mercoledì 25 novembre 2015

I PRETI DELL'IRPINIA ALZANO LA TESTA

Al tempo dei romani l'Irpinia costituiva un territorio montagnoso inserito fra la Campania, il Molise, la Puglia, la Lucania con epicentro nell'attuale avellinese, per di più infestato anche dai lupi (in effetti il latino Herpes significa lupo), luogo di costanti conflitti fra i sanniti e i romani e perciò stesso dedicato a Marte, dio della guerra. Dunque storicamente gente poco remissiva, tanto meno disposta ad abbassare la testa. Retaggio di questa antica Irpinia e quindi segno di carattere potrebbe essere una singolare contestazione evidenziata dagli stessi media e avvenuta a S. Angelo dei Lombardi (AV) il 3.11.2000 in occasione del 20° anniversario del terremoto del 1980. Dato che molti dei nostri connazionali in Svizzera, provengono da questo territorio (Volturara. Montemarano, Montella, Bagnoli, Lioni, Taora, ecc.) un'informazione ed un giudizio in merito potrebbero riscuotere un certo interesse. Promotore (o guastafeste ognuno se la veda), un prete non nuovo a simili episodi: Don Vitaliano Della Sala, parroco di S. Angelo della Scala, paese situato nel territorio. Orbene in occasione della commemorazione ufficiale tenuta dal Presidente del Senato On. Mancino e dall'arcivescovo locale, Padre Salvatore Nunnari, noto anche agli sportivi quale commentatore ufficiale della Reggina nella rubrica domenicale di Rai2 "Quelli del Calcio", il nostro prete a capo di un gruppo giovanile dei centri sociali della Campania fece irruzione nella Sala Comunale. Interrompendo il discorso degli oratori e non lesinando qualche mezza ingiuria issò uno striscione "Terremoto infinito, affare di Stato", intendendo chiedere conto della malavita e della mala costruzione dell'Irpinia. Gesto che ovviamente suscitò le ire dell'alto prelato e commentatore sportivo il quale cacciò "il pazzoide" dall'almo consesso e qualche giorno dopo lo fece sospendere dalla messa e dalle annesse attività pastorali avvalendosi del canone 764 "atteggiamento indecoroso, alieno dallo stato clericale ". E vi aggiunse anche il paterno invito a ritornare sulla retta via della comunione ecclesiale tante volte rotta dai suoi inconsulti gesti. Ma il parroco "rompi tutto" spiegò ai mass media di aver iniziato questa sacrosanta battaglia con le armi di casa propria. In effetti esibendo "L'Avvenire", quotidiano cattolico organo dei Vescovi, ripeté quanto in esso riportato in quei giorni. Dopo ii terremoto: 902 gli amministratori comunali colpiti da provvedimenti giudiziari, 382 le persone arrestate per gravi reati di appalti, 102 politici locali finiti in manette, 86 gli affiliati ai clan camorristi. 78 gli imprenditori e dirigenti d'impresa accusati d'illecito. E poi abuso di prefabbricati e dell'amianto, che respirato dai bambini li condanna ad un futuro scontato. A queste statistiche il prete vi aggiunge del suo: qui troppa gente vive ancora in baracche cancerogene. E con tutto ciò, ribadisce, si ha il coraggio di inscenare ipocrite commemorazioni delle vittime ed un farisaico ringraziamento ai volontari con una cerimonia destinata essenzialmente ad eludere le responsabilità.
Una domanda ai nostri amici dell'Irpinia: come considerano loro preti di questo stampo? Dei frustrati in cerca di sensazionismo oppure dei profeti, gente comune cioè che parla in nome di Dio e della giustizia conculcata? A sostegno dell'operato di Don Vitaliano si registrò in quei giorni una dimissione eccellente: quella di Giovanni Sarubbi che lascio la redazione del "Il Ponte", settimanale della diocesi di S. Angelo dei Lombardi mentre in qualità di giornalista collaboratore del "Il Mattino" di Napoli divulgò pubblicamente le motivazioni di questo abbandono, aggiungendovi una serie di concause. "Non riesco più a dare nemmeno una riga di contributo ad una istituzione ecclesiastica campana che nega cosi palesemente le parole di nostro Signor Gesù Cristo", dichiarò. E poi analizzando i dettagli paventa che la punizione a don Vitaliano abbia il sapore di un intervento medioevale perché non si può oggi impedire ad un prete di esercitare il proprio ministero utilizzando la propria sensibilità.
Una chiesa che non sa far tesoro dei carismi dei propri membri e che vuole imporre a tutti i costi un unico modo di intendere la pastorale è destinata a scomparire o ad autoghettizzarsi e a ridursi come una lobby finanziaria e di potere. Fra le colpe di don Vitaliano e quella di un clero irpino generalmente insensibile ai problemi sociali della propria gente e alla testimonianza della carità (come lo dimostrano le strutture fatiscenti quali la mensa del povero o del volontariato) ebbene l'ex redattore del settimanale diocesano preferisce 100 volte i difetti di questo prete, il suo gridare forte, la stessa sua platealità. È peggiore, si chiede il nostro, un don Vitaliano che smaschera gli imbrogli sulla pelle della gente o peggiori sono le chiese trasformate in punti vendita di sacramenti, spesso a caro prezzo, sfruttando la pietà popolare quale il culto dei santi e della Madonna? É peggiore un Don Vitaliano scrive sul "Mattino" contro il quale per aver partecipato l'8 luglio alla Gay Pride di Roma giubilare furono chieste pene severe da parte della segreteria di Stato Vaticana, o peggiori sono quei preti che lo stesso giorno bandivano striscioni contro gli omosessuali dal titolo "Dentro al Colosseo insieme con i leoni?" E' peggiore don Vitaliano o quei preti che da noi in Irpinia o nell'altro capo del mondo intrattengono relazioni omosessuali e continuano a dire messa come se nulla fosse? Questi alcuni pubblici interrogativi sollevati da Giovanni Sarubbi, il quale precisa di aver firmato di suo pugno l'articolo contro una prassi molto diffusa in ambito ecclesiale dove, così termina, "ci sono preti giornalisti che ad Avellino scrivono articoli di calunnie contro il loro vescovo senza firmarli". A parte che non bisogna finire ad Avellino per incappare in ecclesiastici che pubblicano articoli anonimi, fa specie che da quelle zone si abbia il coraggio di gridare la verità sui tetti. Al di là anche delle buone maniere, che ovviamente sarebbe opportuno non sottovalutare. Ma se guardiamo sempre al fair play che dire di Gesù Cristo che entrò nel tempio e senza tanti complimenti rovesciò baracche, panche, casse, cassettine, casseruole dei vari mercanti stand, che si erano lottizzati lo spazio del tempio? In fondo c'è anche dell'encomiabile in questo prete irpino, chiamato don Vitaliano Della Sala, che alza la testa e che non si vergogna di prestare la sua immagine e la sua voce a chi non ne ha. Da ammirarne il coraggio anche se il coraggio di imitarlo pochi ce l'hanno. In quanto poi all'intervento punitivo e sbrigativo del Vescovo Nunnari, sia lecito azzardare una perplessità. Al di là della manifestazione verbale e gestuale avrebbe potuto maggiormente prendere in considerazione la grande passione e sofferenza di questo prete per una chiesa che vorrebbe diversa, più trasparente e coinvolta con i bisogni concreti della gente.

Autore:
Albino Michelin
08.02.2001

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