domenica 6 settembre 2015

CHIESA E TANGENTOPOLI

Ciò che nella chiesa e nel mondo cattolico italiano non è riuscito a fare S. Pietro, capo degli apostoli in due mila anni, lo ha fatto invece il giudice Di Pietro, capo dei magistrati di Milano, in una stagione. Ci trovano totalmente consenzienti le dichiarazioni del Card. Ruini e dei vari prelati vaticani che in questi giorni dell’inverno 1993 vengono diramati da tutti i pulpiti televisivi: condanna degli illeciti, delle raccomandazioni, del clientelismo, anatémi sui corrotti, in prima fila democristiani in quanto portaborse della politica cattolica. Il nostro consenso però a tale intervento non può e non deve giustificare il ritardo con cui la chiesa italiana si pone il problema della pubblica moralità, della legalità, della onestà politica. È riuscita a salire sull'ultimo vagone di un convoglio pilotato non da Wojtyla ma da Di Pietro. E questo è il nostro rammarico: la tangentopoli è stata in gran parte causata e legittimata dalla Chiesa italiana. Non è bestemmia anticlericale e mi spiego. Nell'ultimo cinquantennio la preoccupazione della Chiesa in Italia è stata solo quella dell'anticomunismo. Tutto era lecito pur di liquidarlo: consociativismo, abbinamenti, complotti, favoritismi, camorra, tangenti, mafia. Il fine giustificava i mezzi. Quello che la chiesa aveva condannato in Macchiavelli, quello che continuava a condannare nel campo sessuale essa invece lo attuava nel campo politico con il partito cattolico. Non si dimentichi che il 1O aprile dell'85 persino il Papa si è mosso da Roma alla volta di Loreto nella grande settimana dei cattolici italiani con l'invito a votare uniti, che significava votare DC. Intervento sulla stessa linea l'ha ripetuto il Card Ruini nel 92 prima delle votazioni del 5 aprile e perfino prima delle votazioni parziali del dicembre seguente: nel clima di mani pulite tale invito poteva suonare provocazione, negazione all'evidenza. Ma per certi uomini di chiesa questo invece significa fedeltà alla tradizione. Il clima dei nostri connazionali cattolici in Svizzera non si scostava molto da quello italiano se ad esempio un Grilli riteneva logico il 24.11.85 organizzare il convegno della DC elvetica nella Missione di Berna e se alcuni sacerdoti di emigrazione difendevano questo tipo di matrimonio con sacro furore medioevale. Tutto era lecito a patto di sconfiggere il comunismo. Insomma turatevi il naso e votate DC: in Italia, in Svizzera, nel mondo!
Ora privati del nemico comune, incapaci di proporre un nuovo modello di società, è venuto alla ribalta il marcio ed il malcostume da tutti in questi anni condiviso e praticato, chiesa consenziente. Inutile a questo punto sostituire birilli e boccioni, Andreotti con Martinazzoli. Azzerare o dimezzare la DC è solo superficiale operazione di cosmesi, atta a bidonare ancora una volta il popolino sottosviluppato. E una nuova mentalità invece che va rifondata! In secondo luogo: alla Tangentopoli si è potuto arrivare perché la Chiesa italiana ha purtroppo ceduto alla tentazione di preferire il diritto alla morale. Non per niente la nostra è la Patria del diritto il diritto mi permette di fare qualsiasi cosa finché non arriva uno che me lo impedisce con la galera. Chi agisce con la logica del diritto non ha freni, ma solo egoismo. Nella morale invece ci siamo noi, la nostra coscienza. Dio. Non serve mentire. Chi mente è fuori dalla morale. Orbene: il caso Marcinkus ad esempio è sintomatico a riguardo. Vescovo o cardinale romano, presidente dello Jor banca del Vaticano, concorso in bancarotta fraudolenta nell'Ambrosiano, "implicato" nella morte di Calvi, raggiunto da un mandato di cattura. Il vaticano versa nel maggio del 1984 la bellezza di 4 mila miliardi, per tacitare l'affare. Marcinkus così non ha da essere giudicato, lo vieta un concordato di immunità clericale. Indubbiamente se c'era un Di Pietro anche Marcinkus finiva con Craxi in gattabuia. Ma in Italia, nella chiesa italiana, allora no. Si viveva nei meandri, nei labirinti del diritto. Ed è per questo che una chiesa di furbi ha potuto generare un popolo di furbi. Adesso si tenta di recuperare la morale, la trasparenza, l'onestà: sia ringraziato il cielo. Ma per piacere togliamoci le fette di salame dagli occhi: noi chiesa, noi cristiani, non dovevamo aspettare un Di Pietro quando abbiamo da duemila anni un vangelo che ci comanda, non soltanto mani ma soprattutto cuori e azioni pulite.

Autore:
Albino Michelin
27.03.1993

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