giovedì 11 febbraio 2016

ELEZIONI ITALIANE: VOTARE PER IL PARTITO DEI VESCOVI?

A scanso di equivoci per evitare confusioni dirò che il presente articolo nel riferirsi alla Chiesa italiana non intende esprimersi su argomenti concernenti i dogmi, la fede, la SS Trinità, Gesù Cristo, la Sacra Scrittura, ma riguarda l'attuale posizione politica dei vescovi. Usiamo pure la sigla, Cei (Conferenza episcopale italiana), e quindi trattandosi di argomenti politici ci sentiamo pure autorizzati ad esprimere un’opinione anche se diversa. Ovvio che anche la Chiesa ha tutto il diritto di presentare i propri punti di vista di fronte alle varie legislazioni, nonché il dovere di educare i credenti alla formazione di una corrispondente coscienza in politica, però non ha il diritto di interferire. Ma ciò che sta facendo nell'ultimo periodo la sua non è nemmeno interferenza è sostituzione al ruolo proprio dei cattolici. Essa infatti non deve essere un partito ma un laboratorio di formazione, lasciando poi la libertà di scelta ai singoli. Una volta avevamo la democrazia cristiana, da De Gasperi ad Andreotti, che godevano di ruoli autonomi, oggi abbiamo il partito "Cei", mentre i cattolici sono ritornati in ordine sparso ad attendere l'imboccata come gli uccellini nel nido e baciare la sacra pantofola. Anche in Svizzera abbiamo una gerarchia cattolica la quale non è muta né asservita allo Stato. Quando tempo fa ci fu lo scandalo dei lingotti d'oro confiscati dalle banche agli ebrei deportati dai nazisti in Germania, l'episcopato elvetico ha espresso pubblicamente la sua posizione contestativa. E allorché si effettuò la consultazione referendaria sulla bioetica, caso procreazione assistita, trattamento degli embrioni, ecc., pure questa gerarchia si espresse con documento sfavorevole, cui la nostra prassi pastorale si attiene. Ma in Italia non è così. C'è una insistenza di chiesa a pestaggio. Molti credenti non ne possono più, e molti indifferenti ritornano ad essere anticlericali. E non si può dare loro del tutto torto.
                                   Perché la chiesa sta sempre con la destra?
Se non facciamo attenzione a queste premesse finiamo con l 'inquinamento mentale e morale, pericolo che tutti vogliamo evitare. Da parecchi anni a questa parte la Chiesa italiana, salvo rare eccezioni di qualche vescovo fuori del coro, si è schierata per la destra, cioè per il trio Berlusconi-Fini-Casini. Ma dopo il "Mastellum"' di gennaio 2008 (Mastella pare sia stato usato come miccia dalla Cei scoppiata poi nelle sue mani), tutto il quadro politico si è scompaginato. Il binomio cardinalizio trainante, Ruini-Bagnasco attuale, si vide fallire il pressing su Berlusconi affinché accettasse l'apparentamento con l'Udc destra Casini. Così ora la Chiesa si trova a cercare un'altra strategia e giocare su 4 tavoli diversi in cui la partitocrazia italiana si è liquidata. 1) Popolo delle libertà. Accusa però un deficit culturale, in quanto tale popolo privo di una adeguata cultura si trova identificato con il suo unico leader ideatore Berlusconi. 2) L’Udc, unione democratica di centro o centro cattolico moderato di Casini, sollecitato ad unirsi superando il frazionamento post democrazia cristiana e ad un incollamento alla Rosa Bianca, neonato partito pure degli ex democristiani. 3) Partito democratico di Veltroni. Visto dalla Cei come il fumo negli occhi; un po' cattolico, un po' laico specie dopo l'accoppiata con i Radicali di Pannella-Bonino. Gruppo cui la Chiesa non darà nessun sostegno. 4) Sinistra Arcobaleno: tavolo lasciato deserto, dai vescovi nemmeno preso in considerazione se non per lanciarle qualche scomunica. Come quella di "assassine" (alle donne che abortiscono), o di incestuosi (agli omosessuali). Il partito poi di Giuliano Ferrara: moratoria contro la strage degli innocenti, arrischiando una minoranza di aderenti, verrebbe dalla Chiesa aggregato a Casini. La domanda: giova ai vescovi scendere in campo con le stesse armi? Si ha un bel dire da tutti i pulpiti e convegni che compito della Chiesa non è quello di fare politica, ma di dare indicazioni di coscienza. Pura teoria, in pratica è contesa aperta. Come se Spagna e Zapatero non avessero insegnato nulla. Noi pensiamo che oggi la migliore politica della Chiesa italiana sia quella di cominciare a fare della preevangelizzazione di base, di riformarsi essa stessa, e di dare per prima il buon esempio. Su tutto i giornalisti Stella-Rizzo hanno pubblicato mesi or sono un libro interessante, il bestseller degli ultimi anni: "La Casta". Sui costi e sui privilegi della classe politica. I due, se avessero il coraggio del Beato Rosmini che nel 1832 pubblicò il libro sulle "Cinque piaghe di Santa Madre Chiesa'', ne dovrebbero divulgare uno dal titolo eloquente: "Casta: Chiesa cattolica Italiana anni 2000". Etica pubblica, trasparenza, giustizia fiscale, abolizione dei privilegi, costi delle strutture confessionali cattoliche, e quant'altro di cui tutti sono al corrente.
                            Politica sulla casa: gli sfrattati dal Vaticano e dalla Cei.
La Cei difende su tutto la precedenza della famiglia. Scelta sacrosanta. Però a Roma il più grande proprietario di immobili nel centro storico, appartiene alla S. Sede, ovvero alla "Apsa" Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica. A metà ottobre 2007 la nostra proprietaria ha dato lo sfratto agli inquilini, non più in grado di pagare l'affitto. Per 200 famiglie sfratto esecutivo. Le loro abitazioni trasformate o da trasformarsi in lussuosi locali breakfast o appartamenti da affittare a scopo clientelare. Altro che solidarietà con le povere famiglie che non arrivano a fine mese con uno-due pupi a carico. Altro che attenzione agli immigrati e romeni che vivacchiano con cani e gatti nelle baraccopoli lungo il Tevere. E chi li fa i figli quando manca un tetto, e quello che si aveva viene trasformato in sontuoso attico per i ricchi epuloni? Papa Wojtyla domenica 16.6.1996 all'Angelus parlava sul diritto urgente alla casa, come luogo di socializzazione, cultura, spiritualità.  Stesse belle parole ripetute anni dopo dal suo successore Benedetto XVI. Il vescovo G. Bonicelli, membro della Cei sui problemi sociali, lodevole eccezione, il 29.10.07 sottolineò che è inutile parlare di sostegno alle famiglie e poi mancare dell'essenziale. Ma questo è il partito dei vescovi. "Family Day" intende organizzare prossimamente una manifestazione per un fisco a misura di famiglia. Raccolte due milioni di firme. Postilla della manifestazione è l’esclusione dei figli nati fuori dal matrimonio, perché le coppie di fatto non possono diventare soggetto di diritto. Come dire, meglio non fossero mai nati, oppure meglio che le madri avessero abortito? La risposta va agli apostoli del Family day. E già che ci siamo passiamo al rispetto per la vita. Si continua a picchiare contro l’aborto e contro la legge 194. Si ricordi che lo Stato Pontificio fino al 1870 era infestato più da prostitute che da briganti. Non ci mandò in giro a bonificare il territorio né don Benzi di venerata memoria, né i carabinieri. Si fece una legge per regolamentarla. Si dirà con ciò che Papa e Curia vaticana erano prostituzionalisti? E quindi si concluderà che una chiesa che tollera una legge sull’aborto sarebbe abortista? A riguardo di questo problema si sostiene e giustamente che il debole (il feto) va sempre rispettato con priorità sul più forte (la madre). Allora si permetta una rinfrescatina alla memoria. Il Cardinal Ruini, nella omelia funebre pro 19 assassinati italiani in Iraq così si pronunciò: ”Signore benedici i nostri soldati,   combatteremo il terrorismo, continueremo nella nostra missione di pace.” Le morti dei bambini innocenti, donne, civili inermi furono, sono e saranno a migliaia. Si può giustificare questo male, perché minore, onde salvare un bene maggiore, l’amicizia con gli Usa e la guerra preventiva? La guerra contro l’aborto sta diventando il pallino fisso per spostare l’attenzione da altri problemi ben più gravi. Da quando è entrata in vigore la legge, gli aborti sono diminuiti del 40%, i morti nelle guerre sono invece aumentati a dismisura. E perché il partito dei vescovi non prende posizione chiara e netta contro le fabbriche di armi e le banche armate d'Italia che esportano all'estero milioni di ordigni di morte?
                                       I Dico, i Pacs, i Cus e le coppie di fatto.
Siamo per il matrimonio cristiano, ma anche per il rispetto di tutti gli altri tipi di matrimonio. Le Eccellenze del nostro Episcopato pare facciano zapping e giochino su diverse tastiere. Cito perché risponde a verità. Pier Ferdinando Casini è il premier divorziato più sponsorizzato e amato dai vertici della Cei. Ricevuto in pompa magna persino da Papa Ratzinger. L'Avvenire che non è un rotocalco gossip, ma il quotidiano dei vescovi, il 28.10.2007 uscì con un servizio mondano-dovizioso sul nuovo matrimonio del nostro Piero con Azzurra Caltagironi. Marito e moglie per la legge italiana e per il partito dei vescovi. Ma per il Diritto Canonico si tratta di un secondo matrimonio, illecito, invalido. In chiesa sono da cacciare dietro la lavagna e da negare loro la comunione. Domanda: la pena scatta solo se si tratta di povere coppie provinciali? A.Plotti, vescovo di Pisa, altra lodevole eccezione, in una intervista sul quotidiano La Stampa del 24.1.2008 disse che la chiesa sta commettendo un grave errore. Accettando di farsi sostenere dagli atei devoti, teodem, teocom, sul tipo del già citato Giuliano Ferrara, rischia di svendere e ridurre la fede a strumento di potere. Opportunisti che approfittano della situazione di crisi per i loro interessi. Ma così sono quasi tutti i politici italiani. Anziché combattere o distanziarsi dalla chiesa preferiscono furbescamente annettersela. E il partito dei vescovi dentro ci casca. A questo delle coppie vi è connesso l’altro aspetto: l’omofobia e l’omosessualità. Dal 20 al 24 febbraio 2006 all’Università Pontifica Laterano di Roma fu tenuto un convegno su “Questione omosessuale”. Invitati soltanto relatori di stretta osservanza papale-Cei. M.Bagnasco psichiatra, Crowford giurista, J.J.Perez teologo, T.Anatrella monsignore. Nessun relatore omosessuale, e ve ne sono parecchi di competenti e rispettosi, fu lasciato intervenire al dibattito. Dov’è la libertà di opinione e l’attenzione ai diversi? Si è fatto un cancan del diavolo per il rifiuto a Ratzinger di tenere una prolusione all’Università La Sapienza di Roma il 17.1 08 allo scopo di inscenare un caso politico e di piazza. Ma nel Laterano si trattò proprio di una inquisizione medievale, di una gogna culturale alla Giordano Bruno. Il Partito dei vescovi italiani deve chiedersi il perché di queste contraddizioni. E qui si annida anche il problema della libertà religiosa. In Italia esiste una legge risalente al 1929 con Benito Mussolini che privilegia la religione cattolica. Le altre non vengono prese in considerazione, il tutto sulla base di un Concordato, il quale però potrebbe anche essere riveduto dalle due parti consenzienti. Ma siccome la Chiesa consenziente non sarà mai, ecco che il Concordato mai cambierà. Con ciò essa potrà continuare ad usufruire di un sacco di privilegi e di esenzioni sulla groppa degli italiani contribuenti. Perché il partito Cei non si adopera almeno per aprire una discussione sul Concordato allo scopo di dare a tutte le confessioni religiose uno statuto paritetico? Inoltre perché non proporsi affinché lo stato istituisca facoltà di teologia nelle sue proprie università come in tanti paesi d’Europa? Forse si preferisce tenere i cattolici ad un livello di sottosviluppo, con una religione e monocultura, senza confronto e apertura alle altre teologie?
                                   Moralità pubblica totalmente carente
Qui il discorso diventa interminabile se ci riferiamo alla collusione fra politica-mafia-chiesa. La rimozione del vescovo Bregantini da Locri parla da sé. Il primo marzo 2008 sempre a Locri 5 mila persone provenienti da tutta Italia, non "cammellate" organizzarono un corteo "Alleanza per la Calabria", promosso dalle Cooperative Bregantini. Tre grandi urne a simboleggiare il clientelismo, i poteri occulti, le massonerie deviate. Dentro migliaia di schede che ognuno era invitato a riprendersi. Consegna: nessun scambio fra voto e bisogni delle persone. Assente o quasi la Chiesa, nessun vescovo, pochi i parroci presenti. Padre Zanotelli lamentò: "quello che manca alla Chiesa italiana è la santa collera contro tutto ciò che è ingiusto". Questo è un discorso assente nell'orizzonte della Cei. R. Nogaro, vescovo di Caserta, una terza eccezione illustre, nel Convegno Acli il 23.2.08 criticò l'istituzione ecclesiastica che anziché a Cristo e al Vangelo dà la precedenza alla Chiesa. Società ricca, prestigiosa, coreografica. Dopo questa analisi non si salva niente del "Partito dei vescovi"? Non sarei dell'avviso del campione ciclistico Gino Bartali che sportivamente reclamava: "tutto da rifare". Piuttosto "tutto da ripensare". Questo forse sì.

Aurore:
Albino Michelin
28.03.2008

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