lunedì 7 agosto 2023

ESPERIENZA EDUCATIVA: DON MILANI E LA SCUOLA DI BARBIANA

 Il 23 maggio si è tenuta la commemorazione del centenario della nascita di don Milani alla presenza del capo dello Stato On. Mattarella e dell’On Rosa Bindi del comitato d'onore, della autorità della chiesa tributata all'uomo di grandi consensi e di grandi dissensi, il valore della sua testimonianza. Forse un uomo di tale statura non vale la pena ricordarlo in circostanze ufficiali e sporadiche, ma andrebbe tenuto costantemente a modello di vita. Era nato un secolo prima a Firenze, dal padre chimico Albano e madre triestina Alice Weiss di religione ebraica. Il cardinale E Dalla Costa alla giovane età di 24 anni lo presento senza pretese che voleva vivere poveramente. Don Milani già dalle prime esperienze impara a toccare con mano sofferenza con disoccupati, sottoccupati, dal lavoro minorile, dal lavoro precario, dalla promiscuità abitativa, dalla illusione dei modelli borghesi, dall'ingiustizia sistematica, dall'analfabetismo. E sarà l'analfabetismo la sua passione vita natural durante. La TV del Ticino presentava questo maestro di vita: Ricordare don Lorenzo Milani significa ripercorrere questi anni cosi travagliati per la chiesa cattolica, verso chi come Milani mise al centro del proprio agire la preferenza per i poveri. "Inizialmente era stato mandato in quel paese perché un po' credente, un po' miscredente, la gente non si sarebbe meravigliata di un tale prete. Anche perché erano iniziati alcuni dissapori con la curia. Il paese contava allora 40 abitanti, ora 124, Barbiana, una frazione di Vicchio, un cimitero, alcuni campi, una sessantina di case, una specie di Rio Bo, priva di luce. La sua casa canonica era diventata la cattedra dove si davano convegno anche dai paesi viciniori. Chi pensava lo avessero rinchiuso in un esilio dovette ricredersi. Egli iniziò subito con il suo progetto, un progetto di scuola aperta ed inclusiva che promuovesse lo sviluppo di tutte le intelligenze, anche quelle di soggetti socialmente più svantaggiati, creando per ogni singolo un percorso formativo ed integrato. Scuola degli ultimi fra gli ultimi. E qui va data la parola a Sandra Gesualdi, una delle sue prime conoscenze, che ha frequento con tutta la sua famiglia la scuola di Barbiana per 14 anni, diventata scrittrice e presentatrice televisiva, così si espresse; “grande l'uomo, l'educatore, il pensatore, il romanziere, l'obbiettare, il costruttore di pace, il pedagogista”. Giova qui rievocare la sua produzione letteraria non così copiosa ma significativa. Nel 1958 Esperienze pastorali in cui ipotizzava la chiesa del futuro ancora prima del concilio dei 62-65-. Lettera ai cappellani militari (1965) in cui si dichiarava per l'obbiezione di coscienza contro ogni forma di conflitto belligerante. In essa è riconoscibile la sua presa di posizione: "Se voi avete il diritto al mondo di dividere in italiani e stranieri io non ho patria e reclamo di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, e privilegiati ed oppressore dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri". Non poteva che venire assolto dopo la morte. L'obbedienza non più una virtù. Bisogna avere il coraggio di dire ai giovani che l'ubbidienza potrebbe essere una subdola virtù. Lettera ad una professoressa. Scritta dai ragazzi e dal Maestro di Barbiana. Anticipa la scuola che precede i movimenti del 68 e propone una riforma anche dal punto di vista pedagogico. Denuncia l'arretratezza e le disuguaglianze nella scuola italiana. Una cura particolare, di don Milani: la parola. Educava i ragazzi all'uso "feroce" della parola, sua l'espressione, per sapere chi conosceva o meno la parola: si sarebbe sentito inadeguato e inferiore. Qualcuna delle sue espressioni: “il povero se dominerà la parola, allora la loquacità o del comiziante del farmacista si troverà a disagio … un solo testo, un solo argomento, e il maestro che lo spiega.    Non solo saper leggere, saper parlare, saper ascoltare ma anche per conoscere la cultura del proprio paese... Don Milani accusava la scuola italiana di privilegiare i ricchi e i bravi a discapito dei deboli che venivano umiliati… La parola è officina: il lettore diventa un produttore di senso, indispensabile per la vita-sociale ... il professore è un amico, quando si avanti con passo lesto si deve aspettare chi va più lentamente-…La scuola è per tutti ed è di tutti … la scuola 12 ore al giorno e 365 giorno all'anno”. Gli strumenti di ricerca della sua Prima scuola erano: chiaramente la ricerca, imparare facendo, aiuto fra i ragazzi, incontri col gli esperti, rifiuto dei voti, relazione collettiva, studio delle lingue, viaggi scolastici. Lascia una memoria ai posteri come la Fondazione Don Milani con tutte le sue opere con sede legale a Vicchio, con sede a operativa a Firenze, via Sinucci 19. Ma il suo testamento diffuso è nostro “l CARE “presentato ufficialmente come motto europeo dalla Von Der Leyen, Presidente della commissione d'Europa che significa: “mi sta a cuore, mi assumo la responsabilità, mi interessa”. Sembra posto come simbolo antifascistica del “Me ne frego”. ln margine va detto e non dimenticato quanto della sua persecuzione da parte della chiesa cattolica. E va detto senza remore e senza finzione: vi sono tanti preti di sinistra, preti rivoluzionari, preti contestatori, preti eccentrici, preti sovversivi. Non era di quelli anche perché la loro crisi va ritrovata nella loro collocazione sociale e pastorale. Una timida scusa da parte delle varie autorità di chiesa: “Forse non è stato capito, forse precorreva i tempi". Si sa che Paolo VI e Woytjla l’anno ignorato e Papa Francesco è andato alla sua tomba il 20 6 2017 dopo la morte tesse un elogio: “Un grande uomo, ha amato la gioventù non per spirito di sacrificio ma per amore”. Una certa domanda è d’uopo farsela: come mai la nostra chiesa arriva sempre in ritardo e minacciando solo scomuniche o extra ecclesiam?

Autore: Albino Michelin 12.07.2023
albin.michel@live.com

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