giovedì 10 settembre 2015

AMORE E ISTERIA VERSO LA NATURA

Quando si parla di natura, istintivamente corriamo con il pensiero all'ambiente, al regno vegetale (piante, fiori, erbe), e regno animale. Certo, la natura è tutto questo, va amata e rispettata perché habitat dell'uomo. Attualmente però stiamo vivendo questo rapporto con una serie di contraddizioni. Di recente, nel mantovano, una ragazza di nome Elisabetta incontrò per fa strada un gattino abbandonato. Sensibile animalista come ama definirsi, lo caricò in macchina, sospese ogni sua attività per soccorrerlo. Chiese latte, un panno per riscaldarlo. Lo condusse dal veterinario per stabilire il suo stato di salute e il pericolo di infezioni. Arrivò telefonicamente un devoto pellegrinaggio a sostegno di quel gesto eroico. Il gatto sopravvisse a spese considerevoli. Forse con minor impegno e minor denaro si potevano salvare due o tre bambini del terzo mondo o nelle baraccopoli di periferia. Ma non cadiamo nel solito moralismo. Wanda, un 'altra eroina della natura. Terrorizzata dai ragni, esige che il padre li uccida. E pensare che il ragno non disturba, è silenzioso e al giudizio di molti, bellissimo. Dunque esiste una natura buona quella del gattino, un'altra cattiva quella del ragno. Una natura manichea o forse classista: animali poveri da macello e altri ricchi da salotto. Una contraddizione se questo è amore per la natura! Dare al proprio gattino un vasetto di carne di coniglio è commovente, un segno d'amore per la natura animale felina non certo per quella del nostro tranquillo roditore. Per un delfino si fanno sacrifici enormi, per un caribù nemmeno un'offerta. Farsi condizionare dall'estetica porterebbe all'estinzione di alcune specie ritenute orrende rispetto al koala e alle bertucce, ma altrettanto necessarie per l'equilibrio della natura. Noi abbiamo esplosioni d'amore per gli animali docili, curiosi, carini. Pochi si preoccupano veramente dei serpenti e degli scarafaggi, o lottano per impedire la perversione delle gare di bellezza canine e feline: con animali profumati, pettinati, nutriti a base di diete rigidamente controllate e selezionati seguendo prestigiosi pédigree. È facile innamorarsi delle tartarughe di mare, ma nessuno ama i pidocchi e le zecche dei cani. Rapiti in estasi verso le religioni orientali, siamo ben lontani dall'atteggiamento buddista dei monaci che passano l'acqua con un filtro per non bere gli insetti per amore di tutti i viventi e non solo di quelli carini. Ragazzi che amano le farfalle e poi fanno strage di bruchi e di mosche perché fanno schifo. A pranzo in un recente matrimonio in quel di Bologna era seduta accanto a me Angela, di profonda fede animalista seguace di Brigitte Bardot e Lea Massari. Da vent'anni vegetariana, non tocca nessun tipo di carne. Invidia chi ha la fede cattolica, perché crede in un Dio assoluto ed in una morale altrettanto assoluta. Lei invece la fede nell'assoluto deve esprimerla attraverso il rispetto agli animali. Il che significa che un Dio o uno ce l'ha o deve crearselo. È sorprendente nella nostra società il contrasto fra fa difesa di una specie di viventi non umani e l'insensibilità per l'uomo magari di pelle nera o gialla. I negri o i filippini, i ninos de rua del Brasile non contano quanto un koala, come se l'uomo non fosse un animale e non dovesse interessare la società per la difesa della natura. Una maggiore attenzione e più profonda lettura della creazione non guasterebbe. Anche senza prendere alla lettera il primo libro della Bibbia, e quindi accettando il suo simbolismo, fa riflettere il fatto che Dio abbia creato nell'ordine i minerali, i vegetali, gli animali, l'uomo.  L'uomo ultimo nell'esecuzione, primo nell'intenzione. Tutto è dunque al servizio suo, non sfruttatore, ma gestore della natura. Gatti, cani, porcellini d'india, merli, pappagalli, sono gli amici dell'uomo e vanno in amicizia coltivati. Ma durante le ferie alloggiare il proprio cane a euro 25 al giorno nel pensionato animali e poi ignorare gli anziani del ricovero, oppure, come avvenuto recentemente, riscaldare ii proprio criceto sul sofà e lasciar morire di freddo la nonna ... Beh. Tutto questo potrebbe chiamarsi isteria della natura.

Autore:
Albino Michelin
02.09.1995

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