giovedì 21 febbraio 2019

TEILHARD DE CHARDIN: IL TEOLOGO DEL FUTURO

Carneade chi era costui? Indubbiamente nella dottrina e nella cultura cattolica non ha avuto un buon piazzamento. Dapprima eliminato, poi tollerato, infine accolto come un profeta. E anche come un pioniere per chi vuole superare il recente impasse dell’immobilismo della chiesa, a torto o a ragione ritenuto tale. Teilhard (1881-1955), francese, gesuita, eccezionale paleontologo, scienziato che studia i resti fossili di organismi vegetali e animali ricostruendone l’evoluzione, ha operato un certo ribaltamento nella teologia tradizionale. Questa è pure una scienza, ma che però cerca attraverso categorie mentali del tempo di trovare qualche definizione su Dio per renderlo più accessibile alla nostra comprensione. Ma si sa che il tempo cammina, anche Galileo della terra diceva “eppur si muove”. Praticamente tutto si evolve, categorie di pensiero comprese. Fino alla metà del secolo scorso noi abbiamo impostato la teologia e relativo catechismo su categorie del pensiero greco, Aristotele (400 a.C.), elaborato e fatto proprio da S. Tommaso d’Acquino (1200 d.C.) e adottato dalla chiesa cattolica con principi, dogmi ben definiti e blindati. Un fissismo-chiusura senza respiro. Nessun dialogo con le altre religioni, e con la scienza, pena di finire sotto il torchio dell’inquisizione e anche sul rogo. Teilhard invece parte da altri presupposti. Anziché da Dio che non si vede parte dal mondo creato su cui poggiamo i piedi e che ammiriamo con stupore. Parte dalla materia, che definisce mater-madre originale, nel poco o nel molto emanazione dello Spirito di Dio. Concetto base da cui trae una serie di considerazioni, che oggi la teologia cattolica tradizionale anche se non accettare deve ingoiare e lentamente metabolizzare. E questo non lo afferma per polemizzare con Darwin che nel 1860 parlava della evoluzione della specie frutto del caso. Quindi dialogo con la scienza, con le diverse religioni, specie con quelle orientali. E per chi oggi ha una certa conoscenza del laboratorio chiesa sono innumerevoli i teologi che in modo silenzioso, sotterraneo, aperto, pubblico diffondono il nuovo verbo, riproposto da Teilhard. Vito Mancuso non è l’unico anche se il più letto pure dalla gente comune.  Si permetta di sintetizzare qui quanto già noto:” il mondo risale a qualche miliardo di anni, proviene da un disegno iniziale di Qualcuno, (=lo Spirito di Dio), energia amorosa, che attraverso una lunga evoluzione da’ origine alla vita (4 milioni anni fa), all’uomo (3 milioni anni fa), alla coscienza umana, con i grandi passaggi: atmosfera, biosfera, noosfera, fino a che tutto si evolve al Punto Omega, chiamato, secondo un concetto anche di Paolo, il Cristo cosmico. Teilhard pone come motore di tutto lo Spirito di Dio, energia amorosa che egli non identifica in modo panteistico con Dio, ma una sua emanazione. Per lui l’uomo non è un essere materiale inserito in un’esistenza spirituale, ma un essere spirituale inserito in un’esistenza materiale. E se da una parte l’universo manifesta segni di disintegrazione, quelli dell’integrazione sono molto più accentuati e visibili. In effetti tutto si tiene con tutto, gli atomi con gli atomi, le cellule con le cellule, le molecole con le molecole, è amore universale, amore più forte della morte. Teilhard sottolinea anche l’importanza dell’amore uomo-uomo, uomo-donna, uomo-Dio. Nulla di strano che egli parli dell’ ”eterno femminino”, in quanto la donna è l’espressine più tangibile dell’amore che ci inoltra verso il punto Omega. Il bello, il vero, il buono non era all’inizio del mondo, ma lo sarà alla fine.  Questo assetto di pensiero potrebbe sembrare fantascienza, ma non lo è se lo mettiamo a confronto con l’evoluzione di tutto. Qui però sorge un’obbiezione che non va ignorata. Troppo ottimismo, e chi garantisce che l’universo e l’umanità vadano verso una sempre maggiore perfezione? Tutto invece può finire nell’apocalisse della distruzione. La letteratura di oggi non è tanto fiduciosa in merito. “Società suicida, Futuro fine dell’umanità, Dopo di noi l’età della pietra, illusione di una società senza classi” …. E tutta una serie di negatività: inquinamento, desertificazione, scontro di civiltà, intolleranza dei diversi, criminalità, traffico d’armi, forbice sempre più larga tra i pochissimi ricchi e i miliardi di poveri e di morti di fame, una società liquida senza valori, zapping su tutto e non solo sui canali televisivi ma anche sui principi etici. Quale progresso, quale evoluzione verso cieli nuovi e terre nuove, verso il punto Omega? L’obbiezione tiene, ma è monca. Intanto non si confonda l’evoluzione scientifica con quella tecnologica. Quest’ultima è l’uso della scienza e dipende dalla responsabilità dell’uomo.  Quindi si tratta di una ideologia ambivalente, anzi ambigua.  Non si confonda il progresso quantitativo con quello qualitativo. L’uomo robot con l’Umanesimo. Indubbiamente non si deve rinunciare a promuovere la ricerca scientifica e tecnica in funzione del progresso. Ciò a cui si deve rinunciare è al progresso come spiegazione totale della realtà, surrogato della religione e panacea universale. Lo sviluppo richiede una nuova sintesi in un futuro che è anche frutto della coscienza dell’uomo. E’ possibile pure che il negativo e i fallimenti possano portare l’umanità ad un ripensamento e ad una virata. Anzi questo viene considerato da Teilhard una risorsa a nostro rinsavimento, ad un ricupero dell’anima, proprio nel senso che non tutto il male viene per nuocere.  Il suo è un ottimismo ragionato, anche se al punto Omega non si arriverà vita naturale durante, ma fra qualche millennio ed oltre di anni. Comunque ciò che può incoraggiare i teologi, gli studiosi e gli appassionati di religione è il fatto che quest’uomo dopo di essere stato bandito dalle cattedre di insegnamento e censurato, esiliato in Cina e morto in Usa, dopo la sua scomparsa il suo pensiero sia stato assunto di nuovo dalla chiesa e diventato il tessuto connettivo di una costituzione fondamentale del Concilio Ecumenico del 1965.” Gaudium ed Spes” Gioia e speranza. Quella del fuoco fu la prima grande scoperta del mondo antico, il dialogo con la scienza e la teologia dell’evoluzione di Teilhard de Chardin può benissimo venir considerata la seconda scoperta del fuoco. E qui diamo ragione al Cardinal Ravasi, noto biblista contemporaneo, che lamenta la renitenza della chiesa a interpretare il mondo moderno, augurandosi che all’imposizione caparbia della verità preferisca la riflessione, la pazienza, il dialogo.

Autore:
Albino Michelin
21.02.2019

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