sabato 13 febbraio 2016

IL "DILAGARE" DELLA SESSUALITÀ: REPRESSIONE O FORMAZIONE?

In riferimento all’inizio del mondo esistono tanti proverbi. C’è ad esempio il logo introduttivo del vangelo di Giovanni in cui si legge: ”In principio era il Verbo“. Oppure il logo degli storici: ”in principio era la favola”. Fra gli innumerevoli altri afferma la psicanalisi freudiana. ”In principio era il sesso”. E allora tentiamo di partire da qui. Il nostro DNA non è solo composto di elementi sessuali, ma è sessuato. Né si può dire che il maschio lo sia più della femmina o viceversa: è soltanto una sessualità diversa. Dai lapsus freudiani ai crimini di sfondo sessuale vi è dentro e fuori di noi tutta una gamma di variabili, di esperienze e di espressioni, per cui non si possono fare i conti senza vivere e convivere attraverso la nostra sessualità. Qualche esempio. La conduttrice del Festival di S. Remo 2010 in una trasmissione ebbe a dire: "ora per qualche minuto di pausa la dò alla regia". Tutto il pubblico si mise a sorridere, a rumoreggiare con chiassosa ilarità. Certo la conduttrice intendeva dire: "dò la linea alla regia per la pubblicità". Ma gli spettatori pensarono ad altro, ovviamente all'attributo femminile della "bella gnocca" (tanto per usare un linguaggio corrente). Ed ancora altro esempio: se si apre un quotidiano nazionale, quindi notoriamente serio, voi vi imbattete in una pubblicità a tutta pagina di una vettura di lusso attorniata da splendide vip a due pezzi con lo spot a caratteri cubitali: "Senza ferretto tutto è perfetto". Lancio di una vettura o di un intimo femminile? Di entrambe le cose, in perfetta fusione: potere e sesso. Ed ancora: in una città come Vicenza, detta la sagrestia d'Italia per le sue devozioni e la sua tradizionale castità (un tempo) prematrimoniale, le statistiche dicono che rispettivamente al numero degli abitanti e all'estensione del territorio esistono più sexibar e lap dance, aperti ai giovani fino ai settantenni, che in tutta la penisola. Certo in pochi anni è diventata la città dell'oro, ma anche la prima città dalle chiappe d'oro. È solo una pennellata, non vogliamo giustificare nessuna goliardia. Inutile procedere nelle esemplificazioni. Oggi la nostra vita quotidiana, la nostra salute, la nostra civiltà trasuda sesso da tutti i pori. Noi della chiesa cattolica come rispondiamo? Da secoli abbiamo tamponato e tabuizzato il problema e ora ne portiamo le conseguenze. Ora dovremmo rimboccarci le maniche e ristudiare in senso positivo il ruolo della sessualità. Sottolineo positivo dal momento che quando Dio creò l'uomo maschio e femmina (primo libro della Bibbia) disse: "sarete due in una carne sola" (Gen 2, 22-26.). E vide che era cosa buona. Dunque la sessualità appartiene alla natura. Cioè siamo nati con questo assetto ed impianto. Ovvio che la natura va educata, ma prima di tutto non va ignorata. Tutti noi sappiamo che cosa significa tabù: qualcosa protetta dal silenzio, intoccabile.
                                            Una storia plurisecolare di tabù.
Esempio: solo 50 anni fa i ragazzi venivano educati col terrore della masturbazione. Vocabolo improponibile sostituito da "cosa brutta", (nord Italia) sozzura (centro) immondezza (sud). In una parola peccato impuro. Ai bambini si incuteva il terrore che questo gesto di ispezione del proprio corpo venisse castigato da Dio con la perdita della vista. Si diventava ciechi. Oppure la spina dorsale ti si sarebbe marcita. E che all’ inferno ci si andava o con questo peccato o non senza di questo peccato. Come si ricorderà, altro esempio, delle ragazze di paese rimaste incinte prima del matrimonio, bisbigliate in tutto il contado, che in chiesa si potevano sposare solo nottetempo, prima del sorgere del sole. Io che facevo il chierichetto al tempo ricordo molto bene. Ed ancora, le donne che circolavano in bicicletta venivano considerate scostumate, perché dato che i pantaloni li potevano indossare solo gli uomini, esse a pedalare con le gonne svolazzanti arrischiavano di esibirsi indecorose. E poi si aveva l'ossessione dei pensieri cattivi. E si citava a memoria il nono comandamento "non desiderare la donna degli altri".  Vogliamo consultarlo insieme (Esodo 20, 17): "Non desiderare le cose del tuo prossimo, né la moglie del tuo prossimo, né il suo bue, il suo asino, la sua casa, né il suo schiavo, né cosa alcuna che gli appartenga". Qui, lo diciamo per inciso, la donna non viene nemmeno presa in considerazione. In effetti perché non si dice: "non desiderare l'uomo degli altri"? Semplicemente perché qui la donna viene considerata come un bene economico secondo la mentalità del tempo e desiderare di prendersi una donna d'altri significava rubare un patrimonio ed impoverire la famiglia di appartenenza, col rischio quindi che la donna venisse abbandonata sulla strada e finita con la lapidazione. Ma sostanzialmente "la donna d'altri" non ha come riferimento il desiderio o la fantasia mentale del sesso. Questo eventualmente lo si potrà desumere da altre considerazioni, ma non dal nono comandamento. Ora una domanda: esiste una ragione storica che spiega in parte questo ostracismo e bando nei confronti del sesso (impersonato in genere nella figura femminile, identificata con satana)? Così radicata nella storia della chiesa da farci venire a tutti un vero complesso e psicosi sessuale? Fino al punto che l'onestà di una persona si giudichi solo nel suo rifiuto del sesso e nell'utilizzo solo per fare bambini?
                                        Sant’Agostino: un’eredità sessuofoba.
Una ragione la c'è, e proviene in massima parte da S. Agostino. Si parla spesso delle sue teorie in merito, ma raramente si studia la sua persona, i suoi trascorsi, la sua educazione, la sua conversione, oppure la sua "involuzione". Scherza con i fanti, si dice, ma lascia stare i santi. Certo i santi hanno avuto qualche lato eroico quindi da imitare, ma non sono tuttologi. Essi pure hanno degli aspetti discutibili, limitati, contradditori. Mica sono Dio in terra. E così è di S. Agostino vescovo di lppona in Africa del Nord verso il 400, definito pure un Santo Padre della chiesa. In gioventù Agostino fu un autentico giovanotto di mondo, a 17 anni ebbe un figlio illegittimo, per 13 anni visse concubino (oggi si direbbe coppia di fatto). Frequentò le scuole della setta di Mani, un filosofo persiano del 250 a-C., per il quale il mondo deriva da 2 principi: quello del male dalle tenebre, quello del bene dalla luce. La materia, fra cui la sessualità, viene generata dal male, principio delle tenebre. Ragion per cui va disprezzata e combattuta. Di qui anche l'espressione "manicheismo". Vuol dire mentalità che il bene stia tutto e solo da una parte ed il male tutto e solo dall'altra. O bianco o nero, mentre la vita e l'etica di comportamento ci insegna che esiste purtroppo tanto grigio. Con questi precedenti culturali e morali, Agostino a 30 anni si converte al cristianesimo. La sua licenziosità sessuale diventa avversione, lotta contro di essa, dalla sessuomania alla sessuofobia. Tutta la fame che prima aveva verso la donna, ora diventa lotta e combattimento contro di essa. Chiediamo scusa per il proverbio apparentemente sacrilego, che però potrebbe avere un pizzico di verità: ”non c’è miglior questorino del ladro”. Quindi Agostino afferma che il rapporto sessuale va tollerato solo per la procreazione. Di fatto i coniugi del tempo iniziarono a pregare: "Signore non lo faccio per piacere mio, ma per amore di Dio". Il piacere del rapporto sessuale era diventato il tramite per la trasmissione del peccato originale, quello di Adamo e di Eva. La loro disobbedienza aveva all'inizio causato morte, dolore, castighi, colpe per tutti i discendenti. Per liberarsi dalla quale il neonato doveva venir battezzato subito dopo il parto. Diversamente in caso di morte di certo non andava in paradiso. Questo concetto diventato prassi secolare fino a qualche anno fa poggiava pure su di un'errata interpretazione della lettera di Paolo ai Romani (5,12). La madre veniva considerata impura (sempre la donna?) e per essere ammessa alla chiesa e al culto doveva dopo 40 giorni farsi benedire e purificare alle porte della chiesa. Per rendere possibile la sacrosanta battaglia contro il sesso la chiesa è ricorsa ad un modello femminile soffuso di celestiale candore. Ed ecco che alle Tre Persone della SS. Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo, tutti al maschile) viene aggiunta una quarta, quella della Vergine Maria. L'icona della nuova Eva, l'ideale della purezza. Essa fonda la sua verginità descritta nei Vangeli dell'infanzia di Gesù in Matteo e Luca: Gesù nasce senza il rapporto sessuale con Giuseppe, padre tutore, dogma definito nel Concilio di Costantinopoli (381): "Gesù incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria". Si utilizza quindi anche il materiale di certi vangeli apocrifi come quello dello pseudo Matteo. Nel 649 il Sinodo Laterano definirà che Maria fu vergine prima del parto, vergine durante e vergine dopo. E si riporta anche il fatto che allorché la levatrice volle toccare con mano il prodigio, la mano le restò seccata. Di qui la successiva interpretazione dei Vangeli in cui i fratelli e sorelle di Gesù vengono considerati cugini oppure fratellastri e sorellastre. Verso il 1200 nacque una discussione fra Domenicani e Francescani. I Primi con la testa S. Tommaso, dottore della chiesa, sostenevano che Maria era nata come tutti con il peccato originale. Cioè il rapporto sessuale dei suoi genitori, Gioachino ed Anna, aveva trasmesso in lei il peccato di Adamo. I Francescani invece negavano. La chiesa diede ragione a questi ultimi così nel 1854 Pio IX dichiarò il dogma dell'Immacolata Concezione. Esso se ne porta dietro anche un altro. Che stando così le cose, Maria non è morta come tutti i membri del genere umano, ma è stata assunta in cielo in anima e corpo: ed ecco il dogma dell'Assunzione nel 1950. E mentre lungo i secoli è aumentata una certa divinizzazione mariana, è diminuita invece la dignità della donna.
                                           La donna strumento di Satana.
Essa è stata considerata, è considerata come lo strumento di Satana che porta alla deriva l'umanità verso il vizio sessuale. L'affermazione non ci deve meravigliare più di tanto se anche Papa Wojtyla affermava verso il 1990 che nel matrimonio l'uomo può guardare la propria moglie solo castamente. In conclusione: la storia della chiesa ci presenta in Maria una donna asessuata, a cui tutti possono guardare per sublimare la propria sessualità e vivere in perfetta castità. Ed anche il celibato dei preti, diventato obbligatorio più per motivi economici che non di Vangelo, è possibile imitando Maria, la donna asessuata. E così siamo arrivati a questo punto, che dopo tanti rigorismi, repressioni, angelismi, per una certa qual reazione si e finiti ad un vero "libertinaggio" sessuale. Di sesso e di porno oggi si vive, oggi si muore. La chiesa deve cogliere l'occasione per ristudiare tutto il complesso fenomeno della sessualità umana. Inutile continuare a teorizzare sulla pillola, preservativi, omosessualità, pedofilia, internet, ecc. La sessualità fa parte della spiritualità umana. Non esiste celibato senza sessualità, pure ammettendo che questa possa essere investita in attività ideali e professionali oltre la genialità. Togliere la donna dalla segregazione, dalla marginalità sociale, dall’inferiorità significa diminuire il frutto proibito. E la chiesa può farlo anzitutto dando spazio e diritti alle donne per esempio presso la Curia Romana e in tutte le gerarchie del mondo. Non si può proseguire su questa strada solo con cardinali maschi e celibatari. E poi organizzando un Concilio ecumenico, globale, internazionale in materia, ascoltando anche i contributi di tutte le scienze umane, psicologia e pedagogia in primis. Solo così potremo tentare di raggiungere un equilibrio in un settore umano, come quello della donna e della sessualità, oggi finito alla deriva.

Autore:
Albini Michelin
30.04.2010

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