sabato 9 febbraio 2019

GIOVANE CATTOLICA DONNA PERCHÉ VOGLIO DIVENTARE PRETE

Ricevo questa mail che viene trascritta rispettandone essenzialmente il contenuto - “Sono Gino Driussi di Lugano, ho lavorato per 34 anni nella Radio Svizzera Italiana, informazione religiosa, Le scrivo perché ho letto con molto interesse le sue riflessioni -Messa e predica con cronometro- pubblicata nel Corriere degli Italiani il 26 settembre u.s. Affezionato a questo giornale fin dagli anni 60 perché lì ho iniziato a scrivere i miei articoli, quando abitavo a Vevey come studente. Il mio interesse per le Sue impressioni estremamente positive riguardo alle donne che celebrano e predicano nelle chiese protestanti.  La penso esattamente come Lei. Ho letto anche molte esperienze nelle chiese anglicane, dove hanno la fortuna di avere bravissime donne vescovi. Coltivo grandissima passione per l’ecumenismo da quando ero ragazzo. Ho ricoperto incarichi a livello di chiesa cattolica svizzera e ricopro ancora nella chiesa di Lugano dove ho iniziato attività quando mi sono trasferito nel Ticino nel 1977 Convinto assertore del ministero femminile, avevo molte speranze quando più volte papa Francesco  aveva  detto che il -si è sempre fatto così  non è una scusa per non cambiare -.Tuttavia sono stato raggelato quando questi ha affermato che papa Wojtyla con la pubblicazione della lettera apostolica -Ordinatio sacrdotalis-  chiuse definitivamente la questione. Concetto ribadito anche recentemente dalla Congregazione della dottrina per la fede. Speriamo che almeno qualcosa si muova per quanto riguarda il diaconato femminile. Non so se tutto questo può darle uno spunto per un suo prossimo pezzo sul Corriere d.I. Uno spunto corroborato da un libro pubblicato da una mia carissima amica della svizzera tedesca. Esiste anche in Italiano e si intitola -Giovane cattolica donna perché voglio diventare prete. Le chiederei se ritenesse opportuno una adeguata propaganda. Un contributo per l’accesso   al ministero femminile, come sul celibato dei preti nella chiesa latina che andrebbe abolito quanto prima. La ringrazio per la cortese attenzione (Lugano, Gino Driussi, 6.10. 18)
L’autrice del libro si chiama Jacqueline Straub, di origine tedesca, nata nel 1990, ma vive in Svizzera dopo aver studiato teologia in diverse università, conclusa con una master a Lucerna. E’ attualmente relatrice nei media svizzeri. Il sacerdozio femminile appartiene allo zoccolo duro della chiesa. Vi sono indubbiamente delle istanze sempre più frequenti, anche se le loro fautrici non sono molto note, come la teologa Green, la Irene Grassmann, priora del convento benedettino di Fahr nello zurighese (animatrice del progetto di una chiesa con le donne). E poi non dimentichiamo che quando si tratta di cambiamenti paradigmatici e strutturali le cose non mutano da una giorno all’altro. In effetti bisogna superare forti resistenze. Come quella da parte di donne attuali contrarie a questo ruolo in quanto poi temono di divenire una forma gerarchica piramidale a servizio e sostegno di quella maschile. Bisogna risalire ai primi secoli, subito dopo Gesù e Paolo, in cui si è radicata l’idea che le donne non contano perché non sono immagine di Dio e trovano la loro perfezione solo attraverso l’uomo. Un processo di defemminilizzazione che trova la sua realizzazione nella verginità o nella vedovanza. Oppure qualche secolo dopo con la concezione che il maschio rappresenta Dio, la donna diventa suddita del maschio. E se una donna risaltava per particolari qualità intellettuali e civili finiva al rogo come strega. Nel 1985 con la Pacem in terris Giovanni XXIII aveva aperto buone prospettive per le donne, ma nel 1976 Palo VI corregge il tiro sostenendo che la chiesa non si sente autorizzata all’ordinazione sacerdotale femminile, per arrivare anche ad un recente sinodo dove 350 vescovi e preti decidono quello che devono volere le donne. Insomma un’altalena: il cristianesimo parla solo lingua maschile, i maschi hanno il coltello per il manico. E poi anche il continuo ricorso ai dogmi diventa un’inflazione, un’enfatizzazione eccessiva. Per secoli era verità di fede che il sole girasse attorno alla terra, poi abbiamo visto con Galileo come è andata a finire. Ma come si è identificato quale dogma un fatto scientifico poi superato, così si potrebbe oggi ripetere a definire dogmi un fatto sociale, (no alla donna prete), un fatto biologico, ecc. e più tardi vederlo superato dalle scoperte della scienza. Si bada poco al fatto che l’evoluzione non è solo della materia, ma può essere anche dei dogmi, delle verità date per scontate. E’ in questo contesto che si iscrive la teologia della Jacqueline Straub. Il libro è un racconto autobiografico, e non va dimenticato che grande è il potenziale delle storie di vita dei materiali autobiografici. Da piccola odia andare alla messa e pensa che il suo parroco sia una persona inquietante. Poi lentamente scopre un mondo con Dio. A quindici anni durante un campo estivo sente la chiamata a farsi prete. Non si arrende alle prima difficoltà. Convinta che la fede in Dio è più importante del divieto di discutere.  Da 20 a 26 anni come detto studia teologia, a 21 anni rende pubblica la sua vocazione e ne parla attraverso i media. Il suo messaggio: parità uomini e donne nella chiesa. Pubblica anche un libro in tedesco:” Gesù e le donne scomparse”. Deve passare molta acqua sotto i ponti del Tevere prima che possa diventare realtà nella chiesa. Il suo obbiettivo: buona battaglia non è facile, sempre stata battaglia persa. Mentre le parole della gerarchia romana suonano ampollose:” la donna è coraggiosa, intelligente, geniale…” in pratica non è mai comparsa nessuna reale concessione sul piano delle responsabilità e del potere. Sistematicamente escluse dalla dirigenza della chiesa. Se il clero le elogia perché le teologhe sarebbero le fragole sulla torta, esse invece vi rispondono contropelo che ne sono il lievito. Il suo libro è reperibile presso l’editrice Gabrielli, una di recente fondazione (1980), situata fra le verdi colline della Valpolicella Veronese. Tramite internet in essa si trova ampia scelta   di libri con indirizzo storico in cui viene ricuperata in modo critico la memoria storica. Libri di indirizzo sociale, nord e sud del mondo con riferimenti ai vari stili di vita. Libri di indirizzo pedagogico con i grandi maestri tipo Carrell, Peguy, don Milani. Libri di indirizzo religioso, biblico, teologico, secondo lo spirito di Theilard de Chardin. Un’editrice moderna, ma di grande respiro culturale. E soprattutto il libro “Giovane cattolica donna perché voglio diventare prete”.

Autore:
Albino Michelin
17-01-2019 

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