venerdì 20 febbraio 2015

STRAGE DI PARIGI E LIBERTÀ DI SATIRA

Mercoledì  7 gennaio 2015 tre terroristi islamici hanno assaltato la sede del settimanale satirico” Charlie Hebdo” di Parigi facendo un vero massacro:12 uccisi fra cui 4 vignettisti e il direttore Stefan Charbonnier.Ovvia l’indignazione da parte di tutto il mondo, la condanna del gesto e la partecipazione al dolore del popolo francese. Ma nell’emozione della tragedia  vale la pena porsi anche una domanda sul significato e sul limite della libertà, nel caso specifico libertà di satira. Libertà  è oggi un vocabolo magico, libertà di parola, di opinione, di espressione su tutto e su tutti.

 E’ il fondamento della democrazia. In campo letterario, politico, istituzionale, religioso, di costume e quindi anche di satira. La satira è un  genere letterario teso a mettere in ridicolo attraverso  caricature, parodie, spot, sfotto' le nostre contraddizioni ed educare la società a guardarsi dentro senza ipocrisia invertendo inveterate tendenze. E’ un metodo antico, anche i romani avevano coniato lo slogan “ridendo castigo mores”(=cioè i costumi).Rimette in discussione vecchie verità’, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca  pregiudizi, mette in crisi le convinzioni, denuncia con lo scherzo e con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita, atteggiamenti comuni a tutta l’umanità. La stessa Corte di Cassazioni italiana dopo alcuni contenziosi ammetteva nel 2006 la legittimità di questo genere letterario. La domanda però che più di qualcuno potrebbe porsi è se esiste o meno una comunicazione di confine. Libertà per chi e per che cosa. Libertà di fare tutto ciò che salta in testa o libertà di fare intelligentemente e coscienziosamente ciò che la lettura del tempo presente richiede? La mia libertà non ha un limite nella libertà dell’altro? Ho io la libertà di gettare pomodori in faccia  a tutti, di sporcare i muri, di defecare davanti alla porta di qualsiasi cittadino oppure anche l’altro ha la libertà di vedersi pulito e rispettato il suo habitat? Ed in questa zona di confine  che molti oggi preferiscono usare l’espressione “responsabilità.’” La quale contiene il diritto alla propria libertà ma anche a quella dell’altro. E qui ci si puo’ calare nella strage di Parigi. Necessaria ma non basta solo l’indignazione, l’applicazione di regole di controllo contro il terrorismo, la ricostruzione di una scrupolosa intelligence, la condanna delle guerre di religione, ma anche riflettere su quale potrebbe essere stata la causa, la pseudo causa, il movente-pretesto immediato di questo gesto efferato.   

Orbene la rivista Charlie Hebdo è di un sarcasmo feroce, a volte triviale, accanita, antisemita, antislamica, antireligiosa che ad una minoranza specie musulmana potrebbe ancora dare fastidio. Vale la pena provocare un fondamentalismo religioso con un altro fondamentalismo di matrice libertaria? L’ultima vignetta esibiva un militare che alla domanda ”ancora nessun attentato in Francia “rispondeva: ”aspettate c’è tempo fino alla fine di gennaio per fare gli auguri”.  Sembra una profezia. Qualche chicca significativa nel passato della rivista, che potrebbe essersi fissata nella memoria dei terroristi o aspiranti tali. Nel 2001 viene data ampio spazio al libro di Oriana Fallaci” La rabbia e l’orgoglio” in cui si dipinge l’Islam come nuova crociata contro l’occidente. Nel 2011 dopo alcune canzonature sull’Islam la redazione viene assaltata e bruciata. Il suo redattore , futuro martire della satira, difende la libertà di espressione contro la dittatura religiosa. Nel 2012 appare una foto gigante di  Maometto nudo. Recentemente un’altra  del profeta che lamenta: ”difficile essere amato dagli idioti”. Vignette anche sul versante cattolico: nel 2010 spazio a papa Ratzinger che durante la messa invece di levare l’ostia innalza un preservativo. Nel 2012  esposizione in copertina  di un rapporto sessuale a tre: Dio Padre, Gesu’ Cristo e lo Spirito Santo. Ci si potra’ chiedere: perché mai i  cristiani non fanno reazione come gli islamici. Premesso che nessuna religione con i suoi dogmatismi accetta la satira ,si sa che i cattolici hanno smesso da tempo di mandare al rogo  gli avversari causa una laicizzazione dell’Europa, unita ad una anestesia e indifferenza della loro coscienza. Ma l’Islam non è così,  è ancor oggi una religione  non secolarizzata e intelligenza vuole che se ne tenga conto  evitando eccessive provocazioni.

 Gli islamici sono oggi quello che noi eravamo ieri. Le civiltà non si sviluppano tutte contemporaneamente, specie quelle che sono state oggetto di colonizzazione da parte degli europei cristiani. Magari come reazione contro di loro. Per l’islamico oggi è tassativo il comandamento di Mosè e dell’Antico Testamento:” non permettere nessuna immagine del tuo Dio.” Il nostro rapporto con loro va ristudiato: non basta quello economico, del petrolio, del dollaro, delle banche. Nemmeno quello politico. Economico e politico  sono frutto di un rapporto culturale, dialogo, integrazione, convivenza. E che in tutte le moschee si sia espressa  condanna per la strage di Parigi e pure da parte del presidente della lega musulmana rappresenta un piccolo passo per un lungo viaggio. Mentre dunque oggi ci si impone di fermare in ogni modo ogni aggressione terrorista, va ripensato e preparato insieme con noi dall’interno dell’Islam  stesso un altro domani.

ALBINO  MICHELIN 
07.02.2015

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