venerdì 6 marzo 2015

UNA BASILICA ROMANA OCCUPATA DAI SENZATETTO

Un fatto recente registrato dalla cronaca e che non dovrebbe passare sotto silenzio. S.Maria Maggiore è una delle basiliche papali di Roma, con S.Pietro, S.Giovanni in Laterano e S.Paolo fuori le mura. Come un po’ dovunque esistono oggi i movimenti per la casa i quali però si trovano sotto urgenze diverse, alcune oltre ogni limite, come il caso successo a Roma il 4 giugno. 50 famiglie di circa 150 componenti di cui una quindicina di bambini vengono sloggiate dalla Polizia da un Palazzo di Tor Spaccata, periferia di Roma. Sono di diverse nazionalità, italiani, rumeni, algerini, ucraini, marocchini, eritrei. La chiesa è territorio vaticano quindi per quanto stranieri in casa propria, cioè in Italia, si sentono comunque meglio protetti. E’ la prima volta che in essa si verifica questa occupazione simbolica, anche se soltanto per due giorni il movimento dei Forconi si è insediato qui in febbraio in attesa di parlare con il papa. Ovviamente si portano dentro: tutto, coperte, passeggini, si dorme accantucciati dietro i confessionali o fra le sedie. Sempre meglio sui lastroni di marmo piuttosto che sotto le intemperie all’aperto. Cartoni di latte, bottiglie di acqua, cestini di frutta sono collocati sui gradini degli altari. Nel parcheggio dei giardini i servizi igienici. Alcuni dall’esterno durante il giorno portano da mangiare oppure gli inquilini del sacro edificio vengono ospitati per i pasti presso qualche famiglia.
Ovviamente non tutta l’opinione pubblica è d’accordo con questa “profanazione“. Specialmente prelati di curia, tradizionalisti devoti, adepti dei partiti xenofobi. Però si parla un po’ sommessamente per il fatto che Papa Francesco è di tutt’altro avviso. In merito si conosce ormai molto bene la sua linea evangelica:”i poveri sono la carne, il corpo del Signore…i conventi vanno aperti anche per alloggiare i senza tetto pur sapendo che qualcuno li ha già trasformati o li trasformando in alberghi a cinque stelle, la casa di Dio è prima di tutto la coscienza dell’uomo…dal culto di Dio si deve spostare l’accento verso la dignità dell’uomo…”. Questi orientamenti evangelici dal punto di vista storico non sono però in contrasto con il binomio ”Casa di Dio, casa dell’uomo”. E’ ovvio che l’evoluzione crea nuove sensibilità nei confronti delle nostre abitudini di sempre, però se non si fa una riflessione critica per cogliere l’essenziale si finisce con cristallizzarsi e sclerotizzarsi in vuote credenze, in sterili formalismi.
Le chiese come le conosciamo noi sono state costruite solo dopo il 313 epoca di Costantino imperatore e sui ruderi dei templi pagani o sullo stile di essi. Prima, causa le persecuzioni, le chiese erano i cunicoli delle catacombe. Ma la prima chiesa, dove Gesù ha celebrato l’ultima cena o prima messa è stata il Cenacolo, una capiente sala di Gerusalemme dove si preparavano le cene di gruppo. E dopo Gesù, per l’organizzazione di Paolo, le chiese dove si celebravano la messa erano la case private. Là i cristiani si radunavano, portavano pane e vino e altri generi alimentari con cui facevano la comunione di rito e la condivisione dei beni con i poveri. E se facciamo un salto in avanti nei secoli pensiamo alla cattedrale di Chartres in Francia, splendido gioiello gotico costruito verso il 1200. La gente del contado di notte vi portava i suoi giacigli e si concedeva ad un sonno ristoratore. Casa di Dio, casa dell’uomo. Lo stesso avveniva a S.Giacomo di Compostella, nella Galizia in Spagna, luogo di pellegrinaggi celebri come quelli che hanno per meta Roma e Gerusalemme. Vi avevano appeso un grande turibolo, un incensiere sugli 85 kg, il più grande di tutti esistenti al mondo, dalle genti del posto chiamato botafumeiro. Si dira’, certo per dare lode a Dio e ai ministri suoi, come si usa ancor oggi nelle messe solenni. Al contrario. Siccome la gente si ammassava di notte e in mancanza di servizi igienici, per mitigare il fetore avevano escogitato questa profumeria. Casa di Dio, casa dell’uomo. E si arriva al nostro tempo in cui l’occupazione delle chiese diventa un simbolo di riappropriazione dei diritti umani. Si pensi a quelle di Ginevra occupate qualche decennio fa dagli stagionali e a quelle di Parma dai licenziati. Fuori discussione che le chiese, i duomi, le cattedrali sono pure monumenti d’arte, frutto dell’intelligenza e della sapienza umana. Però anche la loro occupazione, come quella di S.Maria Maggiore, oltre che una emergenza per i senzatetto, rappresentano pure un forte segnale contro ogni genere di ingiustizia sociale.

Autore: Albino Michelin
Anno 2014

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