venerdì 18 settembre 2015

BAGARRE ISTITUZIONALE PER LA PREGHIERA DELL'ALPINO

L’episodio insolito è successo nella Festa dell’Assunta 15 agosto u.s. al Passo S. Boldo, un valico che congiunge le province di Treviso-Belluno, durante la messa celebrata nella omonima chiesetta costruita dagli alpini. Va detto subito che il contrasto non aveva per oggetto il Corpo degli Alpini in genere e in quanto tale, ma a causa di due espressioni contenute nella preghiera dell’alpino. Prima di entrare nel diverbio va premesso il grande apprezzamento che si meritano gli alpini per la loro solidarietà nelle necessità di ogni tipo dimostrata costantemente dalla fondazione ad oggi. Un proverbio popolare dice: “Alpin scarpe grosse, cervello fin. “Da aggiungere: cuore grande. Conoscere un po’ la loro storia è una premessa d’obbligo. Nell’immaginario collettivo l’alpino è associato soprattutto al suo cappello rappresentativo con penna nera per la truppa, penna marrone per i sottufficiali, penna oca bianca per i maggiori e i generali. Storicamente deriva dal cappello di Ernani, indossato dal protagonista dell’omonima opera lirica di Verdi nel 1844. E poi il binomio inscindibile con il mulo che per 130 anni fino a dopo la seconda guerra mondiale fece dei grandi servigi per il trasporto delle armi e i rifornimenti logistici, sostituito infine dalla motorizzazione. Il Corpo alpini fu istituito il 10 ottobre 1872 da Vittorio Emanuele II, inizialmente per proteggere i confini montani dell’Italia Settentrionale, baluardo patrio “di qui non si passa “, con precise caratteristiche: senso del dovere, attaccamento alle tradizioni, orgoglio degli emblemi, spirito di corpo, solidarietà fra i commilitoni e continuità di questi valori anche una volta in congedo. Il loro battesimo di fuoco avvenne nella guerra di Abissinia nel 1887 e poi via via in tutti gli altri conflitti, prima e seconda guerra mondiale, memorabile l’inverno russo sul Don in Ucraina dove il 12-26 gennaio 1943 l’Italia conobbe la disfatta della Divisione Julia con 40 mila morti fra amici e nemici rimasti sotto la neve. Ma la specificità degli alpini più che in attività militari si distinse e continua a distinguersi per solidarietà civile e volontariato. Dal terremoto di Messina nel 1908, a tutti gli altri come al disastro del Vajont 1963, al terremoto del Friuli 1976, a quello dell’Irpinia, a quelli recenti di L’Aquila e dell’Emilia, alle varie inondazioni e disastri naturali il Corpo degli Alpini fu sempre in prima fila con sacrifici e abnegazioni. Ed anche nella missioni all’estero: Albania, Balcani, Mozambico, Bosnia, Kosovo, Afghanistan …. Attorno a loro si è creato pure tutto un repertorio musicale che la maggioranza del popolo italiano conosce ed apprezza nei numerosi concerti: La Montanara, La penna dell’Alpino, Montegrappa, Di qua di là del Piave, Valsugana, Era una notte, Sul ponte di Bassano bandiera nera, sul Ponte di Perati, Tapum, Sul cappello, il Silenzio, Il testamento del capitano, Quel mazzolin di fiori, Monte Cauriol, Da Udin siam partiti, Monte Pasubio, Signore delle cime, Nikolajewka (di B. De Marzi dedicato ai morti della campagna in Russia) ed infinite altre. Ed arriviamo alla preghiera dell’Alpino, composta nel 1935 dal colonnello Gennaro Sora e che nel frattempo ha conosciuto qualche piccola variante. Una frase recita anche cosi‘: “Dio, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana… E tu Madre, benedici i nostri battaglioni “. Il sacerdote incaricato per la messa prima della lettura pose la condizione di sostituire „armi contro“ con „anime di fronte“. Per cui tutta la frase corretta sarebbe suonata cosi‘: “Dio, rendi forti le nostre anime di fronte chiunque minaccia la nostra patria, ecc. “. Male ne incolse, il presidente dell‘ Ana (Associazione nazionale alpini) invitò i fedeli ad uscire di chiesa dove all‘esterno fece recitare la preghiera senza censure. Una bagarre all’italiana cui ovviamente si associarono i politici. E che c’entrano? Tutti leghisti che parlano alla pancia della gente? Maroni: “pura idiozia voler cambiare il testo “. Salvini, quello delle ruspe contro gli stranieri che doveva rifarsi dell’espressione di Galantino, segretario dei vescovi italiani, il quale lo aveva stigmatizzato con „sono quattro piazzisti che a scopo elettorale dicono fanfaronate e frasi insulse. “Al che il segretario Lega si sente in dovere di replicare“ sono sempre più sconcertato di certi vescovi. W. gli alpini. “Luca Zaia Governatore del Veneto, quello che dopo aver paventato la minaccia africanizzazione della regione aveva sentenziato: “i vescovi danneggiano il mio Veneto cattolico“ Il mio? E che siamo ai tempi degli imperatori stile Barbarossa? Fino a prova contraria il cattolico come qualsiasi credente in una religione appartiene a Dio. Ma qui ci interessa il suo intervento sulla preghiera alpini: “Abolire quelle parole è come vietare l’Ave Maria in chiesa, come togliere agli alpini la penna sul cappello“. Si può rispondere che l’Ave Maria è un canto amoroso, la preghiera dell’alpino un po‘ meno, in quelle due parole c‘è tutto l’opposto. Chiaro che dal punto di vista personale ogni alpino puo‘ appartenere al partito di sua scelta, ma il Corpo Alpini in quanto tale dovrebbe agire per solidarietà e la solidarietà non conosce colore politico. Insomma da una quisquiglia si è passati ad uno scontro politico-istituzionale.  Ma tentiamo di fare il punto: la preghiera è stata composta 80 anni fa, contesti storici molto diversi. Ovvio che oggi vicino alle frontiere libico-africane con centinaia di morti anche quel prete della messa si sia sentito alquanto imbarazzato a permettere in chiesa una preghiera contro i „ nemici invasori delle nostre frontiere“. Inoltre anche gli alpini dovranno concedere che, pure salvaguardando le tradizioni come da loro statuto, il mondo va cambiando e anche la religione deve dare interpretazioni attuali. E su questo sarebbero d’accordo pure i grandi alpini scomparsi della Seconda Guerra mondiale: don Gnocchi, G.Bedeschi, M. Rigoni Stern, N. Revelli, ecc. Poco tempo fa nel santo della Messa si recitava „Dio degli eserciti“, oggi lo si è cambiato in „Dio dell’universo“. Se noi dovessimo leggere in chiesa le preghiere esistenti nella Bibbia Antico Testamento e nel Corano, saremmo in stato di guerra permanente. Ne vogliamo citare una fra le tante cattoliche? „O Dio distruggi l’avversario e annienta il nemico“ (Siracide 36,6). Indubbio che gli scrittori del tempo mettevano in bocca a Dio i loro sentimenti di avversione e di odio contro i nemici e lo tiravano dalla loro parte. Bisogna interpretare, superare, attualizzare. Stiamo tentando di evitare guerre fra religioni e arrischiamo delle nuove all’interno della nostra. Ovvio che al di fuori dei momenti ufficiali religiosi ognuno può inventarsi le preghiere che vuole. Per decenni, in parte a ragione, abbiamo accusato la Chiesa di benedire guerre e armi, ed ora che un pretino od altri o dei prelati tentano di mettere un limite al catto-militarismo ne dovremmo essere grati.

Autore:
Albino Michelin
30.08.2015

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