Il
digiuno è oggi diventato una pratica ambigua. Digiuno politico sociale con lo
sciopero della fame, digiuno igienico con cibi solo vegetariani, digiuno
patologico con l’anoressia, digiuno estetico per la manutenzione della propria
linea, digiuno di necessità tipico di migliaia che muoiono ogni giorno di fame.
Nelle varie religioni il digiuno ha assunto diversi nomi: quaresima, ramadan, yoga.
Presso i cattolici lo si chiama quaresima, dal latino quadragesima dies, cioè
quarantesimo giorno, un periodo di 40 giorni che va da quello delle ceneri,
finito il carnevale, alla festa di Pasqua. Il ramadan è il mese di digiuno dei
musulmani. E’ il nono del mese lunare, in quanto presso di loro l’anno solare
dura 10 giorni di meno che presso gli occidentali, cosicché il ramadan puo’
capitare d’inverno come d’estate. Lo yoga non ha tempo, è piuttosto uno stile
di vita. L’origine del digiuno nel cattolicesimo ha un’antica radice di
carattere sanitario. Siccome non esistevano controlli medici e la gente si
cibava soprattutto di carni animali le primitive legislazioni hanno introdotto
dei tabù, con l’obbligo di astenersi in determinati periodi. Così con il tempo
questa prescrizione sanitaria è diventata ideologia, e più tardi teologia, cioè
volontà di Dio. E quindi nel cattolicesimo è entrata una prassi che esigeva
sotto peccato l’astinenza dalle carni al venerdì e il digiuno in alcuni giorni
dell’anno. Non sembri superfluo qui riferirsi al comportamento di Gesu’, che è
poi l’ultima e prima istanza del comportamento in materia. Egli non ha mai
imposto a nessuno il digiuno. Esempio classico, allorché si è trovato con una
folla di affamati non predicò pazienza, digiunare per espiare i vostri peccati
e per guadagnarvi il paradiso. Semplicemente li ha sfamati. Il Vangelo ci
racconta che Gesu’ amava incontrare la gente nei banchetti, e presentava il
Regno di Dio come un grande banchetto. Si sa che prima della vita pubblica si è
ritirato nel deserto, non per cibarsi di cavallette, ma per concentrarsi
sull’essenziale: decidere se intraprendere la strada di profeta e in che modo.
Sapeva bene che il troppo cibo inebetisce e la mancanza di cibo abbrutisce. Indubbiamente
Egli ha accennato in qualche occasione al digiuno, ad esempio per cacciare i
demoni, ma come concessione per non reagire troppo alla tradizione ebraica, la
quale aveva costruito un’apologia del digiuno: sacrificare il proprio corpo,
glorificare la divinità e ingraziarsi la benevolenza celeste. Filone che poi è
riemerso qualche tempo dopo Gesu’, ad esempio con i monaci nel deserto e con le
autoflagellazioni dei santi. Ma se restiamo a Gesu’ egli ha dovuto traghettare
la vecchia mentalità alla nuova, quella da lui adottata, con una certa cautela
per non sovvertire troppo il costume del tempo. Diremmo che Gesu’ non ha
rinnegato il digiuno ma lo ha rinnovato nei modi, nei tempi, nei contenuti.
Piuttosto Carta magna del suo messaggio è: ama il prossimo come ste stesso. Il
“te stesso” è determinante. Però amare
se stessi non significa sbizzarrirsi, ma controllare, educare il proprio corpo,
la propria mente, il proprio spirito. Tale controllo oggi noi possiamo chiamarlo
digiuno e penitenza. Dal punto di vista corporale significa moderazione e temperanza
nel cibo, dieta, evitare le dipendenze. L’eccesso del vino rovina il fegato, del
grasso produce colesterolo, degli zuccheri causa il diabete, del fumo il tumore
ai polmoni, della carne ferro e gotta. Il rispetto del nostro corpo esige digiuno,
un po’ di quaresima o ramadan. La vita è un dono e non ci è concesso di
ignorare il donatore e di strapazzarla. Il nostro corpo è anche strumento di
relazione. Perciò l’esigenza di curarlo, di dargli un abbigliamento, di essere
presentabile. Anche l’apparire aiuta ad essere. Ma necessita anche il controllo
(una miniquaresima) per non essere degli esibizionisti, dei cicisbei, dei
dongiovanni. A tutto ciò si aggiunga che noi siamo esseri di condivisione: noi diamo
e riceviamo dai nostri simili. Quindi il risparmio, modica parte delle nostre
entrate, un volontariato da destinare ai bisognosi e abitanti del terzo mondo
ci fa sentire parte di una umanità più ampia della nostra. Amando il prossimo
si ama se stessi. Ed ancora si aggiunga l’attenzione alle dipendenze, specie
quelle compulsive e patologiche. Si pensi all’eroina, alla cocaina, al canabis,
al gioco d’azzardo, allo slot maschine, al sesso, all’internet, allo schoping,
alle sostanze tossiche. Che i nostri bambini siano sempre pigiati sullo smartphone,
con gravi carenze comunicative e sociali non promette certo un bel futuro. Una
volta ai piccoli si insegnava a far quaresima rinunciando alla caramella, oggi
la loro quaresima è la moderazione sugli strumenti tecnologici. I benefici di
questa autodisciplina sono enormi e li si costatano a livello di igiene mentale,
permettono uno spazio per la riflessione. Siamo intossicati di cibo, di distrazioni,
di agitazioni, mai tempo per noi stessi. Gli antichi dicevano: o beata
solitudine, sola beatitudine. Imparare
dallo yoga, la quaresima dei buddisti, sarebbe una chance. Si apprende la
meditazione, si ritrova la bussola interiore, ci si purifica da tutto ciò che è
materiale e dallo stress tossico mentale. Quaresima e digiuno non sono un
obbligo, ma un mezzo pedagogico per insegnarci che nella vita nulla ci arriva
facilmente, la pazienza, l’attenzione a chi sta peggio di noi. Aprono orizzonti
nuovi in cui corpo, mente e spirito si ritrovano in pienezza di interiore e
armonioso benessere.
Autore:
Albino Michelin
02.03.2015
02.03.2015
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