sabato 14 febbraio 2015

TUTTI GLI UOMINI HANNO UNA FEDE

Fede è un’espressione che contiene tutto e niente, profonda e superficiale, precisa e vaga. Fino ad affermare che di fedi ce ne sono tante: in un Dio, in se stessi, negli amici, negli insegnanti, nei maghi, nei medici, nella fortuna, nel destino. Se la vogliamo circoscrivere all’ambito religioso, spesso si sente dire: quello è un uomo di fede, quello l’ha persa, quello l’ha trovata, quello è tornato alla fede, quello soffre di dubbi. Nell’ambito cattolico poi l’orizzonte si restringe ulteriormente: se uno da testimone di Geova, da protestante, da buddista, da musulmano si fa cattolico si dice che è un convertito alla fede e si ringrazia Dio. Se invece da cattolico passa alle altre religioni viene definito pervertito, oppure scismatico, infedele traditore, e ci si mette a pregare Dio per il ritorno all’ovile.

C’è poi chi va anche ai dettagli: la fede è un dono che Dio concede a chi è battezzato e la aumenta in chi si accosta ai sacramenti. Come dire che chi non è battezzato non ha la fede perché non ha ricevuto lo Spirito Santo e quindi non si salva l’anima. Ma siccome su 7 miliardi di abitanti i battezzati sono una minoranza, all’incirca un miliardo, di conseguenza avremmo una massa di infedeli e di dannati. Come dire che Dio fa selezione di persone, va per simpatia e predestina chi gli aggrada. Che se poi entriamo ancor più nei dettagli si sente dire che la pienezza della fede e dello Spirito Santo ce l’ha il papa 100%, i cardinali e i vescovi un75%, i preti un 50%, le persone comuni stanno al di sotto della linea play out in zona retrocessione. Quasi a dire che anche Dio ha la sua casta. Altro aspetto dell’argomento è l’affermazione spesso circolante che è impossibile avere fede e credere senza una grazia di Dio. Questo complica ancor di più il problema perché se determinante è Dio, allora l’uomo non è più libero, ma solo un robot nelle sue mani. Se invece si afferma che l’uomo è libero allora Dio non è più determinante. Forse questo problema è posto un po’ male, nel senso che tutti gli uomini nascendo si trovano sulla stessa griglia di partenza. Con il dono della vita ricevono anche il dono della fede, la fede è una realtà legata alla vita. Per questo ogni vita si dice è sacra. E per fede non intendiamo religione, cioè i rituali esteriori, i dogmi, le devozioni, ma qualcosa di più profondo, cioè il rapporto intimo fra la persona e un essere assoluto che la persona stessa percepisce come fonte e senso della sua esistenza. Indipendentemente dal fatto che il suo Dio si chiami Geova, Allah, Budda, oppure Grande Spirito.

Premesso che ogni uomo allora ha una fede, la diversità non dipende dal libro dei battesimi o dall’anagrafe di appartenenza, ma dalla risposta personale che ognuno da’. Nel modo di curarla, di maturarla, di praticarla. Compito dell’uomo non è quello di ricercare la vera fede, non basta una vita, ma di rispondere a quella che lui ha dentro di sé come cittadino del mondo, tenendo conto della sua geografia e della sua cultura. Ovvio che opportuno sarebbe un confronto, ma non sempre c’è il tempo e l’occasione. Quindi non tiene il discorso: che colpa ne ha quello se non ha ricevuto la fede, o che merito ne ha quell’altro se l’ha ricevuta e magari non puo’ togliersela di addosso. Con ciò non si vuole sbancare tutto e abolire dal cattolicesimo i riti e i sacramenti battesimo, cresima, matrimonio, ecc. Chi li riceve ci crede sul serio puo’ prendere maggiore coscienza di ciò che è e coerentemente deve essere. Ma qualora restino mere formalità non dicono niente, non aggiungono nulla. Qui si spiega il motivo per cui spesso si sente dire: va in chiesa, va al tempio, va alla moschea, va alla sinagoga e poi è peggio degli altri. E qui si innesta anche il rapporto tra la fede professata e il comportamento morale, l’onestà, il senso civico.

Per essere onesti non occorre decantare apertamente di credere in Dio o in qualche Dio. Non si puo’ generalizzare l’espressione di Dostojeski.” se Dio non c’è, allora tutto è permesso”. Come se chi non ha fede in Dio, gli atei, o i diversamente credenti fossero tutti barbari, disonesti, egoisti. Non è vero o almeno non lo è sempre. Esiste anche una fede, un’etica laica: il non fare del male, non tradire, non ingannare, fare agli altri quello che si vorrebbe a se’ stessi, volontariato, altruismo, amore verso l’uomo non per amore di un Dio o egoisticamente per un paradiso, ma perché è un essere umano come tutti. Persino Paolo afferma che i pagani (=non credenti) hanno la legge scritta nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza (Rom.2,14). Così anche presso gli atei possono esistere l’eroismo e il martirio. Non vorremmo affermare che i giovani che si arruolano in gruppi armati con l’intento di morire martiri per la fede in Maometto siano uguali ai martiri del primo cristianesimo che pure si facevano ammazzare per la fede nel loro Dio. Accostamenti apparentemente insostenibili, ma che andrebbero psicologicamente meglio analizzati. Però una costatazione è ovvia: c’è chi ha la fede in Dio e chi ha la fede nei “Valori”. In questo senso tutti abbiamo una fede.

Autore
Albino Michelin
01-02-2015
  

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