradite a tutti. Prima di addentrarci all’organizzazione di Parigi è il senso dell’aspettativa che in essa importante conoscere. In effetti c’è stato un coinvolgimento geo politico mai registrato. Intanto tutta la città era blindata. Macron che parla della cerimonia più bella del mondo, per la festa più bella del mondo, per il paese più bello del mondo. Ma gli Stati Uniti avevano bene gli occhi mirati sulla Francia, per la questione militare dell’Ucraina e Gaza, come gli occhi gli avevano già puntati a Pechino, come ce gli aveva la Germania. Ed il presidente dell’Ungheria Orban che con questa cerimonia essa avesse collaborava alle debolezze ed alla disgregazione dell’occidente. All’interno della cerimonia inaugurale dell’Olimpiade è davvero da incorniciare per la qualità e quantità di sciocchezze proferite dai commentatori. Vi era seduta una signora di stazza copiosa al posto di Gesù, aveva attorno al capo una gigante aureola. Attorniata da uno show di donne e di soubrette, di bambini in sintonia con i giocherelloni. Vi era pure un puffo sdraiato per terra a tipo di crapula. Sul battello mancava il fondo della volta, mancavano i bicchieri, le portate ai commensali. La tavola era colorata di rosso, le persone erano sedici con l’ordine uno-uno-tredici-uno-tre. Piuttosto in ordine confuso. Le reazioni non si sono fatte attendere. In primis quello dei vescovi unitamente a quelli statunitensi l’hanno definito un oltraggio. Lo spettacolo da due miliardi di interessati. Non hanno semplicemente pensato che la celebrazione olimpica andava oltre i gruppi di potere. Non è la Francia a parlare all’inaugurazione ma quanto piuttosto l’emblema di tutta la comunità umana. Lo sport è un’attività dell’umanità nessuno escluso e meravigliosa, che ci rallegra profondamente il cuore degli atleti e degli sportivi. “Il loro scopo fare la guerra teologica” si dira rivolgendosi ai vescovi. Essi possono rispondere che i vescovi sono pure uomini e non sono estranei al mondo. E di tutto ciò che li concerne hanno pure loro il diritto alla parola. Ne succede subito un altro nella persona di Anna Deschamps direttrice della comunicazione di Parigi. Ci scusiamo verso le persone che si sono sentite offese nella cerimonia del 26 giugno. È stata rilanciata la blasfemia da molti sfruttata. Chiediamo scusa a diversi membri delle confessioni religiose. Meglio tardi che mai. È stata la volta del direttore artistico Thomas Jolly. Qui si è capito che la cultura laica è molto diversa da quella religiosa. Si dirà che questa è una stoccata finale, che potrebbe però essere come memoria di un substrato culturale ad un popolo giustamente orgoglioso. “La grandeur de la Patrie “pero va sempre conquistata. Vi sarebbe qualchecosa da imparare da questo evento? Possiamo riavvisarlo in due elementi (1): se mi si anticipa una lettura o una spiegazione di qualche esperienza avvenuta in un passato recente mi si pone l’eventualità che ciò avvenga. Se un nel contempo uno si mette dietro ad un bancone di bar ecco che fa in di ogni erba un fascio. Mette insieme Papa Giovanni, S. Gennaro, Padre Pio da Pietralcina e tutto va nel dispregio comune. (2) Un altro comune elemento e che noi cattolici siamo poveri ed approssimativi nella conoscenza iconografica. La si incontra attraverso la chiesa, attraverso i luoghi di culto, e così succede alle altre attività figurative di qualche museo o cattedrale. Però molti di noi oggi sono con limitata conoscenza della iconografia e così si confonde il Padre eterno, con S. Tommaso, qualche volta con Platone, qualche volta con lo Spirito Santo. Spesso siamo mancanti di quelle quattro idee base per far fronte ad un rituale di tanti pensieri religiosi che qualche volta sono una congerie di devozioni. Ma al di là della cena de Leonardo e la cerimonia dell’inaugurazione del 26 luglio si deve dire che purtroppo non è stata corretta. Ci stiamo privando del senso del bello e del senso religioso come dice bene Umberto Galimberti. La troppa fretta e l’eccessiva mancanza di riflessione ci hanno fatto ancora dire come sempre. ” lascia stare i santi e scherza con i fanti”
Autore: Albino Michelin 12.08.2024
albin.michel@live.com
lunedì 26 agosto 2024
OLIMPIADI DI PARIGI 2024 CENA DI LEONARDO. REAZIONI ALLA BLASFEMIA
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