giovedì 15 ottobre 2020

GEOSOFIA: SAGGEZZA E SAPIENZA DELLA TERRA

Nella nostra società di rapida evoluzione ci troviamo sempre di fronte a qualcosa di inatteso e di nuovo non soltanto nell’ambito della tecnica ma anche della cultura e della riflessione religiosa. E’ recente infatti dopo la pubblicazione dell’enciclica “Laudato sì” di Begoglio nel 2015 l’avvio ad un nuovo settore della spiritualità chiamato Geosofia. Così accanto alla teologia, alla teosofia, alla antroposofia abbiamo questa nuova disciplina. Ovviamente non si tratta di geografia che studia la struttura e la rappresentazione della terra, ma di geosofia che tratta appunto della saggezza e della sapienza della terra, nel senso che la terra vive, parla, comunica, insegna, soffre, e quando necessario anche si difende. Molti poeti, musicisti, nonché molti teologi riscoprono quotidianamente questo messaggio. Quando siamo dubbiosi la terra ci fa levare gli occhi al cielo, ci apre all’ottimismo dei sentimenti mostrandoci fiorellini e farfalle, ci porta sulle montagne per estraniarci dalla monotonia delle cose terrene e ritrovare serenità in noi stessi. Talvolta diventa anche paurosa per farci toccare con mano la nostra fragilità. L’uomo ha bisogno anche del riposo, delle vacanze, dell’ozio, di un tempo che ci metta a contatto con le diverse realtà della natura creata: paesaggi, mari, monti, colline, venti, animali, piante, pietre, rocce. Noi sentiamo il bisogno non solo di abitare questa terra, ma anche di entrare in comunione con tutti i suoi coinquilini, con lo stesso suo mondo inanimato. Talvolta leggendo la storia dei primi tempi del Cristianesimo si riscontra che alcuni monaci cercavano questa sinfonia cosmica vivendo ad esempio sopra una pianta e facendosi nutrire da un contadino che approntava il cibo mediante una pertica, o vivendo tra gli animali selvatici e della foresta come San Romedio, o altri costruendosi un abitacolo sopra o dentro una roccia come s. Antonio abate o come gli Esseni, un gruppo religioso ai tempi di Gesù riunitisi dentro le grotte Qumran del Mar Morto in comunione con il mondo minerale. Si dirà che queste scelte rappresentavano una fuga dal mondo per dedicarsi meglio a Dio, alla preghiera, a guadagnarsi meriti per il paradiso. Forse per alcuni, ma per la maggioranza era un cogliere il sapore della Madre terra Gaia, sentirne l’amplesso, come dice Paolo: “Non c’è creatura senza voce”. Ma la terra non è soltanto questo volto poetico, è anche la nostra casa comune. E in questo senso essa ha bisogno di essere amata, curata, resa feconda, ma non saccheggiata. E quando parliamo di terra pensiamo anche al cosmo in cui essa è contenuta e in cui è parte essenziale nel dare e nel ricevere. E qui è inevitabile il passaggio dalla poesia alla quotidianità, cioè alla terra come habitat dell’uomo. E si ritorna ad un discorso ripetuto ma indispensabile in questo periodo della pandemia Covid 19. I teologi della Liberazione avevano anticipato già 50’ anni fa la reazione della terra allo sfruttamento delle sue risorse e a quelle del suo ecosistema. Essa si difende come organismo autoregolante. Oceani, mari, atmosfera, crosta terrestre si mantengono in condizioni idonee per la presenza della vita e degli organismi viventi. Nella pandemia la terra mostra la sua reazione allo sfruttamento indiscriminato nei suoi confronti e al conseguente inquinamento. Teologi e scienziati onesti mettono sullo stesso piano virus, inondazioni, tifoni, siccità, tutte conseguenze che l’uomo ha causato con il suo comportamento violento e irresponsabile. Non è senza ragione che il virus è scoppiato dove c’è più inquinamento, industrializzazione, scarto, spreco. Gaia da’ sintomi di malattia e di qui la sua reazione. Certo l’uomo non è direttamente responsabile del virus, lo è indirettamente. Lo dimostrano le seguenti considerazioni cui si deve porgere attenzione e argine al più presto possibile. 1) L’inquinamento ha reso l’uomo più soggetto a malattie respiratorie ed allergie. 2) Le megalopoli sono un bacino ideale per la diffusione del virus. 3) La globalizzazione propaga più velocemente le malattie infettive che viaggiano in aereo. 4) Deboli investimenti sulla salute pubblica di fronte a quelli giganteschi sulle armi. 5) L’Illusione di essere al riparo di ogni incolumità. Prova ne è il contagio di eminenti star della politica e della finanza. Ci pare qui indispensabile un omaggio ai 5900 bergamaschi circa, senza dimenticare le centinaia di migliaia nel mondo, deceduti nella primavera 2020 riportando la canzone di Roby Facchinetti bergamasco: ”Rinascerò, rinascerai”. Sottolineando le ultime parole: “Quando tutto sarà finito torneremo a riveder le stelle…La tempesta che ci travolge ci piega, ma non ci spezzerà…… Questi giorni cambieranno i nostri giorni, ma stavolta impareremo un po’ di più” Fa riflettere: imparare significa guardare il futuro, la terra, il creato con approccio nuovo.

Autore: Albino Michelin   01.09.2020

albin.michel@live.com

 

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