lunedì 2 marzo 2015

QUARESIMA, RAMADAN, DIGIUNO E BENESSERE MENTALE



Il digiuno è oggi diventato una pratica ambigua. Digiuno politico sociale con lo sciopero della fame, digiuno igienico con cibi solo vegetariani, digiuno patologico con l’anoressia, digiuno estetico per la manutenzione della propria linea, digiuno di necessità tipico di migliaia che muoiono ogni giorno di fame. Nelle varie religioni il digiuno ha assunto diversi nomi: quaresima, ramadan, yoga. Presso i cattolici lo si chiama quaresima, dal latino quadragesima dies, cioè quarantesimo giorno, un periodo di 40 giorni che va da quello delle ceneri, finito il carnevale, alla festa di Pasqua. Il ramadan è il mese di digiuno dei musulmani. E’ il nono del mese lunare, in quanto presso di loro l’anno solare dura 10 giorni di meno che presso gli occidentali, cosicché il ramadan puo’ capitare d’inverno come d’estate. Lo yoga non ha tempo, è piuttosto uno stile di vita. L’origine del digiuno nel cattolicesimo ha un’antica radice di carattere sanitario. Siccome non esistevano controlli medici e la gente si cibava soprattutto di carni animali le primitive legislazioni hanno introdotto dei tabù, con l’obbligo di astenersi in determinati periodi. Così con il tempo questa prescrizione sanitaria è diventata ideologia, e più tardi teologia, cioè volontà di Dio. E quindi nel cattolicesimo è entrata una prassi che esigeva sotto peccato l’astinenza dalle carni al venerdì e il digiuno in alcuni giorni dell’anno. Non sembri superfluo qui riferirsi al comportamento di Gesu’, che è poi l’ultima e prima istanza del comportamento in materia. Egli non ha mai imposto a nessuno il digiuno. Esempio classico, allorché si è trovato con una folla di affamati non predicò pazienza, digiunare per espiare i vostri peccati e per guadagnarvi il paradiso. Semplicemente li ha sfamati. Il Vangelo ci racconta che Gesu’ amava incontrare la gente nei banchetti, e presentava il Regno di Dio come un grande banchetto. Si sa che prima della vita pubblica si è ritirato nel deserto, non per cibarsi di cavallette, ma per concentrarsi sull’essenziale: decidere se intraprendere la strada di profeta e in che modo. Sapeva bene che il troppo cibo inebetisce e la mancanza di cibo abbrutisce. Indubbiamente Egli ha accennato in qualche occasione al digiuno, ad esempio per cacciare i demoni, ma come concessione per non reagire troppo alla tradizione ebraica, la quale aveva costruito un’apologia del digiuno: sacrificare il proprio corpo, glorificare la divinità e ingraziarsi la benevolenza celeste. Filone che poi è riemerso qualche tempo dopo Gesu’, ad esempio con i monaci nel deserto e con le autoflagellazioni dei santi. Ma se restiamo a Gesu’ egli ha dovuto traghettare la vecchia mentalità alla nuova, quella da lui adottata, con una certa cautela per non sovvertire troppo il costume del tempo. Diremmo che Gesu’ non ha rinnegato il digiuno ma lo ha rinnovato nei modi, nei tempi, nei contenuti. Piuttosto Carta magna del suo messaggio è: ama il prossimo come ste stesso. Il “te stesso” è determinante.  Però amare se stessi non significa sbizzarrirsi, ma controllare, educare il proprio corpo, la propria mente, il proprio spirito. Tale controllo oggi noi possiamo chiamarlo digiuno e penitenza. Dal punto di vista corporale significa moderazione e temperanza nel cibo, dieta, evitare le dipendenze. L’eccesso del vino rovina il fegato, del grasso produce colesterolo, degli zuccheri causa il diabete, del fumo il tumore ai polmoni, della carne ferro e gotta. Il rispetto del nostro corpo esige digiuno, un po’ di quaresima o ramadan. La vita è un dono e non ci è concesso di ignorare il donatore e di strapazzarla. Il nostro corpo è anche strumento di relazione. Perciò l’esigenza di curarlo, di dargli un abbigliamento, di essere presentabile. Anche l’apparire aiuta ad essere. Ma necessita anche il controllo (una miniquaresima) per non essere degli esibizionisti, dei cicisbei, dei dongiovanni. A tutto ciò si aggiunga che noi siamo esseri di condivisione: noi diamo e riceviamo dai nostri simili. Quindi il risparmio, modica parte delle nostre entrate, un volontariato da destinare ai bisognosi e abitanti del terzo mondo ci fa sentire parte di una umanità più ampia della nostra. Amando il prossimo si ama se stessi. Ed ancora si aggiunga l’attenzione alle dipendenze, specie quelle compulsive e patologiche. Si pensi all’eroina, alla cocaina, al canabis, al gioco d’azzardo, allo slot maschine, al sesso, all’internet, allo schoping, alle sostanze tossiche. Che i nostri bambini siano sempre pigiati sullo smartphone, con gravi carenze comunicative e sociali non promette certo un bel futuro. Una volta ai piccoli si insegnava a far quaresima rinunciando alla caramella, oggi la loro quaresima è la moderazione sugli strumenti tecnologici. I benefici di questa autodisciplina sono enormi e li si costatano a livello di igiene mentale, permettono uno spazio per la riflessione. Siamo intossicati di cibo, di distrazioni, di agitazioni, mai tempo per noi stessi. Gli antichi dicevano: o beata solitudine, sola beatitudine.  Imparare dallo yoga, la quaresima dei buddisti, sarebbe una chance. Si apprende la meditazione, si ritrova la bussola interiore, ci si purifica da tutto ciò che è materiale e dallo stress tossico mentale. Quaresima e digiuno non sono un obbligo, ma un mezzo pedagogico per insegnarci che nella vita nulla ci arriva facilmente, la pazienza, l’attenzione a chi sta peggio di noi. Aprono orizzonti nuovi in cui corpo, mente e spirito si ritrovano in pienezza di interiore e armonioso benessere.

Autore: Albino Michelin
02.03.2015

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