domenica 6 settembre 2015

LA CHIESA E GALILEO

Le cronache di attualità ci conducono a ritornare su questo caso per riflettere sul come la Chiesa di oggi ha tentato di liquidarlo. Anche perché esso ripropone il rapporto Fede-scienza, talvolta come complementare, tal'altra come dissenso e conflittualità. Tutti conosciamo l'antefatto. Galileo Galilei (1564-1642) nel 1632 in base ad alcune analisi scientifiche afferma l'eliocentrismo, contro il tradizionale geocentrismo. Cioè è la terra a girare attorno al sole, centro del sistema, e non viceversa. Il Tribunale dell'Inquisizione (o Santo Ufficio) l'anno seguente, con Papa Urbano VIII felicemente regnante, condanna tale proposizione come assurda, falsa in filosofia, e formalmente eretica in quanto contraria alle Sacre Scritture. Infatti Giosuè (Capo 1O v. 12) combattendo contro i suoi nemici gridò: "Fermati o sole “, il che significa, secondo il Tribunale, che è il sole a muoversi e non la terra. Una interpretazione sulla linea degli attuali testimoni di Geova che tutto spiegano al suono materiale dei vocaboli e della lettera. Galileo, volendo restare cattolico, dovette abiurare alla sua dottrina. Ma che sarebbe successo se i suoi discepoli avessero fatto altrettanto? Si obietterà che non fu Urbano VIII a condannarlo, ma un suo tribunale. Si può anche rispondere che quel Papa avrebbe dovuto intervenire ad oppugnare una tale sentenza. Un sommo pontefice, come un padrone d'azienda, deve sapere ciò che si passa a casa sua. Altrimenti vale il detto "Chi tace acconsente". Orbene, il 31 ottobre di quest'anno 1992 Papa Wojtyla pronunciò un solenne riconoscimento nei confronti di Galileo. Insomma lo riabilitò. La Chiesa Cattolica ha impiegato 359 anni per riconoscere che lo sbaglio o il torto era suo. Proprio in un terreno, quello dell'interpretazione della Bibbia, che doveva essere di sua specifica competenza. Però Papa Wojtyla ebbe la "diplomazia" di esprimere le cose in tal senso da trasformare l'errore del passato in un occasionale incidente di percorso, in un insignificante malinteso sulla strada del pieno e totale connubio fede-scienza. Rincresce notare come questo accomodamento sia troppo tardivo ed inoltre, anziché un pentimento, venga dalla chiesa gerarchica rivestito di trionfo. Morale, la chiesa non sbaglia mai, la chiesa non ha nulla da confessare al popolo di Dio, ha solo l'incombenza di confessare gli altri, di chiamare al suo confessionale tutti i peccatori della terra, dai neonati ai moribondi. Rincresce vedere una chiesa che sempre si salva per il rotto della cuffia, e vuole raccogliere dove non ha seminato, o dove addirittura ha osteggiato ricerca scientifica e progresso in nome di Dio, cioè in nome di una soggettiva interpretazione della sua parola. Ma non possiamo sbagliarci tutti? Sì, basta riconoscerlo. Oltre a Galileo il caso Darwin (1809-1882) non è meno significativo. Sosteneva che l'uomo è il risultato di un lungo processo evolutivo, e quindi la descrizione biblica (Genesi c. I) del pupazzetto di terra che sotto il soffio di Dio diventa improvvisamente uomo è un genere letterario, modo popolare di esprimersi. Ma ecco subito la condanna di Papa Pio X nel 1907 (Enciclica Pascendi) la quale sostiene fra l'altro che la Bibbia va interpretata alla lettera, ripeto, come proprio oggi fanno i Testimoni di Geova, essi pure condannati dalla Chiesa. Per Pio X non possono essere usati i metodi critici della moderna storiografia quale strumento per intendere le Sacre Scritture.
La stessa condanna arriva da Pio XlI nel 1950 (Enciclica Humani Generis) la quale sostiene il monogenismo (l'uomo deriva da una sola coppia iniziale) contro il poligenismo di estrazione Darwiana (l'uomo per evoluzione deriva da numerosi ceppi preistorici). Ma a quando la riabilitazione di Darwin, di R. Murri, di Bonaiuti? Dobbiamo aspettare ancora 359 anni o 492 anni come per il Savonarola? Lo stesso rapporto fede-scienza rispunta ancora oggi con la biogenetica, fecondazione in vitro, impianto di embrioni. Giusto e sacrosanto che la Chiesa aiuti gli scienziati a riflettere e a ragionare, però non si metta a condannare precipitosamente per poi attendere 5 secoli alla riabilitazione con l'umiliazione delle pive nel sacco. I contributi della scienza non vanno mai né subito battezzati, né subito scomunicati, vanno pazientemente e con competenza discussi. Rincresce vedere una chiesa dovunque presentarsi come maestra di verità, quando prima dovrebbe essere discepola del suo Signore e confessare i suoi errori allorché al suo Signore fosse stata infedele. E' qui che si gioca la sua credibilità nel mondo di oggi.

Autore:
Albino Michelin
29.12.1992

Nessun commento:

Posta un commento