giovedì 17 settembre 2015

DIRITTI UMANI PER TUTTI ANCHE PER GLI EX PRETI

Ricevo e trascrivo:” Ecco un sconcertante e scandaloso paradosso: i diritti umani riconosciuti a tutti nel mondo dal papa attuale Wojtyla, ma sistematicamente negati a molte categorie di persone all'interno della Chiesa Cattolica. Come è possibile questa strabica dicotomia? Don Albino Michelin, missionario di Affoltern, descrive con precisa conoscenza dei fatti e con profonda partecipazione personale l'emarginazione e la disperazione dei sacerdoti che sono stati costretti ad abbandonare il ministero sacerdotale e l'umiliazione, l'amarezza e la rabbia delle loro compagne. È opportuno precisare che il "tassello;" di cui parla il missionario nel suo intervento non è solo un piccolo neo, ma una serie cospicua di "buchi neri" dentro la stessa Chiesa. Infatti, non solo gli ex sacerdoti, ma anche i divorziati risposati, gli omosessuali, le lesbiche, i giovani fidanzati conviventi, i teologi scomodi, le comunità di base, ecc. sono continuamente rimproverati, perseguitati, isolati o allontanati. Non c'è posto nella Chiesa per chi non condivide con lo parole e con i comportamenti, la linea ufficiale, non solo dettata ma imposta da papa Wojtyla. Certamente un uomo straordinario, dalle energie inesauribili e dalla fede incrollabile, esempio di coraggioso di dedizione e di coerenza assolute. Ma che appare anche autoritario, intransigente, refrattario a un vero dialogo col mondo laico, arroccato dentro una visione unilaterale del Vangelo e della Chiesa. Peccato.” (Mario Brunelli).
E’ fuori discussione che Wojtyla passerà alla storia come il papa dei diritti umani. In effetti la sua condanna si alza sempre più decisa e precisa contro ogni tipo di ingiustizia a favore degli oppressi. Si tratti delle vittime dei massacri come in Algeria, dei sequestri di persone come Soffiantini, degli stupri come nella Ex Jugoslavia, del mercato dei bambini come in Tailandia, della sedia elettrica come negli Usa. Inoltre attraverso una serie ininterrotta di "mea culpa" questo Papa, quale compensazione retroattiva, vuole restituire i diritti umani anche ai tartassati dalla chiesa nei secoli passati: vedi la richiesta di scuse per gli eretici al rogo, la riabilitazione totale o parziale dei vari Lutero, Savonarola, Giordano Bruno, e la riappacificazione con gli scienziati come Copernico, Galileo, Darwin. È un'ondata di sentimenti umani che tenta di rappacificare risentimenti.
Affascinante, evangelico! In questo mosaico di splendore si nota tuttavia un tassello nero. Cioè ad una rivendicazione dei diritti umani al di fuori della chiesa, non sempre ne corrisponde altrettanta al suo interno. Ci riferiamo ad un caso specifico, molto limitato, ma eloquente: il trattamento dei sacerdoti che, lasciato il proprio ministero si sono sposati. E' un banco di prova che può rendere credibile o  meno gli atteggiamenti positivi sopra elencati. Solo per restare in Italia è noto che i preti si aggirano sui 60 mila circa, di cui 38 mila diocesani e 19 mila religiosi! Negli ultimi 30 anni si sono ritirati circa 10 mila (16%), la maggioranza per sposarsi. Percentuale approssimativamente identica anche nelle altre nazioni europee. Una circolare vaticana emanata dalla Congregazione per il Culto Divino del 6.6.1997 pone delle condizioni ben precise per concedere a questi ex (l'appellativo è improprio) la dispensa dal celibato, il diritto a sposarsi, cioè a sentirsi pienamente uomini e cristiani. La prima procedura in materia risale ancora agli anni 70 al tempo di Paolo VI, molto rispettoso e comprensivo delle scelte di chi, cammin facendo, si dichiara stanco. Disposizioni invece diventate molto più rigide sotto papa Wojtyla, fino al punto che molti interessati in prima persona parlano di dietrologia e di progresso del gambero. Ecco la casistica. Se un prete è al di sotto dei 40 anni deve accertare l'esistenza di situazioni prima dell’ordinazione in grado di invalidare la scelta: in pratica farsi passare un po' per handicappato mentale. Se un prete, uscito dal ministero, si sposa civilmente senza la dispensa papale, in caso di pentimento la può richiedere in punto di morte anche via fax(?'). La situazione economica, morale, religiosa dei preti usciti e sposati è oggi specialmente in Italia fra le più umilianti, bubboni pestiferi gettati nella spazzatura comunale. Le loro mogli trattate come una di "quelle" e sottoposte al linciaggio morale. Poco tempo fa un cattolico arrabbiato mi sbraitò: "Bell'esempio, preti che si sposano. Sporcaccioni traditori e poi vengono ad insegnare a noi la fedeltà nel matrimonio". Rispondo, adagio Biagio. Questa espressione tradisce tanta cattiveria oltre che una settaria disinformazione. La fedeltà dell'uomo verso la donna nel matrimonio e viceversa non va posta sullo stesso piano della fedeltà del prete al proprio celibato: per Gesù la prima è vincolante, la seconda no. Nel senso che il rapporto uomo-donna è un diritto di natura, il celibato no. Difatti mentre propone la fedeltà indissolubile nel matrimonio non esige dai suoi apostoli, presbiteri, preti il celibato, ma li lascia liberi di esercitare scegliendo l'una o l'altra forma di vita. La chiesa ha tutta la libertà (discutibile o meno, qui non è il caso) di porre le sue leggi e di escludere dal ministero preti sposati, ma una volta che questi presentano ufficiali dimissioni dall'incarico vanno rispettati. Mandarli al diavolo o all'inferno, negare loro la misericordia di Dio con tutte le eventuali conseguenze sull'occhio sociale, esigere un fax di pentimento in punto di morte, diciamolo chiaro: al di là delle buone Intenzioni del potere religioso questo non è un gran rispetto dei diritti umani. In tutta Europa si sono costituiti dei gruppi di ex preti per vivere la loro fede come sposati o per rivendicare le loro scelte senza ostracismi. In Italia ne abbiamo uno dal nome "Vocatio" con una propria rivista "Sulla strada" ... In Svizzera due gruppi a Ginevra e a Berna, portati avanti dalle spose degli ex preti. Opportuno sarebbe che anche i vari consigli di Missione e i liberi credenti venissero informati sull'argomento. Significativo pure un legame fra gruppi e persone interessate per raccogliere una petizione da presentare al Papa al Giubileo del 2000 onde ottenere l'abolizione di questa procedura. Il Cardinale Ratzinger preposto alla Dottrina della Fede, conosciuto come il "presidente di ferro", il 25 settembre '97 al Congresso di Bologna annunciò: "La Chiesa non deve più fare dei martiri". Logiche le conseguenze: riconoscimento dei diritti umani a tutti, ex preti compresi.

Autore:
Albino Michelin
04.03.1998

1 commento:

  1. Un commento a questo articolo, scritto da Mauro Delnevo, è riportato in „Diritti umani per tutti anche per gli ex preti (una testimonianza)“ pubblicato sul Blog a ottobre 2015.

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