venerdì 16 ottobre 2015

ITALIA CATTOLICA E PARITA’ SCOLASTICA: PATTI CHIARI, AMICIZIA LUNGA

Qualche tempo fa è stato chiesto al Dalai Lama, una specie di Papa del Buddismo, che cosa gli stia più a cuore al momento per il bene del mondo. Le premure di quell'uomo sono per i diritti umani, la solidarietà fra gli uomini, la conquista della serenità interiore. Non freme per una scuola buddista finanziata dallo Stato. La fede dunque non come potere di visibilità e forza mondana, ma come lievito nella pasta, proprio secondo l'espressione del Vangelo di Gesù. Certo siamo in un altro pianeta, non in quello italiano lontano anni luce. A scanso di equivoci va premesso che le nostre scuole pubbliche non statali (riduttivamente chiamate private, in genere tenute da religiosi) compiono nel nostro paese un buon servizio, in considerazione anche della preferenza data da molti genitori, per il senso della responsabilità professionale, della disciplina, dell'impegno. Il dibattito, come noto, non concerne il diritto alla loro esistenza (libera chiesa in libero stato), ma il diritto al finanziamento totale e paritario, com’ è nel caso delle scuole pubbliche statali. E qui, come al solito, l'Italia si spacca in cento pezzi e scende in piazza. Il movimento "paritetico" cattolico, espresso dal Cardinal Ruini quale promotore ed interprete, non perde occasione per alzare il volume e battere cassa allo Stato. Il 31 ottobre del '99 ha organizzato una manifestazione in Piazza S. Pietro a Roma con 200.000 partecipanti (pari a circa lo 0,03% degli italiani) invitando persino il Papa dalla sua finestra a picchiare pure lui lo stesso "sodo" per parità giuridica ed economica delle scuole private. Tutti i convenuti in febbrile eccitazione al grido di "Libertà, Libertà!" sporsero i loro petti contro lo Stato italiano dittatore e strozzino delle scuole cattoliche. Molti preferiscono nella circostanza e per coerenza schierarsi dall'altra parte della contesa perché questo movimento non darebbe una bella testimonianza alla comunità cristiana e quindi ci sia consentito un rispettoso ma franco dissenso sui motivi e sul metodo adottato per ottenere dallo Stato Italiano la parità scolastica. Libertà, Libertà ... d'accordo. Ma la nostra Costituzione al nr. 33 parla chiaro, riconosce il diritto ai privati (laici, cattolici, islamici, marxisti e chi più ne ha più ne metta) ad aprire le scuole che desiderano, ma "senza oneri" per lo Stato. Senza oneri significa esattamente senza oneri, punto e basta. Ora il Movimento Ruini, rappresentante di una parte delle gerarchia ecclesiastica, non può dimenticare la lettera di Paolo ai Romani (13, 1): "ciascuno sia sottomesso all'autorità costituita, perché non c'è autorità se non da Dio". Né la Prima Lettera di Pietro (2,13): "siate sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore". Orbene il numero 33 della costituzione finché esiste è parola di Dio e va rispettato, non raggirato. Diversamente sarebbe mancanza di lealtà, da noi la prima causa a rendere debole società e Stato italiano.
Siamo già tanto carenti di legalità e senso civico, che se poi ci si mettono pure degli esponenti della chiesa siamo a cavallo. Ci si adoperi quindi in primo luogo a cambiare questo passo della Costituzione rispettando l'iter democratico e soltanto dopo si instauri un dibattimento sulla parità finanziaria. Il movimento in questione sostiene di battersi per il diritto alla libertà. Questo è positivo, addirittura encomiabile a patto di tirarne le conseguenze. Cioè libertà per tutte, per le scuole cattoliche, laiche, di extracomunitari, di altre religioni. Una domanda birbona: ma si vuole una libertà di tutte le scuole e di tutti oppure i soldi da tutti? E qui il punto resta ambiguo. Se così fosse, si tratterebbe solo di un interesse per la propria bottega. E poi non dimentichiamo una possibile levata di scudi! Sarebbe corretto sovvenzionare in toto le scuole cattoliche con i soldi del pubblico, provenienti pure da gente che cattolica non è? Non sarebbe questo un ritorno alla Chiesa di Stato e allo Stato confessionale, posizioni da tempo superate con la libertà religiosa rivendicata dal Concilio Vaticano Il?  Accontentiamoci cioè di essere una scuola nello stato, e rifiutiamo di essere una scuola dello Stato.
Un aspetto su cui il Movimento Ruini insiste è quello della sussidiarietà. Si deve cioè lasciare alle comunità minori, nel nostro caso alla famiglia, la formazione culturale dei figli e per l'istituzione scolastica corrispondente. Lo Stato sarebbe lì solo per prenderne atto, per incoraggiare e pagare le fatture. È questo un modo tutto sui generis di concepire lo Stato, banco dell'Enalotto, ridotto a figura di supplenza. Un'entità a proprio servizio senza la reciprocità dei diritti-doveri. Lo Stato invece ha tutt'altre funzioni: garante della libertà dei cittadini, che promuove e coordina, sì, ma attraverso un ordinamento ed una fede laica. Il che non significa posizione anticattolica o anticlericale, ma ambiente di convivenza per tutte le culture e religioni. In una società pluralistica differenziata lo Stato deve salvaguardare una base comune ed in questa salvare le diversità. Sarebbe un ripiegamento ed un impoverimento dello Stato e della società civile il pullulare di una miriade di scuole settoriali, senza scambi comunicativi e circolazione di idee e confronti dialettici. Ognuno con la sua sagrestia, la sua moschea, la sua pagoda, la sua sinagoga e al di sopra uno stato fantasma! Questa pretesa è una debolezza per la chiesa, paura di diventare seme evangelico, di perdere la sua visibilità. Essa non deve dimenticare che Gesù paragona il suo Regno ad un chicco di grano destinato a diventare il grande albero, ad un pugno di lievito destinato a fermentare tutta la pasta, pugnetto di sale capace di dare sapore a tutta la tavolata.
Orbene se i nostri ragazzi devono restare protetti sotto una campana di vetro a forma di ghetto e non sanno inserirsi nelle varie scuole pubbliche per diventare seme, lievito, sale, significa che il catechismo e i riti sacramentali appresi nella parrocchia sono pratiche vuote e moralistiche e che la parrocchia stessa è diventata un arsenale vuoto, senza polvere da sparo, senza miccia, senz'anima. Ma allora la riforma o l'evangelizzazione va fatta alla fonte, in casa propria, non la si deve pretendere dalla scuola. Il Movimento Ruini si preoccupa più della politica che non dei lievito, il terrore di restare nulli, insignificanti. Però è ovvio che la politica avrà un orientamento cristiano, non se restiamo italiani, ma se ridiventiamo ciascuno cristiani. Il nodo più difficile da sciogliere su tutta la faccenda concerne le garanzie che lo Stato ha il diritto-dovere di chiedere circa l'utilizzo dei contributi finanziari. Ed è proprio questo diritto che i gestori delle scuole private e i loro patroni mal sopportano. Vogliono i soldi, ma non i vincoli. Soprattutto quelli concernenti l'assunzione ed il licenziamento del personale insegnante. Il criterio discriminante fra scuola statale e privata (nel caso cattolica) consiste nel fatto che nella prima si guarda più alla competenza e meno alla fede e pratica religiosa, nella seconda invece no.
Nella scuola statale un insegnante può essere ateo, nella cattolica deve essere un credente. Il che significherebbe che la statale con i soldi pubblici è tollerante, quella cattolica con i soldi di tutti diventa intollerante. Chi non è con me è contro di me. Indirizzi che sono comprensibili in un seminario di preti oppure nelle scuole cattoliche auto sovvenzionantesi, un po' meno nelle istituzioni governative. Non sono cannonate a salve: che ne sarebbe di un docente di storia se in un liceo tenuto da religiosi avanzasse l'ipotesi che il dogma della SS.Trinità è una mitologia proveniente dall'antico Egitto? Silurato seduta stante, e il giorno dopo messo alla carità.Il caso del Prof. L. Lombardi, titolare della cattedra di Diritto all'Università S. Cuore di Milano, esonerato il 28.10.98 per affermazioni di questo tipo o giù di lì, ne è testimonianza eloquente.
In una inchiesta condotta nel vicentino, territorio italiano come un altro, risultò che qualche scuola cattolica assumeva docenti pensionati in nero alla faccia di tutti i trentenni abili arruolati a spasso, o che altri vi entravano perché raccomandati dal parroco o perché esibivano il santino devozionale nel portafoglio. Pure si ebbe a costatare che insegnanti conviventi o divorziati sono stati eliminati ed altri per mantenere il posto dovevano usare lo stratagemma di cambiare (sui documenti) l'indirizzo civico. Cosicché al peccato di famiglia erano costretti ad aggiungere anche quello molto più grave dell'ipocrisia. Sempre in quel territorio una Scuola cattolica superiore viene ironicamente definita "Diplomificio" per la facilità con cui vengono conferiti titoli di studio a giovani pluribocciati nella scuola statale solo perché fanno i chierichetti o i sagrestani. Ma lasciamo la casistica che comunque conferma il sin qui detto. Non vogliamo fare gli iconoclasti, affermiamo il diritto della famiglia a scegliere l'insegnamento e l'istituzione scolastica di suo gradimento. Se per tradizione assodata la scuola privata cattolica ha ancor oggi qualcosa di valido e di originale da proporre alla società civile, è doveroso che lo Stato venga incontro con dei sussidi e modalità dì sostegno da studiarsi. Come in Svizzera dove per esempio il Canton San Gallo ha devoluto nel 99 oltre un milione dì franchi alle scuole cattoliche per i loro 540 studenti. Come ulteriori sussidi vengono garantiti attraverso le tasse del culto e giornate di raccolta fondi. Cosi in Italia lo si può fare attraverso l'8 per mille ed iniziative parrocchiali e diocesana ad hoc. Ma pretendere tutto dallo Stato può essere una forma di demagogia e di strumentalizzazione indebita ai danni dello stesso. Chi non è d'accordo scelga la scuola statale pubblica e si adoperi per moralizzarla e riformarla dal di dentro. Chi non ama viaggiare con i mezzi di trasporto pubblico è libero di viaggiare con quelli privati: non per questo però pretenda che lo Stato gli regali la Mercedes o l'auto taxi. Patti chiari e amicizia lunga.

Autore:
Albino Michelin
20.01.2000

Nessun commento:

Posta un commento