lunedì 9 novembre 2015

SOTTO ASSEDIO LA CHIESA DI PAPA RATZINGER

La considerazione ha una certa importanza anche se più in Italia che in Europa. I cattolici fanno bene a non illudersi in quanto si stanno già evidenziando problematiche di un quarantennio fa che richiedono forse una revisione della ricollocazione chiesa istituzionale. Gli albori si rifanno al 1968, conosciuto riduttivamente come l'anno delle contestazioni studentesche, cioè delle ragazzate destinate in breve ad esaurirsi, secondo i mentori del tempo. Invece è stata una svolta globale di tutta la società. Perché c'è il 68 del movimento operario, del movimento femminista, del mondo politico, dell'impresa, dell'economia, della magistratura, della medicina, della psichiatria con la conseguente crisi di tutte le istituzioni tradizionali: famiglia, scuola, società, Stato e anche della chiesa. Infatti, questa, grazie al carisma eccezionale di un uomo (Giovanni XXIII) si preparò a fronteggiare la nuova situazione con un Concilio Universale (1962-65). Documenti interessanti però parlano di un mondo che oggi non esiste più, perché superato dall'incalzare degli avvenimenti nuovi. Vi è stata dal 68 una gestione planetaria della speranza, cioè le ragioni di ogni cambiamento dovevano nascere dal basso e tale esigenza era condivisa inconsciamente dalle realtà sociali diffuse in tutto il mondo. La chiesa ha sottovalutato la rivoluzione del 68. Forse uno dei motivi di fondo sta proprio in questo. Essa l'ha considerata come una sbronza od una sbornia passeggera, invece si è rivelata importante come quella francese di due secoli fa. Soltanto che allora la chiesa perdendo gli intellettuali e il mondo operaio sì è compensata col mondo contadino, mietendo lì a piene mani soddisfazioni e gratificazioni. Oggi si è o va dileguandosi pure quello. Perciò la chiesa si sente in pericolo, impoverita ed impaurita. Come contromisura ad arginare il fenomeno i Papi Wojtyla e Ratzinger sono tornati alla severa disciplina di un tempo, soprattutto con delle serrate verso il clero, i riti, il culto, la sessualità ... L'illusione di un ricupero che invece resta problematico. Anzi questo rientrare nel proprio fortino lo si recepisce come un segno di paura di fronte ad un mondo che cambia. A dire il vero le origini di tutto questo risalgono a molto lontano. Tentiamo un'ipotesi sufficientemente motivata. Da Costantino imperatore (IV secolo d.C.) fino a mezzo secolo fa la chiesa ha operato la sua evangelizzazione partendo da posizioni dì potere, cioè dall'alto. Papa, vescovi, preti, sacramenti, parrocchie. Allora convertire o mantenere la fede della gente era facile perché tutto stava nelle mani della chiesa. Ma il famigerato 68 ha rovesciato la piramide, ha rimesso dal basso tutto in discussione. In breve tempo il potere che prima era stato nelle mani dei cesari, degli imperatori, dei papi e della chiesa si è dagli eventi trasferito in una nuova istituzione: il neo liberalismo economico. Cioè il potere finanziario, delle multinazionali, delle lobby, delle borse, del denaro. Il vero vitello d'oro oggi si trova adorato a Davos, nel Club di Parigi, nel Fondo monetario internazionale, nell'organizzazione mondiale commerciale. Gli effetti sono nefasti: mercatilizzazione del lavoro, riduzione del lavoratore a schiavo dell'impresa, esclusione sociale di metà della popolazione, favellizazione delle grandi città e così via. Questo delle multinazionali è il vero potere che comanda il mondo, che fa le leggi morali o immorali sull'etica sociale. La chiesa si vede costretta a cercare partner di appoggio. Non è nemmeno più la politica con i suoi partiti che ha in mano il potere di cambiare le cose, anche questa, sia di destra come di sinistra, sia postfascista come postcomunista, deve fare i conti con il potere economico. Metteteci al Governo Berlusconi o Prodi alla fine cambia poco, la musica è sempre la stessa, perché i loro programmi sbandierati preventivamente nei comizi devono poi nella realtà fare i conti col potere economico. E spesso pure la chiesa, o per tentazione o per sopravvivenza cerca appoggi presso i poteri forti, dei quali un tempo lei sola era l'unica detentrice. E qui la chiesa si sente oggi mancare un po' la terra sotto i piedi. Il suo riciclaggio è indubbiamente possibile, però attraverso altre strade: testimonianze evangeliche , grandi chiari segni e gesti profetici. Si riprenderebbe automaticamente un altro potere, quello spirituale. Il suo, come lo fu nel cristianesimo dei primi tre secoli, convincendoci che il potere spirituale non è una debolezza. È l'unico che può cambiare e far rinsavire il mondo. La chiesa, non solo quella cattolica, è un'istituzione morale senza la quale tutta la cristianità o mondo laico, sarebbe peggiore. Per trovare la via in questo momento ad affrontare le difficoltà umane e morali urgenti persone sensibili al fenomeno ci inducono ad aprire occhi e attenzione ad alcuni aspetti. I sette problemi capitali della chiesa attuale 1) Assolutismo: Giuridicamente la chiesa cattolica è una monarchia assoluta. Essa non dovrebbe emanare le sue encicliche e documenti, decisi solo dal vertice, senza ascoltare nessuno. Chiesa etimologicamente significa adunanza, assemblea. Ora se pensiamo che il Codice di Diritto canonico (1984) ed il Nuovo Catechismo (1992) e tutta la pila di moniti sono stati curati solo dal clero ci domandiamo dove sono i laici, cioè la vera chiesa, il popolo di Dio. In Brasile sono più di 100 mila pastori e teologi protestanti che si dedicano alla predicazione. Molti avrebbero potuto essere missionari laici della chiesa cattolica se questa si declericalizzasse un po’di più. Diciamo così senza voler entrare in concorrenza con le altre confessioni religiose. 2) Little Italy. Piccola Italia: un Concilio Ecumenico di 40 anni fa venne così chiamato perché voleva dare alla chiesa un'apertura universale nella sua componente. Evitare il rischio di occidentalizzare, italianizzare e tanto meno romanizzare la chiesa. Soprattutto oggi che l'Europa conta meno del 30% di cattolici, e l'America latina verso il 50%. Il tentativo di scegliere un papa non italiano (1978 il polacco Wojtyla), dopo 460 anni, rispondeva un po' a questa esigenza. Come il fatto che sin d'ora dei nove ministeri vaticani otto siano stati nelle mani dei cardinali stranieri ed uno di porporato italiano. Recentemente si costata però un'inversione di tendenza. Nelle leve di comando si ritorna a dare la chiesa nelle mani degli italiani. Nei Consigli Pontifici aumenta sempre più la presenza italiana a scapito di quella straniera. Consigli come Comunicazioni sociali, diritto, cultura…. Nelle segreterie di Stato sette posti di primaria importanza, Biblioteca Vaticana, Archivio Segreto, Controllo Finanze e investimenti. Poco tempo fa negli Uffici di Curia nominati 18 italiani su 7 stranieri. Si sta ri-italianizzando. Tutto romano, tutto alla romana. E pensare che la culla della chiesa cattolica non è Roma, ma Gerusalemme con uno spirito di carismi e semi missionari per tutto l'òrbe, sullo stile dì S. Paolo apostolo delle genti. La chiesa sta ripiegando sembra presa dall'angoscia, asserragliata nel Cenacolo come gli apostoli dopo la morte di Gesù. 3) Pedofilia: La vicenda che coinvolge Don Gelmini, fondatore delle comunità ricupero "Amelia" è l'ultimo anello di casi discutibili. Senza entrare in merito alla sua innocenza o meno, resta il fatto che la chiesa non avrebbe dovuto spostare i preti pedofili, ma allontanarli dall'esercizio professionale. Spostarli permette loro di continuare il reato. Così la chiesa ha finito con il dover pagare di tasca sua (cioè offerte dei fedeli mentre doveva dichiararsi parte danneggiata, con diritto al risarcimento. 4) Omosessualità: "Omicidio volontario e peccato impuro contro natura.” i primi sette peccati capitali che gridano vendetta ai cospetto di Dio, diceva il catechismo di Pio X (1913) l'omosessuale equiparato all'assassino. La chiesa non può continuare così. 5) Eutanasia: Al malato inguaribile che muore bevendo il dolore goccia a goccia tutti quelli che lo circondano offrono amore, anche il familiare che vuole aiutarlo a morire senza strazio. La chiesa non può maledirli tutti. Lei ama Dio? Non dà l'impressione di amare l'uomo che muore. 6) Pena di morte: C'è l'articolo 2266 del Nuovo catechismo scritto prima dì essere Papa che lo ammette: "Lo Stato legittimo può condannare a morte". Quell'articolo dovrebbe sparire, anche se Usa, poteri forti, non sono d'accordo. La vera coscienza dei cattolici non lo permette più. La chiesa non può ignorare e rinnegare l'onesta coscienza delle genti. 7) Unità dei cristiani: Fra cattolici, protestanti, ortodossi non procede anzi regredisce. Il principio Ratzingeriano che "tutta la verità è nella chiesa cattolica" è grandioso, ma non può essere la molla dell'unificazione se le altre chiese vengono definite "associazioni religiose". Questa, una semplificazione a spanne dei nodi che rendono difficile la gestione di Ratzinger. Se non si rivedono le posizioni in base all’evoluzione dei tempi, aumenterà nei credenti il dissenso silenzioso, anche se viene conclamato un consenso folcloristico e di facciata. Anche se a Roma aumenta il turismo papale. In realtà più turismo che non sete del Dio vivente. La chiesa può ricuperare fiducia, lo afferma pure il Cardinal Martini, a patto che alle domande di un mondo che cambia si studi di dare risposte diverse. Immutabile resta solo lo “spirito” del Vangelo.

Autore:
Albino Michelin
02.11.2007

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