domenica 8 novembre 2015

ROMANZO DI UN PRETE CALABRESE

Nel suo genere può essere un bestseller della letteratura contemporanea italiana e in modo particolare del Sud. Affronta in effetti come argomento la religiosità e il costume della gente del Meridione. Il romanzo si intitola "Don Aspreno" il cui autore, Onofrio Brindisi è attuale parroco di Vibo Valenzia. Viene ambientato nel paese immaginario di Acquamarsa, collocato nel periodo storico degli anni 60. Penso che uno dei limiti dei nostri giudizi, espressi a parole o attraverso la stampa, TV e mass media sia quello di partire dal di fuori di una realtà, anziché dal di dentro. In tal modo ci sfugge la verità oggettiva, cioè il vissuto di un popolo o di una situazione che si vuole affrontare. Don Aspreno invece è un romanzo che parte dal di dentro, in quanto il suo autore è nato e vissuto in Calabria. Evita così di fare anche del razzismo o del regionalismo, come avviene allorché scrittori, studiosi, preti del nord spifferano sentenze sui costumi del meridione e viceversa. Ebbene "Don Aspreno'' non salva proprio nessuno dei suoi e non salva nulla. Il suo è un romanzo denuncia contro la religiosità del Mezzogiorno e in particolare del profondo sud; un cocktail di ostentazione e di bigottismo. Atto di accusa contro una religiosità malamente intrisa di magia e di superstizione. Una fede cui manca il suo obbiettivo fondante: la ricerca di Dio. Per lui la religione del sud è tutto fuorché cristianesimo. A leggerlo senza pregiudizi è un romanzo che apre le finestre al nuovo sole. Un contributo al risveglio della coscienza, verso la liberante età dello spirito. Proprio sulla linea dei grandi pensatori come Gioachino da Fiore e Campanella, e i pochi ma eccezionali preti liberali del passato che lottarono contro una religiosità ambigua asservita dalla chiesa tradizionale. Acquamarsa di "Don Aspreno" luogo dell'esilio ma anche della "rivoluzione" per ridimensionare questa gerarchia piramidale di chiesa e trovare il Cristo nudo, quello vero, dei Vangeli, della fede senza intrallazzi. Ma nello stagnante cattolicesimo del suo paese, misto di bigottismo e d'ipocrisia ben simboleggiata nel personaggio della beghina donna Stella, vergine consacrata con lingua di vipera, sposa celeste incapace del minimo gesto d'amore e di pietà sulla terra, Don Aspreno non trova nessun appiglio al suo vangelo d'amore. Allora i suoi diventano lampi di rivolta contro l'ottusità di una religione ufficiale, fatta di santi, fattucchiere, malocchio, feste, grazie, offerte al limite della truffa. Sinché un bel giorno una bomba piazzata sotto la sua casa dai soliti cattolici benpensanti della 'ndrangheta fa saltare in aria l'abitazione uccidendolo. II romanzo viene terminato da certa Svetlana che con il sangue dell'autore scriverà sui muri di Acquamarsa: "La Rivoluzione continua". E con ciò intendeva: "la vera fede in Dio e in Gesù Cristo continua e si potrà affermare attraverso il sangue dei suoi martiri". Il romanzo di Don Aspreno rimanda ad un altro grande studioso del Sud, questa volta siciliano, (don) Giustino Fortunato, titolato barone non clericale, grande pensatore laico, morto oltre 50 anni fa. Parlando della Mafia egli; sosteneva che non esiste una questione del meridione, ma una questione dei meridionali. Razzismo e regionalismo qui non c'entrano, affermava don Giustino. La realtà è che non esiste in nessuna biblioteca l'opera di un mistico meridionale. Questi sono tutti santi importati in Sicilia, ma vissuti al di fuori della nostra regione e della nostra vita. Ed aggiungeva: "noi meridionali non crediamo in Dio. E chi non crede in Dio non crede nel domani. E chi non crede nel domani non pianta alberi: li lascia distruggere dalle sue capre allo stato di virgulti ... i nostri calanchi, ammassi di argilla senza vita, ne sono una testimonianza". Questa è una diagnosi di preti pensatori e del Meridione. Se l'avesse fatta un prete del Nord, avrebbe costituito pregiudizio ed offesa. Per i nostri amici del Sud comunque tutto ciò non deve costituire un'onta: essi hanno altri valori umani e in parte superiori a quelli del nord. Ma sul Piano religioso non va sottovalutato questo giudizio dei loro conterranei. Il cristianesimo è la fede nella liberazione portata da Cristo: una strada su cui tutti potrebbero incamminarsi e il cui traguardo non sarà mai totalmente raggiunto.

Autore:
Albino Michelin
27.01.1996

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