giovedì 8 ottobre 2015

GESU, UN EBREO ANTISTRANIERO?

In preparazione alla Festa annuale dei popoli, un gruppo di persone italo-svizzere hanno voluto, fare un'esperienza attorno ad un brano del Vangelo, lettura del passo, parola ed impressioni a ciascuno dei presenti, senso conclusivo. Anzitutto conviene subito proporre il testo in questione, Matteo Capo XV, chiamato della donna pagana, o siro fenicia. «Gesù si ritirò verso la regione di Tiro e Sidone. Una donna cananea, che veniva da quel territorio, cominciò a gridare! "Signore, figlio di Davide, pietà di me. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio!". Ma egli non diede risposta. I discepoli lo sollocitarono dicendo: "falle grazia perchè ci grida dietro". Gesù rispose: "io sono stato mandato soltanto per le pecore perdute del popolo d'Israele". Ma la donna venne a prostrarsi in adorazione davanti a lui: "Signore, aiutami!". Rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini"; Ma quella riprese: "Certo, Signore, però i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù rispose: "Donna, grande è la tua fede, sia come tu vuoi". E da quell'istante la figlia fu guarita».
La reazione dei presenti nel gruppo di fronte a questa lettura è stata molto diversificata. Erano una ventina: alcuni non ne hanno avuta nessuna. Vi è in effetti in molti di noi un'attitudine per cui la parola del Vangelo si ascolta e non si discute. O rapiti in estasi o raccolti in un soporifero dormiveglia. In tutti i casi essa non presenterebbe nulla di nuovo: serve a confermare ciò che da sempre pensiamo e da sempre (non) facciamo. Altri dei presenti non avevano capito bene la lingua italiana, altri non si raccapezzavano sul senso. Una signora sostenne che per ottenere un miracolo bisogna insistere a lungo presso il Signore. Due intervenuti rilevarono invece molto strano, un po' xenofobo, il comportamento di Gesù. Dopo questa panoramica si è preso lo spunto per tentare una ulteriore spiegazione. Punto primo: Gesù è un ebreo, di sangue, di razza, di mentalità. Tale si sente, tale si esprime. Ama la sua terra, piange su Gerusalemme allorché prevede prossima la sua distruzione. L'attività missionaria egli la svolge quindi in Palestina, fra i suoi, del popolo eletto. Nel racconto su citato però Gesù si permette una puntatina oltre frontiera, al nord, verso Tiro e Sidone, ambiente di cattiva fama, e già da allora sempre in guerra contro gli ebrei. Ed è in quel territorio che gli si avvicina una extracomunitaria, chiedendo la guarigione della figlia. Gesù si sorprende anzitutto per il fatto che una donna prenda la parola in pubblico, per di più una nemica e di vile lignaggio, e poi perché proprio una di quelle popolane che alza la voce per attirare l'attenzione, scavalca il cordone di polizia e va a mostrargli i muscoli Gesù tenta di sdrammatizzare: "lo, cara la mia buona donna, sono un ebreo e sono stato mandato per gli ebrei. E il nostro pane noi lo diamo ai nostri figli e non a voi che siete dei cagnolini". Bel complimento, rasenta l'insulto. Per gli ebrei il cane era un animale immondo. E se per noi cagnolino significa piccolo e grazioso, per loro significava piccolo bastardo e di nessuna importanza. Questa donna però è inflessibile: si lascia anche maltrattare, ma ha il coraggio di esserci, chiede il miracolo come se fosse un diritto: voce potente di tutte le minoranze della storia. Il pane è di tutti, dei padroni e dei loro cani, la tavola è per tutti. E Gesù la esaudisce, non aveva alternativa. Qualcuno sostiene che qui il Signore avrebbe lasciato sfogare la straniera per accrescere la sua costanza e la sua fede. No, ci sembrerebbe esperimento crudele, sadico, di cattivo gusto: non è da Gesù. Altri invece vedrebbero un'altra spiegazione. Gesù si è incarnato nella nostra storia, nei nostri drammi, nelle nostre situazioni. Ebbene, questo egli l'ha imparato lentamente, man mano che le situazioni gli si presentavano. Gesù si era programmato per gli Ebrei? Ma il Padre suo invece aveva un altro progetto, e questa donna straniera glielo riprogramma una volta per tutte. Se è vero che Gesù ha sempre cambiato la gente incontrata sulla sua strada è altrettanto vero che anch'egli si è lasciato da essa cambiare e maturare, come nel nostro caso, prendendo così evolutivamente coscienza della sua figliolanza divina, della sua divinità, del suo "essere per tutti", senza preferenze, cioè della sua missione universale.
Conclusione: mutare atteggiamento di fronte al Vangelo. Non si ha da sfogliarlo, leggicchiarlo, ascoltarlo dal sacro ambone, prevenuti, precotti, preindottrinati, ma liberi e indifesi: sarà sempre una felice riscoperta.

Autore:
Albino Michelin
28.11.1998

Nessun commento:

Posta un commento