sabato 5 settembre 2015

ENRICO BERLINGUER: L'ITALIA DEGLI ONESTI

La morte di E. Berlinguer, segretario del PCI, avvenuta lunedì 11 giugno e i suoi funerali del mercoledì seguente hanno mobilitato emotivamente tale e tanto popolo italiano da rendere sorpresi anche gli stessi aderenti al suo partito. A rendere omaggio alla sua bara sono passati tutti: i compagni a salutarlo con il pugno chiuso, gli uomini della strada con il ciao della mano, cattolici e preti con il segno di croce. In politica era il capo di alcuni e l'avversario di molti, ma ai suoi funerali l'Italia tutta era con lui, ha trattenuto il respiro, si è fermata. Non ha importanza la partecipazione numerica, uno, due milioni, quaranta delegazioni straniere, ecc. La presenza della TV di Stato, la sospensione degli scioperi aerei in corso, l'abolizione dei comizi di mercoledì 13 giugno per le elezioni europee imminenti. Tutto sta a dimostrare che l'Italia ha perso qualcosa di più che un semplice segretario di partito. Berlinguer: aspetto emaciato, sguardo triste mai rassegnato, vestito dimesso, capigliatura ribelle, carattere isolano, schivo di ogni teatralità. Privo di ambizioni non giocò mai al personaggio. Non cercò passerelle e flash. A Costanzo e alla Carrà non saltò mai in testa di invitarlo ad uno dei loro intrattenimenti. L'Osservatore Romano, organo del Vaticano, lo definì: "modesto nei momenti di maggior successo politico, austero, severo con se stesso".
Vissuto fra il dramma religione-scomunica comunista negli anni '50, egli ha saputo togliere al marxismo quella aggressività anticlericale, la qualifica di partito mangiabambini e il servaggio allo straniero sovietico. Lo umanizzò. Ufficialmente antagonista al mondo religioso, anche se battezzato, sposato in chiesa e accompagnasse la famiglia alla messa domenicale, aveva tuttavia una sua religiosità laica, perché no? evangelica, fatta di spirito ascetico, di riservatezza e modestia, di laboriosità senza tregua e di impegno nel servizio che gli meritava il rispetto anche degli antagonisti, carissimi nemici. Ancora l'Osservatore Romano: "uomo stimato per la serietà, l'impegno e la tensione che lo animava: ispira profondo rispetto e preghiera".
Enrico Berlinguer: per lui la politica, al di là del suo partito di militanza, era una professione di fede, una morale, una religione, un vangelo. Per questo non ha mai dato l'impressione di attaccamento alla poltrona e disponibilità ai giochi di potere. Rigore morale, difesa delle istituzioni, corrispondenza fra la parola e l'azione. L'onestà e la pulizia morale contano molto, specialmente nella nostra cara Italia dove gli oltre 600 parlamentari sono quasi tutti impegolati in scandali fino al collo, dove ciascuno cerca i propri interessi sulla pelle dei cittadini: i petroli, le tangenti, la P2, la loggia massonica. Berlinguer era uno dei pochi a non esserci dentro, a salvare l'immagine di questa piccola Italia degli onesti.  Sincerità, credibilità: qualità supreme di un uomo e di un politico.
Si obbietterà che anche lui era figlio di marchesi, che possedeva mezza Sardegna, ecc. A questo punto allora si può rispondere che anche la chiesa cattolica ha i suoi blasoni, i suoi privilegi, le sue banche, i suoi fondi, ... i suoi miliardi di dollari .... Non ha colpa chi nasce ricco, ma chi sfrutta le sue ricchezze ereditate contro i principi che egli difende. E qui chi è senza peccato scagli la prima pietra. Berlinguer: la sua morte ha destato una commozione che viene da lontano. Egli ha sempre difeso tre idee-forza: lavoro, pace, moralità, che sintetizzano le aspirazioni, le idealità di tutta la nostra società al di là delle convinzioni politiche. La gente con intuito naturale aveva capito in lui la coerenza intellettuale, l’onestà interiore. Ed è perciò che in Italia è riemerso in questa circostanza un legame popolare profondo fra cattolici e marxisti anche se superficialmente i diversi leader tentano una sovra costruzione e contrapposizione di blocchi.
A Padova in tutte le chiese si è pregato per la salute di Berlinguer, il Vescovo di Carpi ha celebrato in Duomo una funzione funebre, in molte parrocchie si è celebrata una messa di solidarietà per il defunto, la gente ai suoi funerali ha gridato” Viva Papa Giovanni XXIII”. Mons. Bettazzi, Vescovo d'Ivrea, dichiara che con questa esperienza il dialogo cattolici-marxisti-classe operaia non può non continuare. Dopo Aldo Moro un altro italiano onesto è scomparso dalla scena politica italiana. Berlinguer mancherà non solo al sua partito, ma a tutta l'Italia.

Autore:
Albino Michelin
30.06.1984

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