domenica 6 settembre 2015

PERCHÉ NON HO BATTEZZATO MIO FIGLIO

In una libera discussione su problemi religiosi, una signora che desidera l’anonimato ha voluto rendere pubblica la sua opinione in merito.” Ho un bambino di due anni e mezzo che ancora non è stato battezzato. Potete immaginare se amici e conoscenti in questo tipo di società mi lasciano del tutto tranquilla, anzi. Non l'ho voluto battezzare perché ritengo che la religione sia una libera scelta, non un'imposizione da subire passivamente. Ogni genitore può e deve scegliere il tipo di educazione che ritiene sia il migliore per fare di una creatura un uomo capace di affrontare la vita, e questo mi sembra non avvenga in campo religioso. E' sufficiente ripetere un'abitudine che dura da secoli senza domandarci se è proprio necessario assecondarla ciecamente e senza una presa di coscienza personale? Non è una critica contro nessuno se affermo che tanti dei nostri battesimi non sono dati per fede dei genitori, ma per formalismo, per paura del "limbo" e delle malattie, per tacitare le pressioni dei nonni, per paura dell'occhio sociale. Se oggi ci vuole convinzione e fermezza nello scegliere l'amministrazione del battesimo, ce ne vuole altrettanta nel rifiutarla. Se si pretende di essere nel giusto battezzando, lo si è ancora di più domandandosi: «ma perché devo proprio battezzare mio figlio?». Mi si risponde: «in una società come la nostra ci sono delle regole che vanno rispettate. Ogni bambino di genitori cattolici, diventa automaticamente cattolico e come tale deve ricevere e fare determinate cose: battesimo, cresima, comunione. Poi quando sarà grande e avrà la facoltà di scegliere farà come vuole lui». Personalmente penso che questo concetto sia dapprima molto formalistico o legale: un figlio di italiani diventa automaticamente italiano, ma non così per quanto riguarda la fede. Italiani si nasce, cristiani si diventa, sì sceglie di diventare. E poi mi sembra un concetto di fede scaricabarili «io ti faccio cattolico, poi sono affari tuoi». In questo modo che cosa insegniamo alla nuova generazione? Ad essere dei credenti indifferenti come noi? Per me la religione, di qualsiasi tipo sia, completa l'essere umano, lo fa sentire sicuro, aiutandolo a superare le inevitabili difficoltà. Però mi sembra che per la maggior parte della gente (che pure battezza e fa tutto il resto in chiesa) Dio sia una realtà inutile. Preferisco al limite gente che odia e combatte Dio a spada tratta, perché in qualche modo vuol dire che ci crede, anziché la gente che di Dio se ne frega. E poi mi disturbano questi battesimi con spreco di denaro che sono un insulto alla miseria del mondo. Quando nasce un bambino subito si apre un libretto in banca sul suo conto, ma perché in occasione del battesimo i cristiani non aprono un libretto sul conto di un bambino etiope che muore di fame? Il nostro battesimo è un'occasione di spreco, e non, come dovrebbe essere, l'ingresso nella comunità cristiana e umana, assumendosene le tragedie, le sofferenze, le difficoltà. Mi domando anche se mio figlio non battezzato un domani sarà discriminato, segnato a dito dalla gente e dai cattolici del nostro ambiente. Per me sarebbe una ulteriore dimostrazione che questi cattolici non hanno capito niente della fede che è, ripeto, una libera e convinta scelta di coscienza. Oggi si parla tanto di libertà di coscienza: Gesù Cristo, che non ha mai battezzato bambini piccoli ma invitato al battesimo solo gli adulti, è stato un convinto assertore della libertà e conversione della coscienza. Poi tutte queste belle teorie si sono perse per la strada e siamo arrivati ad un periodo di chiesa che fa aggregazione di partito: la forza del numero. Non pretendo che la mia opinione divenga linea di condotta della comunità cristiana o che si abolisca il battesimo dei bambini, ringrazio solo perché mi si è dato lo spazio per un problema di attualità.”

A cura di
Albino Michelin
18.03.1985

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