domenica 11 ottobre 2015

IO MISSIONARIO CAVALIERE? NO, GRAZIE

All’ inizio del 1999 ricevetti dall'Italia un malloppo postale con la seguente informazione datata 18.12.1998: "Alla cortese attenzione di D. Albino Michelin. Su proposta del nostro Delegato svizzero Cav. Dott. A. Costacurta ci onoriamo di prospettarle l'ammissione all'Ordine internazionale dei Cavalieri della Santa Spada di S. Galgano. Le prospettiamo inoltre anche in alternativa al precedente il conferimento dell'Ordine Imperiale di Carlo Magno di cui furono Gran maestri Federico Barbarossa di Svevia, tutti gli imperatorie Re della Casa di Svevia, Manfredi di Sicilia etc., F.to Conte A. Ceri, Gran Priore Italiano Ordine Carlo Magno". Insomma due Cavalierati, l'imbarazzo della scelta. Fra tante nuvole d'incenso chi non si sentirebbe rapito in cielo e volare dalle stalle alle stelle? Mi chiesi innanzi tutto da dove poteva essere partita questa segnalazione nei confronti del sottoscritto e la ricollegai al decennio passato a Basilea (1961-71), durante il quale avevo costituito soprattutto in direzione giovani un club culturale italo-svizzero, per il quale e con il quale organizzavo pure cicli di conferenze e di dibattiti a scadenza mensile dal titolo "Interrogativi dell'esistenza umana", che io stesso tenevo all'Università di Basilea.
Questo movimento veniva seguito da ragazzi che poi si fecero anche strada in tutti gli ambiti del sapere e seguito pure da molti connazionali emigrati, operai, lavoratori, casalinghe per i quali quel periodo costituì un'occasione di promozione umana. E tanti, quando mi incontrano, lo rammentano ancor oggi e ne serbano un bel ricordo. E questo pure per me come per ciascuno è gratificante. Orbene, il Cav. A. Costacurta apparteneva a questo gruppo, operaio amante della cultura e della riflessione, divenuto più tardi dottore, nonché scrittore in diversi generi letterari e cofondatore dell'Asis (Associazione scrittori italiani in Svizzera), cui pure il sottoscritto è membro, ma nella quale poco tempo ha per collaborare. Da questo circolo, suppongo, abbia preso avvio la segnalazione nei confronti del sottoscritto. No, grazie.
La mia rinuncia non parte da un senso di spregio (chi disprezza compera!) verso coloro, specialmente emigrati che hanno raggiunto tale riconoscimento, perché veramente se lo sono meritato sacrificando il loro tempo libero con spirito di altruismo e per una propria personale elevazione umana magari nonostante una malferma salute come nel caso di A. Costacurta. No, grazie. Ciò che un missionario fa, deve farlo per passione della professione, per il piacere del dovere. Questo come considerazione generale. Se poi caliamo giù a considerare un individuo come il sottoscritto, in tale onorificenza si troverebbe addirittura catturato in una camicia di forza, perché lontano dal suo look, dal suo carattere. In contraddizione con il verbo che va divulgando. Lo vedreste voi un tipo che circola vita natural durante in jeans, t-shirt, scarpe da ginnastica, una calzetta bianca e l'altra rossa simbolo dei colori del Vicenza Calcio? Improvvisamente apparire sfolgorante per la grande cerimonia in cappa magna, cappello napoleonico a doppia tesa, una rivolta ad oriente e l'altra ad occidente, con marsina, feluche e pennacchi armato imperiali fasciato di sontuosa greca di lucente durlindana alla Orlando, celebre cavaliere di Roncisvalle?
La gente si direbbe che questo tipo sta dando i numeri o sta arrivando dal Carnevale di Rio. No, grazie. Tale onorificenza sarebbe in contraddizione con il linguaggio del sottoscritto. In effetti, chi lo conosce lo considera ancora una delle poche voci libere di preti italiani in Svizzera, forse un po’ polemista, cioè uno che tenta di leggere la realtà in controtendenza. E secondo me, in un mondo di omologati, di allineati, di cervelli all'ammasso (anche nella chiesa) può rappresentare un fatto positivo, se non addirittura carismatico. Ma come si fa a conferire una onorificenza ad un tipo del genere? No, grazie. Da anni il sottoscritto contesta tutti i titoli ecclesiastici in circolazione! Da Sua Santità a Sua Eminenza, a Sua Eccellenza, a Monsignore, Reverendo, Don ecc., perché specialmente oggi fuori da ogni semplicità e povertà evangelica. Di fronte all'Istituzione, quella clericale compresa, diventerebbe un arrivista, uno svenduto, un incoerente. Dimostrerebbe che il potere logora solo chi non ce l'ha, ed ora che madre natura gliene conferisce un pezzetto con il titolo di Cavaliere, eccolo subito a dimenticare le proprie origini, a tradire le sue radici. Forse un gesto di debolezza del sottoscritto, che potrebbe temere eventuali ritorsioni o portarsi appresso il nomignolo di voltagabbana. No, grazie. Va detto senza ironia verso chi si merita e si fregia di tale onorificenza. Ma al sottoscritto bastano le parole di Gesù: "anche quando avrete fatto tutto ciò che dovevate, sappiate di essere serviti inutili".

Autore:
Albino Michelin
24.03.1999

Nessun commento:

Posta un commento