domenica 11 ottobre 2015

LA MORALE DEI GIOVANI

Mercoledì sera 17 aprile 1991 verso le ore 23, Antonio Maso di anni 52 e la moglie Maria Rosa Tessari di anni 48, ritornavano dalla Parrocchia del proprio paese, Montecchia di Crosara (Verona), dopo un incontro sulla bibbia. Appartenevano ad una famiglia di buona tradizione religiosa ed avevano 3 figli, ritenuti in paese bravi ragazzi, Nadia 27 anni sposata, Laura 26, Pietro 19. Entrati in cucina i due genitori sono stati massacrati a colpi di spranga sulla testa. Morti in qualche istante in un lago di sangue. Ad organizzare la brutale eliminazione è stato il figlio Pietro, con altri 3 complici del paese: Paolo Cavazza 19 anni, Giorgio Carbognin 19 anni e D.B. minorenne 17 anni.
Non sono riusciti a far fuori Nadia e Laura, le sorelle, perché in quell'istante erano altrove. Obbiettivo: impossessarsi dei pochi soldi dei genitori, spartirsi l'eredità, togliersi qualche capriccio giovanile, girare con la BMW da cento milioni, frequentare i bar esibendo vestiti firmati. Dopo l'eccidio i 4 giovani sono andati tranquillamente in discoteca onde simulare di fronte all'opinione pubblica una rapina di malviventi. Quattro mostri per 3.000 abitanti, una percentuale che non torna. Ma attenzione, è qui il punto in cui vale la pena arrivare, andiamoci piano a definirli mostri. Questo è un giudizio che proviene dalla morale dei genitori, degli adulti, della tradizione. Ma non sempre coincide con il giudizio dei giovani di oggi. Fa male dirlo, ma vediamo perché i quattro baby killer, attualmente nel carcere di Verona in attesa del processo, ricevono posta. Molte lettere specie di ragazzi e ragazze che vogliono conoscerli. Non certo per linciarli, ma per ammirarli. Più di una ragazza scrive che vorrebbe sposare Pietro, il figlio organizzatore di tutto lo sfracello. Lettere dunque di solidarietà, lettere d'amore. Questi imputati non sono per i loro coetanei degli assassini, ma degli eroi, dei modelli da imitare. Il doppio omicidio del 17 aprile a Montecchia spettacolarizzato anche dalla TV costituisce un test molto significativo per la società tutta, e non solo per quel paesino. Dunque la gioventù di oggi ha i suoi eroi. Gli eroi, si badi, non devono essere necessariamente buoni, onesti, altruisti. Non sono quelli che stanno al di sopra del bene e del male, sono coloro che fanno delle cose straordinarie. Ora certamente questi ragazzi hanno fatto una cosa straordinaria e dimostrato il maggior coraggio possibile, poiché non è pensabile nulla che vada al di là della eliminazione dei propri genitori. Un successo esaltante. I genitori erano solo dei salvadanai da rompere. Questa la prima impressione che esce dal nostro test.
La seconda: molti giovani non hanno più il "nostro" codice etico, ammettono lecito tutto e il contrario di tutto. Una lettera dice: "non ci importa di come vi giudica la legge, per noi siete degli eroi" tabula rasa di tutti i valori morali, per cui Pietro, il figlio assassino o l'eroe alla Freddy Kruger afferma: avrò fatto una cazzata. Ma anche chi fa delle cazzate ha bisogno di essere capito. Qui siamo proprio al plagio delle mitologie negative, al mostro di Nightmare dal volto bruciato e le unghie a lamina d'acciaio. La terza impressione. I giovani di oggi hanno il loro tribunale segreto e interiore che non coincide con quello della comunità sociale. Si mostrano indignati o indifferenti di fronte alle punizioni della giustizia umana. Il fondamento della loro morale è la solidarietà dei coetanei. Legittima per loro è qualsiasi azione quando tale viene considerata dal gruppo di pari età cui appartengono e dagli amici. Venire considerato un incapace dai propri coetanei è per un giovane peggiore di una pena di morte, significa togliergli la speranza di realizzare il proprio progetto di vita. Infine non si dimentichi l'altra parte del test di massa, quello degli adulti. Noi adulti infatti ci sentiamo rassicurati quando possiamo dire che questi ragazzi sono stati dei mostri. E così ne usciamo puliti e deresponsabilizzati. Noi non c'entriamo con le nefandezze di questi nostri figli. Ma purtroppo questa morale dei giovani è frutto di una società impostata e programmata da noi adulti. Gino Bartali, il campione ciclista degli anni 40-50, gridava dopo certe tappe perdute: ''Tutto sbagliato, tutto da rifare". Dire che tutto si potrebbe rifare riproponendo il vangelo di Gesù viene considerato superato. Si vede che non siamo ancora arrivati al fondo dell'abisso. Abbiamo bisogno di tante altre lezioni ancora, il massacro dei due genitori di Montecchia non è bastato.

Autore:
Albino Michelin
23.11.1991

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