martedì 8 settembre 2015

LA CHIESA E LA DONNA

Uno spirito originale, allorché la chiesa anglicana ha deciso nel 92 di conferire il sacerdozio alle donne, tratteggiò una vignetta: "La Chiesa nel passato ha sempre avuto un buon rapporto con le donne: quello di farci riempire le chiese e pulirne i pavimenti". Caustico ma efficace pone il problema senza interesse di parti. Si continua a leggere ancor oggi in qualche rivista cattolica a indirizzo popolare e in qualche bollettino parrocchiale essere volontà di Dio e di Cristo il divieto di sacerdozio alle donne. E si vanno quindi a selezionare come fior da fiore tutti (passi del vangelo in cui si dimostra l'asserto. Gesù sceglie 12 uomini come apostoli (Mc 3, 13-19), nessuna donna. Nell'ultima cena soltanto i dodici apostoli furono ordinati sacerdoti (Lc 14-18) niente donne. Gesù conferisce agli apostoli (maschi e non femmine) il potere di rimettere i peccati, di confessare (Gv 20, 19-23). Gesù appare agli undici dopo la Risurrezione e manda loro (non le donne) a predicare in tutto il mondo. Vengono si talvolta nominate anche le donne ma solo per mostrarcele in atto di preghiera e di clausura (Atti 1,41).
Penso sia sufficiente questo breve elenco citato dagli oppositori al sacerdozio delle donne nella chiesa cattolica romana. Ci si può domandare: ma come mai tanto astio, fegato guasto, supponenza, saccenza verso le donne preti. Ovviamente si tratta di maschi, vissuti per due millenni con il privilegio del sapere, dell'avere, del potere. E anche del potere sacro. Dato di fatto plausibile nel passato, ingiustizia e discriminazione nel futuro. Partiamo dal comportamento di Gesù: È certo che lui non ha conferito il sacerdozio né ruoli di autorità alle donne. Nemmeno compiti di animazione del gruppo apostolico, dei discepoli o della chiesa primitiva. Ma con ciò affermare che Gesù ha "voluto escludere la donna dal sacerdozio" è un falso storico. Sarebbe come dire: dal momento che Gesù non è andato in aereo, così neanche papa Wojtyla può girare il mondo in jet. Il discorso invece è molto più semplice: Gesù non ha viaggiato in Caravelle, perché ancora non c'era. E quindi si è accontentato del somarello. Il paragone calza molto bene anche per spiegare la questione del sacerdozio alle donne. Gesù si trovava a vivere in una cultura nella quale le donne non contavano nemmeno numericamente. La donna era fuori anagrafe e censimento. Leggi il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci in cui Matteo dice che a mangiare erano in 5.000, senza contare le; donne e i bambini. In secondo luogo alla donna era vietato l'accesso alla scuola e alla cultura. Si aveva al tempo di Gesù Scribi, ma non scribesse. E nel Talmud, specie di saggezza popolare ebraica ancora viva ai tempi di Gesù si trova: "piuttosto che insegnare la legge ad una donna insegno al mio asino a salire su per un palo.
Dal punto di vista religioso vigeva un concetto tipico del medio oriente (più tardi codificato nel Manicheismo): cioè il dualismo. L'uomo è composto di anima e corpo: l'anima viene da Dio, il corpo dal diavolo. La società è composta di uomini e donne: l'uomo è di Dio, addetto alle cose sacre. La donna è il peccato del diavolo, male necessario per la procreazione biologica. Che Gesù sia stato trovato a parlare con una donna, in pieno mezzogiorno, sole a picco, seduto vicino ad un pozzo, ha fatto scandalo: la donna è impura e impuro diventa chi con lei si mette a confabulare. Ed è per questa mentalità che fino a poco tempo fa si impediva alle donne mestruate di ricevere i sacramenti e si ordinava alle partorienti di purificarsi con la benedizione prima di entrare in Chiesa.
Gesù dunque che pure ha contestato in profondità il cuore dell'uomo, come metodo per la propagazione del suo verbo ha dovuto scegliere dei maschi, semplicemente per non fare un buco nell'acqua. La donna allora non aveva né arte né parte, non godeva di nessun credito, farla apostolo era impensabile, insostenibile. Strano però che ancor oggi li facciano circolare nelle comunità cristiane queste barzellette: "Gesù era maschio e quindi il sacerdozio per legge divina è riservato ai maschi". Far passare per volontà del Dio Altissimo ciò che era una opportunità storica provvisoria significa barare. Oggi la donna ha acquisito in società il suo ruolo, la sua dignità, la sua parità. Questione di tempo per cambiare una mentalità ed una legislazione ecclesiastica in merito: ma il sacerdozio delle donne potrebbe costituire un supplemento d'anima in una chiesa rimasta troppo razionale e maschilista.

Autore:
Albino Michelin
29.05.1993

Nessun commento:

Posta un commento