giovedì 11 febbraio 2016

PAPA RATZINGER, GLI USA, LA PENA DI MORTE

Nella settimana fra il 13-20 aprile 2008 il Papa si è recato negli Usa anche per dare seguito all'invito dell'Onu in occasione dei festeggiamenti dei 60 anni dalle dichiarazioni universali dei Diritti umani (1948). Anche qui come dovunque accolto a furor di popolo; ovviamente, da un "certo" popolo, forse decine, forse centinaia di migliaia di persone, gli zeri contano poco. Un'accoglienza trionfale, ancorché sia legittimo porsi il dubbio se questa e tutte le altre testimonianze popolari consimili siano segno di conversione al Vangelo oppure di curiosità nei confronti di vip e star eccellenti. Non ci interessa qui la cronaca dei singoli avvenimenti quanto il rilevare alcuni aspetti salienti con relative analisi. Al primo posto ci metterei la visita del Pontefice al "Ground Zero", il luogo dove sorgevano le Torri Gemelle distrutte nell'attentato dell'11.9.01 con la morte di 2826 persone. Non fece un discorso quanto piuttosto una preghiera toccante che giova riportare: "Dio, volgi lo sguardo su di noi riuniti in questo luogo, scenario di incredibile violenza e dolore. Volgi il tuo sguardo verso coloro che hanno il cuore e la mente consumati dall'odio”. Una preghiera piena di pathos e di umanità che tutti da ogni sponda possiamo condividere. Al secondo posto ci potremmo situare il suo intervento all'Onu ed in altre platee, concernente i preti pedofili. Con tono di voce chiara e accorata, ma decisa confessò di provare vergogna per quanti si erano macchiati di atti gravissimi, per la copertura di alti prelati, che avevano messo in ginocchio diverse diocesi, ma soprattutto avevano procurato scandalo al mondo intero. Pure su questo intervento si è pienamente d'accordo, anche se molti lo ritengono tardivo e proferito costretto da una smaccata evidenza, per necessità ineludibile, però per lunghi anni tenuto nascosto. In effetti già da tempo alcune voci cattoliche avevano inoltrato interrogativi in materia (allora da ambienti africani) ma erano state indotte al silenzio. Pure il sottoscritto si era permesso di aggregarsi con qualche larvata osservazione, ma venne da Roma, tramite i superiori della Congregazione di appartenenza, invitato a non denigrare la chiesa. Con tre quesiti: "che cosa scrivi, perché scrivi, per chi scrivi..." Ora in pochi anni scopertasi la pentola con tutto il maleodorante contenuto le supreme autorità lanciano una severa crociata contro i nuovi infedeli: tolleranza zero. Ma dubitiamo ciò sia sufficiente, bisognerebbe invece apportare rimedi preventivi e alternativi a monte. Ad esempio un libero celibato dei preti contribuirebbe anche se non ad annullare, certo a diminuire questo scempio. Con il Cardinal Martini molti si augurano che la nostra chiesa apra al riguardo un franco e sincero dibattito.
                                      Delusi dal silenzio del Papa
Il terzo elemento saliente della visita del Papa in Usa è stato il suo ribadire il diritto alla vita, il rispetto della vita dal concepimento alla morte naturale. È questa una tematica ricorrente nel Magistero dell'attuale Pontefice. Ci sia concesso a proposito di riportare un intervento del signor Giampaolo Mortoni, pubblicato nella rubrica "Lettere al Direttore" Giornale di Vicenza del 21.4.08 "Il silenzio del Papa". "La chiesa contempla ancora la pena di morte (Catechismo, art. 2267 anno 1997). Ciò che disturba e offende non è tanto la pena capitale, quanto il non volerne parlare, proprio come ha fatto il Papa in America. Apparentemente appagato dalla sintonia con Bush e dal modello America. Al Papa dobbiamo ricordare che ha colpa se non mobilita giuristi, prelati, giornalisti ecc. a togliere dal Nuovo Catechismo quell'articolo che disonora la sua augusta persona e l'intero popolo ecclesiale". Sullo stesso tenore innumerevoli sono stati gli interventi in quotidiani e riviste. Intanto vorrei liberare il signor Mortoni da una preoccupazione burocratica. Per cambiare o togliere un comma dal Catechismo e dal Diritto canonico non è necessario convocare una corte di giuristi, impiegare anni di dibattimenti. Nella Chiesa (almeno sino ad oggi) chi fa una legge (= il Papa) può anche cambiarla. Dalla sera alla mattina. In effetti il 30.6.1998 Papa Wojtyla senza tanti travagli annunciò la revisione del Canone 750 del Diritto canonico, dal titolo "A difesa delle fede". Così potrebbe fare anche Papa Ratzinger la prossima domenica dalla finestra di Piazza S. Pietro. Questo non dipende da nessuna Corte di Cassazione, solo da lui. Ciò che comunque desta impressione dopo questo discorso in Usa è la divulgazione contrastante data dai giornali e settimanali cattolici italiani. Alcuni scrissero: "Benedetto XVI per il diritto alla vita, contro l'aborto, l'eutanasia, la pena di morte". No, falso. Rivediamo i palinsesti del discorso. "Pena di morte", nemmeno pronunciata, nemmeno sussurrata. Qualche altro settimanale cattolico batté una strada opposta: "Sulla pena di morte il Papa non si pronunciò in quanto volle dare priorità ad altre esigenze". Qui siamo sul grottesco, come se pronunciare tre parole (tre, non una di più) avesse rubato tempo e spazio al protocollo cerimoniale. Non si dimentichi che nella coincidenza di questa visita proprio in Usa sono tate emanate sei condanne a morte, eseguite due giorni dopo il ritorno in Vaticano (martedì 22.4.2008). Dopo 8 mesi di stop sono andate così deluse le speranze degli abolizionisti americani che speravano in un atto di clemenza. Certo chiedere al Pontefice di esprimere una difesa della vita con una condanna chiara della guerra Usa contro l'Iraq sarebbe stato troppo. Nella tana dell'orso avrebbe arrischiato un linciaggio, se non qualche blitz fatale. Però un intervento propositivo ed esplicito contro la pena di morte sarebbe stato in coerenza con il suo magistero. Diversamente si cade nel relativismo, cioè che la vita è sacra a seconda delle circostanze e a seconda dei destinatari (poteri più o meno forti) cui ci si rivolge. Ed il relativismo è uno dei deficit etici contro cui l'attuale Papa prende continuamente posizione. Sono silenzi che possono creare scandalo nei "semplici", cioè impasse e confusione, come appunto scandalo patito si riscontra nel disagio del signor Mortoni e di innumerevoli altri con lui. E non hanno torto.
                         L’ambiguità dei conduttori radiofonici e televisivi.
Oltre che mano forte al relativismo si blocca anche il processo di amore e rispetto alla vita in altri settori dei media. Pensiamo ad esempio ad una trasmissione radiofonica di Aldo Forbice in cui questo conduttore lancia ogni sera sottoscrizioni per l'abolizione della pena di morte in Arabia Saudita, o nel Quatar ecc. per salvare una donna, povera adultera "Amina". Mai questo giornalista si peritò di fare una campagna radiofonica contro la pena di morte in Usa e per l'abolizione della pena capitale nel catechismo. Cattolici clero dipendenti, di nessuna coerenza con il Cristianesimo che di facciata esibiscono. Di fronte a questo silenzio papale, per nulla notato o preso in considerazione dalle folle osannanti, la stampa Usa si è schierata in due reazioni contrapposte. Una conservatrice che ha definito il Pontefice guru di Bush. Preceduto da voci sulla sua presunta durezza ideologica ed umana, fu riscontrato invece essere uomo di grande calore, candore, compassione, di forti convinzioni morali, di grande stile ed onestà. Di segno diverso invece altra stampa. "Il gregge cattolico americano non si riconosce in questa chiesa né in questo Papa. Al di là del gigantesco show multimediale rimane il problema centrale di una chiesa cattolica gravemente retrograda e fuori dei tempi". Forse anche per queste contraddizioni il settimanale americano "Time" uscito il 3.5.08 nella Hit Parade dei personaggi più influenti del pianeta, stilata ogni anno divisa in 5 sezioni con 20 nomi per gruppo (leader, eroi, scienziati, artisti, costruttori) non ha incluso Papa Ratzinger nella "Top 100" dei potenti. D'accordo con l'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, che sono stati "usati criteri assolutamente estranei a valutazioni sull'autorità religiosa e morale del Pontefice", però almeno un posticino fra i leader religiosi accanto al primo menzionato Dalai Lama, premio Nobel per la pace, sarebbe stato giustificato. Ma forse va anche riconosciuto che il peso morale sul piano concreto, cioè dei valori umani e cristiani sembra modesto. Nessuno dei due è riuscito a convincere l'altro. Né il papa gli Usa, e nemmeno gli Usa (cioè i credenti cattolici) il Papa. Punto a capo. Ma non bisogna scoraggiarsi. C’è sempre tempo davanti a noi per rileggere il senso delle visite papali in giro per il mondo.

Autore:
Albino Michelin
09.05.2008

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