sabato 13 febbraio 2016

CARI CATTOLICI, RICONOSCIAMO I NOSTRI PECCATI

Calma e gesso. Non perdiamo le staffe e l'autocontrollo di fronte agli sbagli, agli errori, alla corruzione altrui. Siano essi atei o laici. Nell'ultimo periodo sono assurti all'onore o al disonore della cronaca due casi, affrontati dalla Chiesa cattolica italiana in stato di affanno e di eccessiva esasperazione. Non vogliamo coinvolgere tutti, ma sembrano evidenziarsi come sintomi due episodi ai quali mi limito. Sono la morte del premio Nobel letteratura 1998 José Saramago, e l'indagine esposta dalla magistratura di Perugia nei confronti dell'arcivescovo di Napoli Card. Sepe. Quando tali notizie appaiono su tutti i giornali e TV, non si può fingere che nulla sia accaduto. La prima citazione riguarda Josè Saramago che fra le sue pubblicazioni scrisse nel 1991 un libro dal titolo "Il Vangelo secondo Gesù". Questo autore portoghese si dichiara apertamente marxista e materialista e dà una sua interpretazione sulla vita del profeta di Nazareth. Nota ad esempio è la scena del dialogo nel quale il Padre imperturbato chiede al Figlio di sacrificarsi sulla croce per estendere la fede agli uomini di tutto il mondo, al prezzo di una storia bimillenaria di martiri, supplizi, guerre di religione. Un Dio che sembra intendersela con Satana più che non gli uomini, che comanda l'universo con potestà senza misericordia. Ed altre affermazioni come su Maria, madre occasionale di Gesù, oppure sui miracoli come quello di Lazzaro, risuscitato dalla tomba per poi destinarlo a morte supplementare, cioè lasciarlo morire una seconda volta. Il romanzo ovviamente si buscò una scomunica, lo scrittore portoghese, nato grazie a Dio o disgraziatamente in un paese cattolico, dovette espatriare e confinarsi nei Caraibi. Il Vaticano ripeté il suo genere letterario: dopo l’elogio funebre della commissione Nobel fa seguire il suo insulto funebre. Nel 1998 ricevette il premio Nobel non tanto per le affermazioni sul tema "Gesù", ma per la qualità artistico letteraria. La chiesa lusitana e quella vaticana fecero muro contro tale onorificenza, perché non sarebbe possibile un'opera d'arte degna di tal nome se si dissocia dall'etica, dalla religione, dalla fede. Ovviamente questa discussione rimane aperta. In effetti, molti sono dell'opinione che un'opera d'arte consiste nel modo di trattare un soggetto e non nel suo contenuto. Si potrebbe, in effetti, descrivere anche il diavolo, importante venga tradotto in una trasfigurazione letteraria, superiore ai canoni comuni.
                                                           Rispetto almeno per i morti
José Saramago è morto venerdì 18 giugno 2010 e l'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, gli ha riservato un bel necrologio. Una sassata, una gragnuola di sassate. Perse le staffe ed anche l'autocontrollo. Conosciamo il vecchio proverbio latino "parce sepulto", (pietà per il morto e sepolto). E più ancora la preghiera cattolica: "l'eterno riposo dona loro o Signore". Insomma: ci si augura che Dio gliela mandi buona. L'articolista dell'Osservatore invece picchia di santa ragione. Saramago accusa i roghi della chiesa? Però dimentica i gulag, le esecuzioni capitali, le eliminazioni sommarie nei paesi del socialismo reale. All'articolista si potrebbe obbiettare che nessun comunista mai si è prefissato di aspirare alla santità e di andare in paradiso. Ma noi cattolici sì, e quindi dobbiamo essere conseguenti. Se lungo la storia abbiamo fatto le nostre belle crociate, non mettiamoci a fare le pulci alla storia altrui, soprattutto a chi fa professione di ateismo confesso. In fondo anche quest'ultimo è un uomo e secondo i fondamentali diritti umani ha pure diritto al rispetto. Noi cattolici non ci pieghiamo alle mode effimere? Però finiamo per sposare la vecchia moda che è quella di sparare sui non credenti. Un certo settore cattolico odiava Saramago in vita? Continuerà a odiarlo anche dopo la morte. L'Osservatore Romano le canta e le suona al romanziere defunto perché a nessuno è permesso(?!) di entrare a gamba tesa nelle questioni del Vangelo, della teologia, della chiesa: invasione di campo. Questo genere di contro interventi ci lascia perplessi. Prima, perché Gesù ci fece capire che a questo mondo purtroppo buon grano e zizzania convivono insieme, poi perché il male si vince con il bene e non con gli insulti, e poi perché anche il cosiddetto "malvagio" può ravvedersi in un processo di confronto con l'onesto. Al genio di questo scrittore portoghese, deceduto all'età di 87 anni, nessuna concessione. Resta un populista, un estremista, un banalizzatone del sacro, un nichilista. Voleva distruggere Dio mettendolo alla berlina? Non ci è riuscito. Ha vomitato solo parole, solo brutte parole, senza storia. Si potrebbe rispondere: senza storia non tanto. Un'espressione del suo fondatore K. Marx riportata all'interno del "Capitale": il capitalismo è destinato a divorare e distruggere se stesso. Dopo oltre 160 anni la profezia di Marx sta avverandosi. Come dire, c'è qualcosa da imparare da tutti. Insomma, troppo livore cattolico, qui stiamo perdendo le staffe. Calma e gesso, riconosciamo i nostri peccati.
                                           Il cardinale Sepe e la strategia del martirio.
Il secondo caso in argomento è quello dell'indagato per corruzione aggravata. Il riferimento non vuole essere un giudizio sulla sua colpevolezza o innocenza, anzi tutti ci auguriamo che ne esca indenne. Riguarda invece il tipo di difesa del prelato. Egli dal 2001 al 2005 fu prefetto della Congregazione "Propaganda Fide". Fra oltre la decina di "Ministeri" facenti capo al vertice chiesa forse è il più prestigioso, regge un terzo abbondante della cattolicità nelle zone più povere dell'Africa e dell'Asia, mantenendo ospedali e opere caritative. Nella città di Roma possiede 2 mila immobili per il valore di 9 miliardi di euro. Qui non mettiamo in discussione la bontà del fine e nemmeno il diritto di possedere beni finanziari a scopo caritativo. Il Palazzo Propaganda Fide è sito al centro della città, in Piazza di Spagna, quindi istituto extraterritoriale con il beneficio di tutti i privilegi secondo il Concordato del 1929, riconfermato e aggiornato nel 1984, con esenzione dall'Ici ecc. Scopo è collocare la chiesa al di fuori della portata di qualsiasi autorità civile, sugli affari ecclesiastici, come presupposto di reciproca collaborazione. La realtà che ne scaturisce è una sola: piaccia o non piaccia, giusto o ingiusto: le autorità ecclesiastiche hanno il potere di limitare ogni tipo di indagine civile. Ma ecco che qualche giorno fa la Procura di Perugia dichiara indagato il Cardinale Sepe per corruzione aggravata. Riceve da uno stato estero (così è l'Italia per il Vaticano) due milioni e mezzo di euro per restaurare questo palazzo extraterritoriale. Soldi pervenuti o tramite l'ex Ministro Lunardi, o l'agenzia Arcus Anemone, o Angelo Balducci ex presidente dei lavori pubblici ed ex gentiluomo di sua Santità. Soldi in parte devoluti alla ristrutturazione dell'edificio, in parte con destinazione ignota. Si sospetta scambio di favori fra politici e alti prelati, quando alla guida del Dicastero presiedeva Sepe, diventato dopo il 2005 Arcivescovo di Napoli. Accuse e sospetti che lambiscono esponenti e istituzioni del Vaticano sugli appalti, sulle grandi opere, sul G8. Insomma anche qui ti salta fuori la cricca con i suoi tentacoli laico-clericali. Si accampa qualche nobile scopo: il palazzo necessitava robusti interventi per le vibrazioni causate dalla metropolitana. Al che si potrebbe chiedere quanto hanno ricevuto dallo Stato italiano gli altri immobili cittadini a causa delle vibrazioni? Ad ogni buon conto domenica 20 maggio il Cardinale Sepe tiene un elevato sermone nella cattedrale di Napoli, in pratica si autoassolve e rimanda ad altri eventuali responsabilità. "Mi hanno voluto colpire da dentro e da fuori la chiesa". Un fiorire di esclamazioni che sembrano tolte di peso da una passione medioevale. I bilanci (sostiene) sono sempre stati approvati dal Vaticano. "Porto la mia croce, come Gesù sulla croce, perdono a tutti di cuore, ma dopo questo Calvario ci sarà la risurrezione. La verità vincerà!". Insomma quando esce qualche imbroglio in questi ambienti si incolpano oscuri avversari e si producono sospiri sulla croce che porti.
                                                    Non approfittiamo di Gesù Cristo
Ho citato questo caso nel contesto del presente articolo con un tema ben preciso. Diciamo subito che questo tipo d'autodifesa non ci convince. Noi cattolici Gesù Cristo e la sua morte in croce in questi casi lasciamolo stare. E' la strategia del martirio. Gesù Cristo non può venire usato come ombrello per coprire le nostre inadempienze, soldi e operazioni poco trasparenti. Oppure per sfruttare l'emotività del popolo devoto. In effetti, dopo questa perorazione cardinalizia tutti i napoletani si sono appressati a sua eminenza per ossequio e bacio del sacro anello e di entrambe le mani. Come fa a paragonarsi a Gesù Cristo un uomo che si caccia in certe frequentazioni e vive nell'opulenza maneggiando milioni? Mons. Driwiesz, storico segretario del papa Wojtyla, intervenne: "Impossibile! Sepe ha fatto solo del bene alla chiesa. Qualcuno vuole fargli del male". Anche qui, invece di collaborare per la verità si cerca di insabbiare tutto. E così finirà dal momento che il Cardinale avvalendosi del passaporto diplomatico, può beneficiare del rifiuto vaticano a che egli venga giudicato in Italia. E così continuiamo ad avere altri Marcinkus, figli, nipoti e pronipoti. Stiamo parlando del metodo e non della mania di colpevolizzare. In effetti, ci auguriamo che il nostro indagato risulti innocente. In tutti i casi noi cattolici, a qualunque rango della chiesa apparteniamo, dovremmo essere pronti a riconoscere i nostri peccati. Altrimenti l'esame di coscienza prima della messa diventa una delle tante formalità o bugie culturali. La stessa domenica Papa Ratzinger fece un altro tipo di riflessione che consideriamo coraggiosa ed opportuna, probabilmente in riferimento a questo caso: "Il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per conquistare una posizione sociale". Alla lucidità di pensiero auguriamo a questo Papa il coraggio conseguente di approntare delle riforme strutturali in tutti i dicasteri della Curia Vaticana. Sulla trasparenza, sulla pubblicazione dei bilanci economici come avviene con accuratezza nelle chiese del Nord Europa. Mi riferisco in specie alla chiesa svizzera e a quella tedesca. Diversamente casi pesanti nell'ultimo periodo, come l'occultamente per decenni della pedofilia del clero, corruzioni finanziarie e quant'altro aumenteranno sempre di più. Giovanni XXIII è partito bene, il successore Paolo VI ha consolidato l'essenziale, Papa Luciani voleva ristrutturare la chiesa nella povertà, ma in un mese non ci fece nulla. Poi tutto si arenò. Oggi la gente si fida sempre meno di sovvenzionare le chiese, anche in Italia l'8 per mille è in calo. Pure questo è un segno allarmante. Bisogna ricostruirsi un immagine iniziando a riconoscere i propri peccati.

Autore:
Albino Michelin
02.07.2010

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