giovedì 17 settembre 2015

NON UCCIDERE CAINO!

Questo comando di Dio che noi leggiamo nella Bibbia (Genesi 4, I 5) ci riporta ovviamente ad uno dei tanti casi clamorosi avvenuto negli Stati Uniti: ad esempio l'esecuzione di O'Dell mediante Iniezione letale Il 25.7.1997, e quindi ad una riflessione sulla pena di morte. Nella canea vociferante di milioni di persone sulla terra, né gli interventi del Papa e di Madre Teresa di Calcutta hanno spostato di un pelo le decisioni di Allen, governatore della Virginia. "O'Dell, brucia in pace", gridavano gli americani davanti alla camera della morte, e al mondo Intero: "noi ci siamo fatti i fatti nostri e voi fatevi i vostri.” Ora altri 3000 attendono la morte là, In un continente "cristiano", che ritiene somma giustizia il farsi vendetta. Le ceneri di O'Dell ora riposano nel cimitero di Palermo, cosi ha deciso Il sindaco Orlando. E forse non a torto, perché O'Dell non è un eroe ma un simbolo. Non Importa se fosse innocente o colpevole, quando si uccide si commette sempre un crimine. È come Il monumento del Milite Ignoto a Roma. Non importa a chi sia dedicato, ma è li monumento contro la follia della guerra, di tutte le guerre. La tomba di Palermo è la condanna contro ogni società convinta che uccidere sia l'unica reazione possibile contro chi uccide. Al tempo di Elisabetta la Grande (1570) in Inghilterra era consuetudine che gli assassini venissero portati In piazza, dove Il boia, fra I cachinni della plebaglia, strappava loro Il cuore dal petto vivo, per mostrarlo trionfante alla regina. Morbosa, sadica, arcaica barbarie. Oggi sono cambiate le tecniche del patibolo, l'ago, Il cianuro, la "poltrona" elettrica, ma non la logica del cuore che suona tale e quale: "chi uccide deve essere ucciso". Assurdo contrastare un omicidio compiendone uno ancor più grave. A mente fredda, con lucido calcolo. Come avvenuto per Norlo Nagoyama, detenuto In carcere per trent'anni e alla fine giustiziato nel progredito Giappone (31.8.97), un mese dopo O'Dell, senza che nessuno della pubblica opinione muovesse un dito. Si vede che anche il buonismo delle masse si era presto sgonfiato. Si sa che alcuni invocano la pena di morte quale deterrente contro delinquenza e delinquenti. Ma è solo spaventapasseri, accertato che essa non diminuisce i casi di malavita e criminalità. Sappiamo anche dell'argomento di qualche cattolico "arrabbiato" appellantesi alla tradizione della chiesa, dimostratasi assai prodiga nella pena di morte, sino ad abolirla in Vaticano nel 1976, Cardinale Casaroli e Paolo VI. Uno degli ultimi Stati, persino dopo l'Italia (1941). Per via dello slogan che la chiesa è sempre all'avanguardia, asserto ovviamente riferito al cattolici di cui sopra. Orbene, le scelte sbagliate di allora non sono una giustificazione per ripeterle oggi. La giustizia moderna, che senza tanto scalpore si identifica con il Vangelo, tende oggi ad educare ed a redimere. Chi nega la vita nega e sopprime ogni possibilità di redenzione. Questo è il frutto del nostro penalista Cesare Beccarla (1738·94) con il suo libro "Dei delitti e delle pene", che la chiesa del tempo mise all'Indice, come si dice "scomunicò", in quanto essa stessa in quel tempo alimentava santi roghi, sante forche e sante mannaie.
È di questi giorni la stesura ultima e definitiva del Catechismo della Chiesa Cattolica. Strano: la pena di morte viene ancora ammessa, sia pure come estremo rimedio al bene pubblico. Paura di rompere con una certa tradizione o compromesso (politico) con i vescovi USA, suggestionati dall'amore che il loro gregge nutre per la sedia elettrica? Si sa che questo catechismo l'hanno compilato i teologi e non il Papa in persona. Immerso nel suoi viaggi planetari non si può pretendere che trovi il tempo per concentrarsi su una enciclopedia di 800 pagine ad esaminare punti e virgole. Speriamo che gli vengano però a fischiare sulle orecchie questi cedimenti e queste ambiguità. E ci auguriamo che dal balcone di San Pietro, oltre a chiedere perdono per le vittime dei vecchi carnefici vaticani, consigli o ordini come suo stile a tutti i cattolici di finirla con questa pena di morte. Un Papa così forte nelle sue sfide, cosi terribile nelle sue Invettive, così guerriero nel difendere l'embrione umano sin dal seno materno, a lanciare tale dichiarazione non farebbe altro che un atto di coerenza. Dio rispettò la vita di Caino, gli diede una chance: lo condannò in giro per li mondo e per tutta la vita al lavori forzati. Cosi Caino da animale diventò ancora un uomo.

Autore:
Albino Michelin
22.10.1997

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