giovedì 8 ottobre 2015

CONTRO LE UNIONI MATRIMONIALI TRADIZIONALI (=DI FATTO) E’ GUERRA SANTA

Il 7 luglio 1998 due donne cinquantenni amiche d'infanzia hanno deciso di iscriversi come coppia al Registro Unioni civili del Comune di Pisa. Non fu, a loro dire, una provocazione estiva ma la ferma volontà di accelerare il processo di riconoscimento delle unioni di fatto, sia omosessuali che eterosessuali. Già nel '97 a Napoli era sorta la Liff (Lega Italiana Famiglie di fatto), allora senza vincoli ufficiali di coppia. Si presume che nella nostra nazione ammontino al 2% coppie di questo tipo, di cui 70% etero e 30% omosessuali o lesbiche: una minoranza. Il problema sorge allorché ci si chiede se, nonostante ciò, questa sia da rispettare o da archiviare.
Attualmente nel nostro Parlamento esistono due proposte di legge in materia, rinviate a settembre (quale settembre?) per il dibattito. Come interpretazione estensiva dell'articolo 5° della Costituzione, che dichiara fondarsi la famiglia sul matrimonio, l'una concerne le coppie eterosessuali (riconoscimento giuridico a quelle conviventi legate da almeno tre anni), l'altra le omosessuali e lesbiche (riconoscimento giuridico per registrazione, scioglimento, e disciplina di successione). Aggiungiamo poi il caso Marino, eminente onorevole del Partito Popolare (ex DC), che ebbe la nobile pensata di pronunciare generiche espressioni di rispetto per le unioni diverse dal matrimonio e per la procreazione assistita. Subito la macchina della gerarchia ecclesiastica si mise in moto a far terra bruciata attorno a quelle frasi e alla paventata legalizzazione delle coppie di fatto. Il riferimento è alla gerarchia italiana, in quanto le altre europee (svizzera, tedesca, ecc.) pur conoscendo la dottrina in merito rimangono nella prassi pastorale più sfumate. E anche a riguardo dì quella italiana va precisato che si tratta di maggioranza, non di unanimità, in quanto una minoranza con a capo il Card. Martini di Milano si esprime su posizioni più soft e più articolate. Questo va chiarito per non far di ogni erba un fascio. Una consistente percentuale è dunque per bandire nuove crociate. Il Card. Saldarini di Torino: "Ribadisco la dottrina cattolica della famiglia fondata sul matrimonio, quale unione stabile fra l'uomo e la donna, in cui si escludano le convivenze sia omo che eterosessuali, grave destabilizzazione della vita sociale." E Il Vescovo di Pisa Plotti: "principio inaccettabile questo riconoscimento civile con relative tutele concesse a coppie che vivono sulla precarietà, su vincoli imprecisati, su ambigui rapporti affettivi. La loro registrazione civile è strumento perverso, disgregazione dell'autentico modello familiare. Lo Stato ha l'obbligo di tutelare il bene comune e non queste immondezze".
E Maggiolini vescovo di Como si spinge oltre a togliere addirittura la pagnotta di bocca ai parlamentari cattolici: "Uscite da un governo che va contro la famiglia!". E qui stiamo proprio tornando indietro di un secolo abbondante, al "Non expedit" (= Non è lecito ...) del 1868, quando Pio IX proibì ai cattolici di votare per l'unità d'Italia e partecipare attivamente alla politica del paese. Dopo ben oltre 130 anni la solfa si ripete, si vuol mandare tutti sull'Aventino. Operazione che senz'altro favorirebbe la chiarezza (... ma perché solo in questo caso dal sapore di ricatto?), però renderebbe la presenza di cattolici sempre meno influente e la loro testimonianza meno credibile. Come mettere un po' di ordine in tanto bailamme? Anzitutto i credenti secondo la nostra formazione cristiana conoscono bene in teoria il tipo di famiglia loro proposto. Nessuno vieta loro di praticarlo. Ma non possono pretendere di imporlo a tutti gli italiani, che magari cristiani non lo sono più, se non solo di nome. In effetti italiani si nasce, ma cristiani si diventa o si sceglie di diventarlo. Né pretendere dallo Stato una costituzione cattolico-confessionale, e al rogo chi si discosta. La nostra è una società democratica, non più teocratica, quando cioè l'autorità religiosa se la faceva da re ed imponeva il Vangelo con la spada. Questo metodo esiste ancora oggi fra i mussulmani, ma viene da tutti chiamato intolleranza e fondamentalismo. Quella occidentale italiana compresa è oggi una società laica e tale laicità nel rispetto di ognuno siamo interessati a difendere. Laicità che non significa indifferenza ai valori costitutivi della convivenza e dell'etica umana né riduzione del fatto religioso a fenomeno privato: è solo distinzione di ruoli fra stato e chiesa, assicurando ai cittadini piena libertà religiosa e cultuale. Sinfonia o stonatura a più voci, questo è il pluralismo della nostra società moderna. Che la gerarchia cattolica pretenda una certa interpretazione ed un determinato comportamento morale dai credenti è fuori discussione, ma non può imporlo ai cittadini dì altra opinione: l'Italia non è più una repubblica cristiana. Lo Stato deve tener conto di questa nuova situazione, rifiutarsi di diventare il braccio secolare della chiesa, deve legiferare prendendo in considerazione la situazione morale di fatto. E qui si inserisce bene la posizione del su citato Cardinal Martini che si schiera in difesa dell'antico principio etico del male minore nel senso che anche lo Stato Pontificio ai bel tempi nei suoi territori si accontentava di regolamentare la prostituzione, non potendola del tutto abolire. Cosi oggi lo Stato italiano potrebbe sentirsi (purtroppo) obbligato a sostenere non solo le famiglie benedette in chiesa dal parroco con tanto di cotta e stola, ma anche le coppie di fatto. O deve farle morire di fame?
Queste polemiche plateali e di santa crociata oggi non servono più, anzi sono controproducenti, perché provocano reazioni altrettanto dannose. Conferma di ciò può essere considerato un intervento sulla stampa a firma di Enzo Mazzi del 14.7.98. Udite, udite: "Al Vaticano piace solo la famiglia tribale. Ora la Sacra Famiglia è quella più deviante, trasgressiva, che maggiormente si discosta dal modello di famiglia cattolica. Gesù era Figlio illegittimo di una ragazza madre, la quale venne fecondata, si direbbe oggi, con inseminazione assistita eterologa. Perché il seme non è del futuro sposo Giuseppe, ma ha una provenienza extramatrimoniale, se pure, secondo il Dogma, dallo Spirito Santo. Solo in secondo momento Giuseppe sposa Maria già incinta, con un matrimonio dal quale è esclusa la procreazione e quindi nullo di fatto per l'attuale ordinamento ecclesiastico ... ''
Dove metterebbe oggi la Sacra Famiglia la nostra legislazione italiana? Gliela darebbe la casa dell'edilizia o la lascerebbe nella capanna fra il bue e l'asinello? E a Gesù Bambino figlio di un padre non padre glieli darebbe gli assegni familiari? E una volta Gesù, diventato orfano l'avrebbe la pensione del padre putativo? E come sarebbe trattata Maria vedova di un marito non marito dal Vaticano e dai suoi politici cattolici italiani?".
E' certo questa una reazione che rasenta la dissacrazione. Ma in parte è comprensibile. Oggi è scomparso l'anticlericalismo e la chiesa gode di ampia libertà per diffondere il suo vangelo. Ricordando però che non lo deve rinfocolare e che il rispetto verso il pluralismo confessionale e verso i non credenti è pure un gesto altamente evangelico.

Autore:
Albino Michelin
26.08.1998

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