giovedì 7 febbraio 2019

MESSA E PREDICA COL CRONOMETRO

Sabato 15 settembre il Papa in visita alla Sicilia per la memoria di P. Puglisi, ucciso 25 anni or sono dalla mafia, si fermò a Piazza Armerina, dove durante il rito religioso fece un’osservazione che a molti di noi sembrerà un po’ strana e che comunque si presta ad alcuni approfondimenti. Egli disse:” se un cristiano non va a messa perché la predica dura 40 minuti io dico che la messa deve durare 40 minuti e la predica non più di 8 minuti.” Appena eletto papa Bergoglio dichiarò che a tutti è consentito di esprimere le proprie opinioni in campo religioso anche se non sempre fossero in sintonia con quanto da lui stesso affermato. Premesso che questo suo non è un intervento di carattere magisteriale ma di opportunità, l’argomento andrebbe approfondito. Ovvio che alla messa il prete non deve esibirsi in lanci oratori, magari con tanto di latinorum come altri tempi, non deve puntare il dito contro comportamenti personali e noti all’ambiente, non fare il tonitruante, non vagare a braccio, ma presentare un messaggio senza stranezze e senza umiliare nessuno. Ed è qui il punto centrale che Bergoglio stesso nel prosieguo del suo dire sottolinea.  Con ironia già circolavano nel Veneto proverbi “predica corta, salami lunghi” o in Lombardia ”5 minuti muovono il cuore, 10 minuti muovono il sedere”. Al di là di ciò possiamo affermare, ciò che conta non è tanto la lunghezza della messa o della predica quanto l’esperienza religiosa e il messaggio globale che si fa passare o meno. Un primo aspetto importante è dato dal pubblico che frequenta la messa, il quale potrebbe essere suddiviso in tre categorie. Una prima composta dai “devoti blindati” i quali non amano novità di dottrine   anche in riferimento al tempo mutato, accettano solo discorsi ripetitivi, un po’ per fedeltà al passato, un po’ per pigrizia mentale: star seduti, perciò detti anche cristiani sedentari. Ricordo di un fatto avvenuto il primo dell’anno di tempo fa, quando al mattino il parroco disse che il tempo passa e tutti dobbiamo morire. E prosegui: chi di voi vuole andare in paradiso? Tutti eccetto uno alzarono la mano, Chi di voi vuole andare all’inferno? Nessuno alzò la mano, e nemmeno l’astenuto di prima. Al che il prete gli rivolse; “ma lei buon uomo dove vorrebbe andare? “Rispose: “da nessuna parte, io vorrei sempre stare qui.” . Che messe organizzare, che dire, che fare con questi cristiani da sofà o magari fondamentalisti che ti processano? C’è poi una seconda categoria che potrebbero assistere alla stessa messa. I cristiani “disponibili”: cioè amano ascoltare prediche stile conversativo che mettano a confronto anche il vangelo con le realtà del mondo attuale. E con questi si dovrebbe usare altro linguaggio. C’è poi una terza categoria minoritaria certo, ma che esiste, quella dei credenti “in ricerca”, che si annoierebbero a morte a sentire sempre parlare di devozioni, mentre la loro passione sarebbe quella di sentirsi aprire le finestre, nuovo ossigeno e un vangelo, come dice Gesù:” sono venuto a portare il fuoco sulla terra e desidero si accenda”, cioè Il cambiamento dei cuori. Allorché un prete si trova di fronte ad una cinquantina di persone con nessuna o con diverse attese che deve dire? Certo una messa monotona di 25 minuti, ripetitiva come un disco, con un prete per nulla accogliente, che finisce la predica con amen o sia lodato Gesù Cristo ci porta indietro ad un tempo ormai scomparso. Altro problema è il moralismo e la colpevolizzazione: sentirsi puniti. Ovvio che andare alla messa e sentirsi sempre e solo peccatori, senza nessun incoraggiamento all’autostima è deprimente. E’ nota a molti quella predica tenuta da un adepto di Radio Maria dopo il terremoto di Amatrice 2016 che si peritò di sentenziare che Dio ha fatto sentire la sua mano pesante e i suoi castighi contro le coppie di fatto, Questo non è vangelo, è spaccio di droga religiosa. Quel prete fu accantonato, quando invece tutta Radio Maria andrebbe ripulita dal suo sadismo nei confronti dei presunti peccatori. Che la predica duri 8 minuti o mezz’ora, il caso su citato è un laboratorio chiesa fuori dal vangelo. E qui un altro problema vi si aggiunge. E’ proprio stabilito da Dio che a fare la predica durane la messa debba essere il prete? La parola di Dio è appannaggio solo dei ministri sacri e non dei laici, dei maschi e non delle donne? Vi sono credenti disponibili, sufficientemente colti nella parola di Dio, nella vita veri testimoni del Vangelo sia celibi che sposati. Questi non potrebbero previa adeguata preparazione e mandato delle competenti autorità risvegliare le nostre messe e le nostre prediche? Qualche volta io stesso frequento nella chiese protestanti, anche se prete cattolico, la loro sacra cena (la loro messa). Spesso ad animarla sono delle donne, pastoresse ,o assistenti pastorali, o teologhe. Ti sollevano l’anima per la loro profondità, per le intuizioni sui problemi di oggi, per la loro capacità relazionale-affettiva, e sempre traendo linfa dal vangelo del giorno. Un soffio femminile accanto al consueto autoritarismo maschile non nuocerebbe. Vi è stato un tempo, subito dopo il Concilio 1965 in cui si facevano anche delle messe e delle prediche dialogate con la comunità. Indubbiamente avevano dei limiti perché si poteva finire in dibattiti più che in contributi, ancorché alcuni esempi esistano ancora specie nel sud America e con indubbi vantaggi. Ma al di là delle prediche dialogate, indubbiamente necessaria sarebbe la preparazione della predica del prete con la comunità la settimana precedente. Questo contribuirebbe ad un vangelo aderente alla realtà. Se no molti preti nella predica volano sulle nuvole, fuori della storia, o alla mela di Adamo. Il problema serio è che la nostra gente al di là della predichetta domenicale non riceve nessuna cultura religiosa riferentesi al vangelo, di cui rimane digiuna e si arresta sempre alla precettistica della chiesa. Raro che nella parrocchie esista un gruppo culturale che si riunisca a ritmo costante per approfondirei i veri imput della bibbia oggi. Deficienza che ti può creare più confusione che chiarezza e che diventa causa di inutili discussioni sui preti: quello là è noioso, quell’altro è fuori di testa. Se da una parte è opportuno evitare certe contorsioni letterarie ed esegetiche stile universitario, dall’ altra non dovrebbe mai mancare una spiegazione storica, teologica ed evangelica sull’argomento, evitando di spaziare in lungo e in largo senza dir niente e finendo con la solita esortazione di fare i buoni e i bravi cristiani frequentando la messa ogni domenica. Amen e sia lodato Gesù Cristo. Schiavi dell’equazione: brava persona quella che frequenta la messa (anche se nella vita un indifferente), atea quella che non frequenta (anche se onesta ed altruista). Indubbiamente senza applicare il tempo effettivo come nel basket (40 minuti di messa inclusi gli 8 minuti di predica), il consiglio di Papa Francesco non va sottovalutato, ma nemmeno assolutizzato per non fare dei pochi cristiani sempre meno messaioli dei formalisti, privi dell’adeguata cultura se non quella del grande fratello.

Autore:
Albino Michelin
10-01-2019

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