venerdì 12 febbraio 2016

PERCHÉ ACCUSARE DIO DEL MALE NEL MONDO?

Recentemente una signora di origine friulana S.C., lettrice del Settimanale “Rinascita”, mi telefonò desiderando un'opinione su di una affermazione così espressa: "l'evoluzione del mondo è possibile solo a prezzo della sofferenza. Così come il lavoro è possibile solo a prezzo della fatica. La sofferenza non è Dio che la vuole". Aggiunse che tale affermazione viene citata nel libro: "L'anima e il suo destino" di Vito Mancuso. Intanto c'è da complimentarsi che emigrati italiani si dedichino a questo tipo di letture, assai lontane dai gossip in circolazione. Un libro, sul fronte opposto del romanzo "Codice da Vinci" che tutti i credenti dovrebbero leggere. Siccome l'argomento "male, dolore, sofferenza ... " è antico quanto il mondo non è che si possa risolvere in un articolo di stampa. Si può comunque sempre dare un'indicazione orientativa in base alle riflessioni degli studiosi e degli illuminati contemporanei. Per semplificare il linguaggio usiamo l'espressione "male" in senso inclusivo. Cioè essa può includere il male metafisico (quello che deriva dalla finitudine e dalla provvisorietà del mondo), il male fisico (dalla fame, alle malattie, alle guerre) e male morale (quello lacerante nel cuore dell'uomo) secondo i versi del Leopardi: "se a ciascuno l'interno affanno si vedesse in fonte scritto, quanti che invida fanno ci farebbero pietà". Quella del male è una domanda eterna. Si nasce piangendo, si muore nell'angoscia. E la domanda noi la poniamo sempre a Dio, il che non è esatto. Qualche tempo fa a Lamon, località del bellunese, in una conversazione sul tema una signora mi rispose che il male del mondo viene dal peccato originale. Adamo ha disobbedito a Dio, ha mangiato la mela e così si è causato la morte per sé e per tutti i discendenti. Al che risposi che le antenate delle pecore di quel paese non avevano compiuto nessun peccato originale, eppure le pecore oggi muoiono lo stesso anche loro. Dobbiamo fare attenzione di non usare troppo facilmente frasi fatte come se fossero ricette per ogni soluzione. Nella morte delle pecore Dio non c'entra nulla e perché dovrebbe entrarci in quella degli uomini? Il filosofo Epicuro, due secoli prima di Cristo, diceva: Se Dio può sconfiggere il male del mondo e non lo fa allora è un insensibile. Se lo vuole ma non può, significa che è un impotente, una nullità. E A. Camus, scrittore del secolo scorso, affermava: "mi rifiuto sino alla morte di credere in una creazione divina dove i bambini sono torturati". E Sartre a ruota: "il male rende assurdo il mondo e l'esistenza di un supposto creatore". Non occorrono ulteriori citazioni, il male è un po' lo zoccolo duro degli agnostici e degli atei. Non si può credere in un Dio che i cristiani predicano come buono e misericordioso e poi permette sciagure e stragi degli innocenti.
                                                    La Mappa mondiale dei mali.
Oggi il mondo è diventato più piccolo, in quanto attraverso le tecniche mediali conosciamo tutto di tutti. Ma è diventato anche più grande perché non si riesce a trovare risposte univoche ad un pluralismo di civiltà pervenute alla nostra conoscenza. Quali sono i luoghi del male e in quali contesti si evidenzia? Oceania (Australia, Nuova Zelanda, Stati insulari) oltre 30 milioni di abitanti. Rischio di effetto serra per i cambiamenti climatici e conseguente esodo di popolazioni. Si alza il livello del mare con pericoli incombenti. Territorio che preannuncia sinistri eventi futuri: nel 2050 si prevedono nel mondo 150 milioni di profughi ambientali. Asia, dove convivono due Cine, due Indie, due Giapponi. Spaventoso il divario fra ricchi e poveri. Corruzioni, tangenti, mafia, violazione dei diritti umani. Condizioni di lavoro disumane. Nelle campagne aumento dei suicidi. Discriminazioni contro le minoranze etniche, razziali, religiose. Turismo sessuale, decenni svendute come prostitute. Commercio degli organi umani. Devastazioni ecologiche. Africa, il continente di tutti i mali. Catastrofi naturali, pandemie, carestie. Traffici di armi e droghe. Il continente più ricco di materie prime e più indebitato. Corruzioni dei governanti, guerre tribali, masse di emigrati alla ricerca di un rifugio politico, milioni di malati d'Aids. America Latina, latifondismo scandaloso a spegnere il grido: "la terra è di tutti". Migrazioni interne, bambini ninos della strada, favellas, baraccopoli. Teologia della liberazione tra fame, sette religiose, stregoni, diavoli e macuba. Mettiamoci anche El Salvador, terra vulcanica causa delle scollature nelle placche continentali. Alcolizzati per disoccupazione, migliaia di storpiati dalle guerre, politiche di dominio e di assimilazione. Canada, abusi culturali contro gli aborigeni. Abusi sessuali e pedofilia. Europa, i mali del nostro continenti li conosciamo tutti perché li viviamo nella nostra pelle. Disumanizzazione, sfruttamento economico, tecnicismo, perdita dell'anima.
Una mappa questa del male nel mondo che viene guardata però con memoria selettiva. Si preferisce ricordare sempre e solo le tragedie dei ricchi: I' 11 settembre 2001 con le Torri Gemelle di New York (3-4 mila morti), I' 11 maggio 2004 con l'attentato di Madrid. Ma i bombardamenti in Afghanistan, il milione e duecentomila morti in Iraq in continuo aumento chi ama ricordarli? Il dolore dei poveri non ha calendario.
                                                           Le nostre colpe
Le statistiche dicono che oggi 850 milioni di persone patiscono la fame, senza contare qualche miliardo sotto la soglia di povertà. 50 mila i decessi giornalieri di bambini: uno ogni 5 secondi. A Bombay India ogni mattina salme scheletriche di bambini vengono raccolte dai camion della spazzature. Nel 1984 (un caso fra centinaia) 20 mila persone morirono causa la rottura di una fabbrica chimica di pesticidi. Quattordici milioni sono i malati di Aids nel mondo, buona parte segnati dalla morte. Un cittadino Usa vale lo stipendio e la dignità di 50 haitiani. Nell'America centrale una donna per ogni maglietta guadagna 29 centesimi di dollaro, che la Nike, suo datore di lavoro, incassa 45 dollari. Il mondo è pieno di Rosarno e di Castelvolturno, con le loro rivolte degli extracomunitari, ridotti a vivere da topi e con i topi. 250 milioni sono i bambini sottoposti a sfruttamento nel lavoro. Il sequestro di un uomo bianco non vale la tortura di mille congolesi. In una partita di calcio il costo di 22 giocatori arriva anche a 700 milioni di dollari, 30 milioni per ogni esperto della pedata, smaccata ostentazioni di ricchezza da parte del mondo possidente, insulto ai poveri. Nostra consolazione, che moretti e meticci si dilettino ad assistere ai campionati mondiali di calcio, ai carnevali di Rio e di Venezia e applaudire il Papa in Tv, così si distraggono dai morsi della fame. Per 500 anni quasi metà della terraferma fu costituita di colonie in mano agli occidentali, circa 600 milioni di persone. Considerata terra di nessuno subì saccheggi e deportazioni. E non è che ci sia mai passato per la testa il dovere di restituire. Si dirà che il colonialismo è scomparso. Non è vero, è stato rimpiazzato da un neocolonialismo, cioè controllo politico ed economico sotto la morsa dell'indebitamento. La costruzione di un missile costa quanto sfamare migliaia di persone, ma noi si preferisce il missile. Gli aiuti ai paesi terzo mondo da parte dei paesi occidentali sono addirittura diminuiti del 25%. Solo fra 150 anni si riuscirà a ridurre della metà la fame nel globo, nonostante le frottole dei 185 capi di Stato. All'interno di questo scenario noi spendiamo migliaia di milioni per ansiolitici, per dimagrire, per rifarci i seni e i glutei, per la pornografia, per le crociere di lusso. Il dolore nel mondo anziché diventare ira profetica e reazioni fattiva rimane solo curiosità. Il fotografo Kevin Carter è stato premiato nel 1974 dal New York Times per una foto ritenuta "originale": Bimba sudanese ridotta a scheletro si trascina verso un dispensario, crolla a terra, esausta. Un avvoltoio le vola accanto per cibarsi di lei. E' stato un momento di gloria per quel fotografo catturare una tale immagine. Poco più tardi Carter preso da rimorso per non aver fatto nulla per salvare la bambina, si tolse la vita. Di tutto questo strazio umano che abbiamo sopra descritto su chi ricade la colpa se non sul nostro egoismo? A che serve buttare sempre la colpa su Dio?
                                 La religione buddista ha qualcosa da insegnarci.
Un limite della teologia cattolica è quello di non confrontarsi con le teologie e dottrine delle altre religioni. Si pensa che la nostra vada bene per tutte, che tute debbano accettarle. Mai ci è passato per la mente che anche noi dovremmo imparare dalle altre teologie. Ad esempio i buddisti della Tailandia che nel tsunami del 26.12.2004 avevano perso tutto, interrogati, ci si è accorti che per loro non esiste il problema del male secondo la nostra mentalità. Non hanno l'idea di un Dio onnipotente che ama o castiga a secondo dei casi. Per i buddisti tutto, compresa la vita umana, tutto è effimero e passeggero. Per loro il mondo non è né buono né cattivo: la sapienza sta nel veder e accettare le cose come sono. La sofferenza consiste nel non-accettare la realtà. Questo rifiuto essi lo chiamano ignoranza, (che non ha nulla a che vedere con l'analfabetismo o la mancanza di cultura libresca). Il male per il buddismo è l'ignoranza, cioè gli uomini diventano prigionieri delle loro brame dando ad esse valore assoluto, e al proprio "io" la supremazia su tutto. Quanto noi chiamiamo diritti umani essi chiamano ignoranza. Bisogna liberarsi da essa, cioè dai propri desideri smodati, dal proprio io centro dell'universo e allora si otterrà la sapienza illuminazione. Dottrina difficile da accettare per noi occidentali, incentrati come siamo sul "valore della persona". Però assumere un po’di questa sana indifferenza, secondo alloro meditazione mentale, può essere curativo anche per noi. D'altronde non dice pure Gesù: "chi vuole seguirmi, rinunci a se stesso?" Un equilibrio fra le due concezioni renderebbe un buon servizio in merito.
                             Mondo in evoluzione: il suo prezzo è la sofferenza.
E qui abbiamo l’obbiezione classica: "ma Dio non poteva creare un mondo diverso, senza metterci in questa situazione di rischio? II rischio di sismi, di incidenti, di guerre, di cattivo uso della nostra libertà? Discorso ozioso. Intanto se Dio è onnipotente, non Io è in tutti i sensi. Per esempio Dio non può fare un cerchio quadrato, ed un ferro di legno. Dio non poteva creare un mondo infinito e perfetto, se no creava un doppione di se stesso, in concorrenza. Invece Dio ha fatto il mondo affinché sia in continua evoluzione. Ad esempio terremoti e sismi, maremoti e tsunami ci dicono che la terra è ancora in cammino. Certo immane disgrazie per chi sì trova coinvolto. Ma anche qui va fatto un ragionamento: il terremoto in Turchia del 1999 ha causato 17 mila morti, per lo più poveri, perché non erano state rispettate le norme edilizie. Il disastro ha qualcosa di positivo perché provoca l'intelligenza e la sensibilità dell'uomo: studiare il sottosuolo.
Così oggi noi sappiamo con una certa previsione che entro 40 anni 47 capitali del mondo potrebbero subire un sisma (di cui 8 in Italia: Udine, L'Aquila, Terni, Campobasso, Potenza, Napoli, Reggio Calabria, Messina). Il che significa che attraverso la sofferenza (=attenzione, studio...) abbiamo maturato un'evoluzione, nel caso come conoscenza. E qui si pone un interrogativo: in Turchia ad Istanbul in 50 anni si è passati da un milione a 10 milioni di abitanti, causa l’assenza di criteri sismici. Vale la pena in futuro arrischiare? Piantare abitazioni dovunque e senza criteri geologici? Quanto dolore e sofferenza si potrebbe risparmiare.
Se Dio ha voluto un mondo in evoluzione bisogna darci da fare con lo sviluppo delle scienze. Nel medioevo quando arrivava la peste aumentavano processioni, apparizioni mariane, penitenze, ma la peste continuava. Oggi attraverso le scoperte della medicina molte malattie sono scomparse. Ne arriveranno altre? Ovvio, il mondo è in continua “sofferenza”. L’ha intuito anche Paolo nella sua lettera ai Romani(8,22). Ma non bisogna demordere. E qui ci possiamo confluire nel messaggio cristiano. Dio ha creato il mondo come "finitudine", cioè non perfetto, ci vuole pazienza, mediazione del tempo, oltre al quale "Dio sarà tutto in tutti". Se dopo questo discorso ci permettiamo una conclusione cristiana, allora l'atteggiamento di Gesù ci darebbe una mano. Quando si è trovato di fronte ai sofferenti non ha mai fatto teorie, moralismi, non ha dato spiegazioni sull'origine della malattia: ha guarito e incoraggiato. Incontrando il cieco, alcuni hanno chiesto a Gesù chi aveva peccato, se i genitori o gli ascendenti. E Gesù rispose: "nessuno ha peccato, questo avvenne perché si manifestasse la gloria di Dio". Frase un po' sibillina. Forse voleva dire: affinché si manifesti la solidarietà fra il prossimo. A coloro che si lamentano infine perché Dio ci ha messo al mondo e in una mare di guai, si potrebbe rispondere: "perché le coppie oggi continuano a mettere al mondo figli? Non potrebbero risparmiare loro rischi e dolore?" Ci risponderebbero: "li mettiamo al mondo perché essere, esistere, è sempre meglio che non essere, non esistere". Allora la pensano anche loro come Dio, come Gesù, cioè che il dolore ed il male non avranno alla fine l’ultima parola. A patto che ci si metta anche del nostro per quella molta parte di relazioni fra uomini che ci concerne: aiutati che il ciel t’aiuta.

Autore:
Albino Michelin
26.03.2010

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