domenica 6 settembre 2015

CHIESA E MAFIA



Inutile raccontarci qui l'ennesimo episodio criminale operato dalla Mafia, Ndrangheta e Camorra. Sui fatti di cronaca tutti siamo informati, ne proviamo disgusto e sdegno. Ma penso non basti. Esaminando la sequenza dei morti caduti sotto le lupare in questi ultimi decenni del dopoguerra, pare di non riscontrare un prete, un vescovo, e tanto meno un cardinale. Con ciò non mi auguro di vedere gambizzato al più presto qualche ecclesiastico. Però un discorso fra Chiesa e Mafia va approfondito e a questo punto oggi una chiara e netta presa di posizione della Chiesa ufficiale si impone. Essa nel passato ha scomunicato dei sedicenti cattolici per motivi molto meno gravi, magari solo perché osteggiavano i suoi privilegi e poteri temporali. Pensa alla scomunica comminata dal Vescovo di Vercelli nel 1291 contro tutta la popolazione del Biellese, colpevole di resistere al prepotente feudale. Pensa alla scomunica inferta da Papa Clemente XIII contro l'infante di Parma nel 1768 per aver contestato l'immunità dei beni ecclesiastici. Pensa alla scomunica generale lanciata da Pio IX nel 1870 contro quelli che attraverso la Breccia di Porta Pia gli hanno ridimensionato un po' il suo Stato Pontificio. In un documento del 1967 (solo 25 anni orsono), il card. Ruffini, allora arcivescovo di Palermo, dichiarava che "I mafiosi non sono scomunicati.
Era quella l'epoca benedetta che conosceva la scomunica in Sicilia e in tutta Italia dei comunisti e l'autore scriveva appunto: "A differenza dei comunisti i mafiosi non sono scomunicati e i parroci siciliani possono impartire loro ogni sacramento richiesto e intrattenere con loro aperti e cordiali rapporti". Nessun ecclesiastico, dicevo sopra, ci ha lasciato le penne in Sicilia e in Italia per essersi opposto con la forza del Vangelo alla onorata società. E come lo si sarebbe potuto, specialmente nel Sud, dove chiese e santuari sono stati in maggioranza costruiti con il denaro dei mafiosi, più o meno pulito, riciclato o sporco? Le feste di S. Rosalia o delle varie Madonne del Carmine, dei Santi Gennaro, Calogero e Oronzo, ecc. costano. I poveri si cavano il pane dalla bocca, ma per pagare il grosso delle spese e le luminarie del Bengala ci vuole ben altro denaro, quello dei mafiosi appunto, sempre in prima fila ai primi banchi della chiesa. Fino a poco tempo fa tutti o quasi i capimafia siciliani avevano un parente prete. Il clero dell'isola e per il modo con cui veniva reclutato e per i limiti della sua cultura, e per le condizioni stesse in cui esercitava il suo ministero era totalmente alienato dalla vita e dalla problematica del popolo. Gli interessi della sua categoria lo portavano a vivere meglio con le classi che hanno nella mafia il loro codice civile e morale. Parlo del passato prossimo, sul presente è prematuro esprimersi. Ma bisogna rompere questo concubinaggio.
Forse avremo meno luoghi sacri, meno campanili, meno sagre (mancando appunto le sovvenzioni della Mafia e Camorra) ma avremo più pulizia e daremo chiara testimonianza evangelica di rispetto e amore per la vita degli innocenti. Inutile occupare la Sicilia con soldati e poliziotti, si solleva un polverone per creare un alibi ai politicanti: la mafia va colpita alla base, togliendole alle radici la sua forza vitale: il potere economico in questo senso agirebbe la scomunica ufficiale a tutti i mafiosi, camorristi, ndranghetisti, da ritenersi fuori dalla comunità religiosa, privati di matrimonio e funerale ecclesiastico. Scomunica anche a quei cattolici preti che si permettono di intrattenere rapporti d'affari con i mafiosi. Il primo passo per isolarli sia religiosamente e soprattutto economicamente. E niente più reintegrazione nella comunità della chiesa se il pentito non confessa le sue colpe al microfono della TV, non restituisce, non espia con la giusta galera.
È passato il tempo delle scomuniche? Sì, di quelle fatte per salvare i privilegi della chiesa, ma di quelle comminate per salvare e moralizzare l'ambiente sociale, no! Il Canone 1398 del Diritto Ecclesiastico scomunica chi procura l'aborto: giusto proteggere la vita umana dalla sua nascita. Ma è altrettanto doveroso proteggere la qualità della vita adulta e civile. Purtroppo la parola "Mafia" (al contrario dell'Aborto) non esiste nemmeno nell'indice del diritto Canonico. Non basta qui il coraggio del Vescovo di Crotone, Mons. Agostino, che nega i sacramenti ai padrini e loro picciotti. Anche la Chiesa ufficiale deve mandare al mondo di oggi un segno chiaro, preciso, inequivocabile in questo senso.

Autore:
Albino Michelin
05.09.1992

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