sabato 15 agosto 2015

BERGOGLIO PROVOCAZIONE: IO PAPA COMUNISTA?

Abitualmente quando si va a Roma in Piazza S. Pietro o in Vaticano è per uno scopo religioso, devozionale, un pellegrinaggio, una curiosità di vedere il papa, partecipare ad una udienza, benedire qualche icona sacra. Martedì 28 ottobre 2014 invece si è assistito a qualcosa di insolito: Papa Begoglio che si incontra con un centinaio di rappresentanti dei movimenti social-popolari dei 5 continenti: Zapatisti, indignados, contadini, femministe, Sem Terra, Cartonneros, Campesinos, Centro protestante cubano M. Luther King, E. Morales presidente simbolo boliviano. In maggioranza del Sud America, ma anche italiani: il Centro autogestito Leoncavallo, Genuino Clandestini, Banca Etica, alcuni gruppi di estrazione marxista. Strano, un convegno sotto la croce di Cristo, citando Marx insieme con Gesù. Il tutto organizzato dal Cardinale Turkson. Ovviamente non è stato un sinodo ecclesiale, come quello sulla famiglia terminato tre giorni prima, ma un incontro sociale. In questo contesto papa Bergoglio con il suo stile genuino e franco fece delle affermazioni all’apparenza sconcertanti. Parlando dell’importanza della terra, del lavoro, di un tetto aggiunse anche una battuta ad effetto: ”Mi dicono, questo papa è comunista. Trovo strano. Terra, lavoro, tetto sono parole importanti. L’amore ai poveri non è un’ideologia, ma il centro del Vangelo. Voglio dare voce a coloro che non vengono ascoltati. Per questo si deve lottare, il sistema di sfruttamento va combattuto con tenacia senza fanatismo, con intelligenza senza odio, con passione senza violenza. Farò tra breve un’enciclica sull’ecologia, perché è lo sfruttamento della terra che causa la povertà. A queste espressioni ovvio che vi sia una risonanza immediata e contrastante. Ad esempio M. Malerba dice: ”non pendo dalle labbra del papa, ma come marxista se vedo aprirsi uno spiraglio cerco di sfruttarlo.” Dall’altra parte però abbiamo i cardinali di Curia in fibrillazione, fra i quali Burke allarmato: ”la chiesa è oggi una barca senza timone”. Il che significa che il discorso del Papa non è finito lì e per diverse ragioni. La prima, per secoli la chiesa istituzionale è rimasta lontana dalla purità del Vangelo. Quando nel 1200 sorsero i movimenti pauperistici, valdesi, catari, albigesi che intendevano ritornare alla povertà del Vangelo contro l’opulenza degli ecclesiastici del tempo furono condannati come eretici. E quando S. Francesco scrisse la sua regola per i frati mendicanti, vestendoli con il saio dei contadini dell’epoca, Papa Onorio III gliela approvò nel 1223 dopo avergliela fatta riscrivere più volte con lunga anticamera. Ma anche oggi c’è da fare i conti con le resistenze di coloro che concepiscono papato e alto clero come un potere regale, quindi ammantato di orpelli e privilegi che caratterizzano i sovrani. E quando Lutero nel 1517 si permise di criticare il mercato della chiesa per la vendita delle indulgenze fu cacciato e scomunicato e si vide costretto a fondare un’altra confessione cristiana dei riformati, dai cattolici bollati come protestanti. E quando Marx nel 1867 scrisse il *Capitale* nel quale fra l’altro sostenne che la religione è l’oppio dei popoli, usata come sfruttamento dei poveri che devono portare pazienza per l’aldilà a beneficio di ricchi gaudenti nell’aldiqua, fu subito seguito nel 1881 dall’enciclica *Rerum Novarum* di Leone XIII contro il socialismo falsa soluzione. E nel 1949 Pio XII scomunicò i comunisti, che analfabeti nulla sapevano di Marx, lo votarono a motivo di fame arretrata e prolungata. Ovvio che il comunismo ha un limite metafisico, come d’altronde il capitalismo, con il quale però la chiesa istituzione fu sempre tentata di fare l’occhiolino. E quando nel 1968 in Brasile per la sensibilità di alcuni religiosi come Gutierres, Frei Betto, L. Boff si è iniziato nel Sud America a parlare di Teologia della Liberazione, che al di là degli inevitabili eccessi intendeva proporre il Vangelo anche come liberazione dalla miseria, il tutto fu messo a tacere con la condanna di Papa Wojtyla del 1978. Motivo: ideologia comunista, manipolazione dei poveri per interesse politico. E quando nel 1980 ai piedi dell’altare fu ucciso il Vescovo di S.Salvador Oscar Romero dai miliziani governativi perché difendeva il diritto della terra per i contadini la chiesa istituzionale gli stese un pietoso velo di oblio. Questi i diversi motivi storici per cui Papa Francesco viene equivocato ed in parte ostacolato quando pronuncia espressioni come quelle del 28 ottobre. Ma lui ha un’altra logica: la vera tradizione è quella che si riallaccia a Gesù, il Magistero della Chiesa non è fatto di soli documenti da esibire come fiori all’occhiello, ripetibili di anno in anno, di secolo in secolo, inflessibili e dogmatici, ma è fatto prima di tutto di gesti. Da iniziare ogni giorno in riferimento alle esigenze religiose, morali, sociali del tempo in cui si vive. Per Papa Francesco la fedeltà prima ancora che alle varie tradizioni della chiesa, (degne di rispetto, ma da contestualizzare e da evolvere), significa fedeltà genuina al messaggio del Vangelo di Gesù a favore dei poveri del mondo.

Autore:
Albino Michelin
29.10.2014 


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