giovedì 19 novembre 2015

PRECEDENZA ALLA CHIESA O ALLA COSCIENZA?

È una domanda che la gente si fa sempre più frequente però in contrapposizione è posta male. Nel senso che da una parte è la Chiesa (cattolica o di altra confessione) a formare la coscienza dei credenti, dall'altra sono i credenti con il loro senso e intuizione di fede a fare la chiesa. Sta di fatto che noi cattolici italiani siamo abituati in genere per cultura e per pigrizia a delegare sempre e tutto alla chiesa gerarchica, per cui si parla più di obbedienza che non di coscienza. I protestanti invece accentuano maggiormente il ruolo della coscienza individuale. Vi è però un settore morale in cui anche i nostri cattolici cominciano a reagire ed alzare la testa ed è quello del divorzio, del secondo matrimonio e della relativa proibizione da parte o della chiesa romana a ricevere la comunione.
Un esempio emblematico in merito va citato e datato sabato 9 luglio del 99 in occasione della visita pastorale del Vescovo di Zurigo Peter Henrici in visita pastorale nella parrocchia e missione di Affoltern a.A. Per l'occasione si sa i vescovi Italiani si concedono un po' troppo ad impartire benedizioni e sorrisi e troppo poco concedono al dialogo con la comunità. Fortunatamente qui invece il rapporto comunicativo con la gente della parrocchia è prioritario ai festevoli convenevoli. E fu durante l'assembla ufficiale che un connazionale assai concitato prese la parola dicendo: "io sono credente, praticante attivo nella parrocchia Svizzera e nella Missione, sono separato e risposato. Le chiedo, perché la chiesa di Roma mi proibisce la comunione? C’è perdono per tutti, assassini, per i delinquenti, per i furfanti di ogni genere. Per i divorziati no. Questa è una vendetta, Gesù non si sarebbe comportato così. Il Vescovo Henrici con serafica calma spiegò ovviamente l’importanza della coscienza. Per cui se uno, non tanto per dispetto, per esibizionismo o per auto giustificazione ma per convinzione personale sente il bisogno di fare la comunione ed avere un rapporto più profondo con Dio, costui segua la sua coscienza. Da qui si evince che un rapporto chiesa-coscienza in genere andrebbe considerato più attentamente. Per cui dal Volume contenente i documenti del Concilio Vaticano II(1962-65), composto da tre Costituzioni dogmatiche, nove decreti, tre dichiarazioni vale la pena stralciare i più importanti:
                                                             Dignità della coscienza umana
(Dalla Costituzione  "Chiesa e mondo Contemporaneo-Gaudium et Spes 7.12.65)
"Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge alla quale deve obbedire. Obbedire ad essa è la dignità stessa dell'uomo e secondo questa egli sarà giudicato (IV, 16). Questo vangelo onora come sacra la dignità della coscienza e la sua libera decisione” (Nr. 41b).
                                                             Sacrario dove l’uomo incontra Dio
"La coscienza, è lo spazio più segreto dell'uomo dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'Intimità propria. Tuttavia succede non di rado che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile senza che per questo essa perda la sua dignità “(Nr. 16bn).
                                                           Porta a conoscenza la legge divina
Dalla Dichiarazione "Libertà Religiosa Dignitatis Humanae 7.12.65: Gli imperativi della legge divina l'uomo li riconosce attraverso la sua coscienza che è tenuto a seguire fedelmente per raggiungere Dio. Non si deve impedirgli quindi o costringerlo ad agire contro la sua coscienza e neppure impedirgli di agire in conformità ad essa soprattutto in campo religioso.”
                                                    Ognuno deve farsi giudicare dalla sua coscienza
(Dal Decreto "Apostolato dei laici-Apostolicam Actuositatem 18.11.65).
"Nell'uomo e nell'altro ordine il laico, simultaneamente fedele e cittadino, deve continuamente farsi giudicare dalla sua unica coscienza cristiana (IX 5). Nel diffondere la fede religiosa si deve evitare ogni modo di procedere cui vi siano spinte coercitive o sollecitazioni disoneste. In tal modo va considerato abuso del proprio diritto e lesione del diritto altrui" (XV,4d).
                                            Ognuno è tenuto ad obbedire solo alla propria coscienza 
"Nello stesso tempo gli apostoli avevano riguardo per i deboli sebbene fossero nell'errore, mostrando in tal modo come ognuno di noi renderà conto a Dio (Paolo ai Romani 14, 12) e sia tenuto ad obbedire soltanto alla sua coscienza. (Dalla Dichiarazione sulla libertà religiosa, come sopra XV Nr.11 b).
                                                    Necessità di educare la propria coscienza
“Utilizzando gli enormi mezzi che oggi sono a disposizione del genere umano” (Dal Decreto Apostolato dei laici, come copra IX,31a). Per concludere, in riferimento al limitato argomento "Comunione ai divorziati" ci si può affidare in ultima analisi alla propria coscienza personale. E qui costituisce forte punto di riferimento anche l’affermazione di J.Ratzinger, prefetto della Congregazione della Fede: ”Al di sopra del Papa resta comunque la coscienza di ciascuno che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dall’autorità ecclesiastica.” (Documenti Concilio 1967). Fuori discussione che di coscienze ce ne possono essere tante: a fisarmonica, manipolata, crassa, supina, erronea, nana, pecorona, ecc. ecc. Ma per quel tanto o poco che di rettitudine essa contiene diventa prioritaria anche alla voce della Chiesa. In effetti lo stesso codice di diritto ecclesiastico al suo ultimo comma 1752 termina cosi: "avendo presente che la salvezza delle anime deve essere sempre nella chiesa la legge suprema.” E salvezza, ben inteso non solo per il paradiso, ma anche salvezza quale serenità spirituale ed interiore vita natural durante.

Autore:
Albino Michelin
19.10.2000

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