giovedì 8 ottobre 2015

TORINO E LA SINDONE: "LASCIATE CHE GLI ABORTISTI VENGANO A ME"

Con l'ostensione o esposizione della Sacra Sindone nel Duomo di Torino per 57 giorni, cioè dal 18 aprile al 14 giugno 1998, siamo entrati nel vivo delle prove generali del Giubileo 2000. Qui considero secondario il dibattito sulla sua storicità o meno, cioè se la Sindone sia una reliquia (lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù nel sepolcro), oppure una icona (immagine evocativa di Gesù) risalente al 1300. Dieci anni fa, l'allora Cardinale Ballestrero la dichiarò un falso storico, cioè creazione e devozione tardiva, Papa Wojtyla nel 90 la definì reliquia e oggi il Cardinal Saldarini, attuale arcivescovo dì Torino, senza mezzi termini professa la sua indiscutibile fede: essere quello l'autentico lenzuolo di Gesù, spazzando via tutti i dubbi ancora esistenti o meno circa la sua analisi scientifica. Non entriamo in merito. Nemmeno interessa approfondire il lato teologico o psicologico di questa realtà. Cioè dal punto di vista astratto e teorico è vero che la gente comune sente Dio troppo lontano, invisibile, impassibile, Trinità beata, e che quindi ha bisogno di umanizzarlo attraverso processi di incarnazione. Quello di Gesù è per i credenti evento storico verificatosi attraverso immagini, devozioni varie al S. Cuore, al Sacro Chiodo (nel mondo ne esistono 1.200 che si rifanno alla croce del Signore), alla Sacra Spina (ne esistono 3.000), al Preziosissimo Sangue, alla Madonna, ai Santi ecc ... Si potrebbe al limite anche pensare ad un Dio tonante come Giove secondo il concetto degli antichi Ebrei, ma ad un Sacro Cuore di Gesù con la lupara in mano, questo mai e poi mai! Il bisogno di un Dio compartecipe e solidale con i drammi dell'uomo! E questo in tutte le religioni, dagli induisti ai cattolici, senza tacciare i primi di politeisti e gratificare i secondi di monoteisti. Ogni religione popolare tende al politeismo, il quale altro non è che una forma di maggiore comunicabilità con l'assoluto ed universale Dio. In questo senso spiegare alla gente che solo a Dio e a Cristo si deve adorazione, mentre dalla Madonna e ai santi sarebbe consentita solo la venerazione, sono parole al vento.
II popolo tende a baciare tutto, tutto adorare (latino "ad os"= portare alla bocca). Ciò per lui costituisce un effetto placebo. Sostituisce tutte le pillole antidepressive, evita il tunnel dello smarrimento e del suicidio, ricarica di ottimismo Dal momento che alla salute psichica non fanno nulla di male, anzi, non c'è motivo di demolire queste devozioni. Non entriamo nemmeno qui in merito. Neppure ci interessa dibattere sul valore delle immagini, sacre o meno. E' noto dalla Storia che dal 720 per 120 anni ci fu guerra e non da nulla fra la chiesa romana d'Occidente e quella ortodossa d'Oriente, chiamata iconoclastia, cioè distruzione delle immagini. Fortunatamente si arrivò ad un trattato di pace siglato nell'843 con l'imperatore Teodoro, convenendo che la venerazione delle immagini significava venerazione delle persone rappresentate e non delle icone materiali. Si sa che la parola arriva all'intelletto, mentre l'immagine coinvolge mente e cuore, trascina. Noi che viviamo nella civiltà dell'immagine sappiamo bene il significato della videodipendenza. In effetti tutti sostengono che l'immagine della Sindone è di tale bellezza che, storica o meno, ti invita a pregare. Anche qui, a che serve creare problemi? Meglio evitarli. Né c'interessa paventare le eventuali strumentalizzazioni fra sacro e profano anche se in questo terreno il dibattito può alzarsi di tono e mostrare i pugni. In effetti molti possono vedere qui un misto fra religiosità, affari, operazioni turistiche. Un gigantesco business con sfruttamento multimediale dell'ostensione atta a sollecitare la superstizione e la creduloneria delle masse. In effetti il battage pubblicitario prevede 2 milioni di pellegrini turisti. In materia già si sono fatti sentire i protestanti valdesi del Piemonte che vedono disatteso il processo ecumenico con i cattolici, sempre pronti a scappare per la tangente e ad improvvisare colpi di testa. E i cattolici a rispondere che all'interno della propria area ogni confessione religiosa è libera ed autonoma di esprimersi secondo propri intendimenti. Ma ecco aggiungersi una terza categoria di cattolici con alla testa il teologo Molari ad affermare che tali fenomeni sono sociali, non religiosi e favoriscono solo la fede dell'esteriorità. Anche qui discorso aperto e non entriamo in merito. Ciò che invece  sembra degno di riflessione e di dibattito è il colpo di spugna sull'aborto, proclamato dal Cardinale di Torino. Secondo la vigente legislazione ecclesiastica chi decide (la donna) chi consiglia (il marito), chi procura l'aborto (staff medico ...) viene automaticamente scomunicato. E la scomunica gli viene tolta solo dal Vescovo. In ogni diocesi tale peccato può essere perdonato anche da alcuni sacerdoti confessori ad hoc incaricati, che poi sottopongono il caso al Vescovo entro 30 giorni, il quale, dopo esame, revocherà la scomunica. Ma ecco qui l'annuncio del Cardinale Saldarini: "Tutti gli scomunicati per aborto potranno venire liberati dalla colpa e dalla scomunica, mediante la confessione a qualsiasi sacerdote, all'interno del Duomo, accanto alla Sindone, nel periodo dell'ostensione dal 18 aprile al 14 giugno, senza ricorso al Vescovo". Il che significa che chi arriva dopo mezz'ora, anche se impedito per malattia e con certificato medico deve tornare alla normale burocrazia della colpa per ottenere il bollino di assoluzione dal vescovo. Ed è qua che molti credenti a ragione possono reagire e ribellarsi: un peso e due misure.
Questo pacchetto di agevolazioni sacro-turistico, questo decreto di amnistia e di clemenza, questo trattamento di favore è ritenuto mancanza dl rispetto verso tante persone che per motivi di lavoro o di denaro a Torino non ci possono andare. Senza involontaria ironia la Curia di quella città ha confermato e sancito che esiste sempre un trucco, un sotterfugio, un colpo di furberia che rende derogabile l'inderogabile. Nel grande mercato delle indulgenze anche il peccato dalla chiesa considerato il peggiore può essere mondato con facilità, basta un viaggetto di piacere in giornata, magari in occasione della partita di calcio Juve-lnter, al quale dare l'antico nome di pellegrinaggio penitenziale. La contrattazione della colpa (vedi uso ed abuso oggi da parte della magistratura italiana), che la chiesa sperimenta da secoli, è tipica del cattolicesimo mediterraneo, quello che provocò la giusta reazione di Martin Lutero, insorto violentemente contro il mercato delle indulgenze. A Torino e solo a Torino, nel Duomo, accanto alla Sindone è aperto un eccezionale Marketing della Redenzione: qui e solo qui per 57 giorni l'intransigenza diventa indulgenza, mentre altrove milioni di donne soffrono. Indubbiamente alcuni diranno che collegare il perdono e la generosità della grazia a periodi, luoghi, oggetti sacri fa parte della tradizione della chiesa. E ci si può riferire a mo' d'esempio al Toto indulgenze annesso al Sacrario di Wittemberg agli inizi del 1500, dotato di una serie dì indulgenze che arrivavano a due milioni di anni, periodo che al fortunato devoto veniva bonificato in purgatorio. Rispondo con un paragone forse paradossale ma eloquente che anche l'eliminazione degli ebrei è stata nella chiesa una "Tradizione Costante", cioè condivisa sempre, da tutti e dovunque ma che l'attuale papa con un pubblico mea culpa ha condannato. Oggi che l'uomo è diventato cosi sensibile ai diritti di eguaglianza, è discutibile che la chiesa di Torino adoperi una icona od una reliquia per assolvere da questi peccati. Arrischia l'impressione di essere Lei con la sua soggettiva mediazione a gestire le quotazioni, le azioni, i Bot della misericordia di Dio. Allorquando Gesù fece capire che nel ritiro della propria cella e della propria interiorità il Padre suo esaudisce la preghiera della conversione e del perdono compreso.
Quella cristiana è religione di altissima spiritualità e pratiche come questa significano svilirla a forme primitive e discriminatorie. Certo, il Cardinale Saldarini a Torino è a casa propria, e nella sua chiesa locale può crearsi spazi e decisioni di autonomia. Ma se applichiamo questo criterio di comportamento anche alle altre diocesi, allora pure altri vescovi possono legiferare in proprio su materie meno importanti, come il matrimonio dei preti e il sacerdozio delle donne. Mentre ne sono impediti dal fatto e con l’ingiunzione che tutta la chiesa "deve" procedere in unità ed uniformità: Sindone ed aborto a prima vista non presentano fra di loro nessun rapporto significativo, invece letti in profondità e in questo contesto si prestano ad una serie di riflessioni con finestra aperta a tutto il Cristianesimo: alla sua storia, alla sua essenza, alla sua credibilità.

Autore:
Albino Michelin
15.05.1998

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