mercoledì 12 agosto 2015

PER IL BATTESIMO DI UN BAMBINO: INTERVENTO DELLA CORTE EUROPEA

Una litigata fra marito e moglie per una questione apparentemente superficiale: battesimo si, battesimo no al loro neonato, abbandono del tetto coniugale, ricorso al tribunale, condanne pendenti. Un fatto finora più unico che raro: lui il padre praticante di facciata, non credente che vuole battezzare il bambino con tanto di motivazioni passategli dal parroco ed estratte dal diritto ecclesiastico:” Il battesimo è necessario per la salvezza eterna, libera dai peccati, rigenera figli di Dio, incorpora alla Chiesa (849). Va fatto entro le prime settimane. Senza indugio se in pericolo di morte (867). Anche per i feti abortiti, se ancora vivi (871) i genitori o almeno uno di loro devono acconsentire (868)”. La madre pure di religione cattolica, ma più credente critica che non praticante, ribatte il suo no sostenendo che il battesimo di un neonato è violazione dei diritti del bambino, cristiani si diventa non si nasce, il battesimo lo chiederà lui stesso quando avrà raggiunto un minimo di consapevolezza personale. Gesù non ha mai battezzato neonati, è una tradizione subentrata tardi nei secoli. Che il battesimo dei bambini è diventato obbligatorio solo nel 400 con S. Agostino, il quale sosteneva che il bambino nasce con il peccato di Adamo, veicolatogli attraverso il rapporto sessuale, quindi non del tutto angelico. Che in caso di morte il bambino non andrà in paradiso ma nel limbo. Con questi argomenti pro e contra il duo finisce in rissa. Il marito procede ugualmente al battesimo, la moglie ricorre al giudice per annullare il rito. Il tribunale italiano condanna la donna per minacce nei confronti del marito e per abbandono del tetto coniugale. Questa non demorde e ricorre alla Corte europea la quale invece condanna l’Italia non solo per non aver riconosciuto il diritto della donna ad opporsi al battesimo, ma anche per aver violato la libertà di pensiero, di coscienza, di religione del neonato stesso. E motiva:” L’Italia permettendo il battesimo ai neonati viola l’articolo 9 della Convenzione Europea in quanto essi non sono ancora in grado di intendere e di volere o di emettere un atto personale e cosciente con l’obbligo di far parte ad una associazione per tutta la vita.” La Corte ritenne suo dovere di intervenire:” l’imposizione del rito tradisce il carattere di una dottrina che considera le persone come oggetti, il cui destino è deciso a loro insaputa e volontà assoggettandoli ai suoi regolamenti e alla sua autorità.” E anche la Corte fa riferimento sia pure ad un altro codice del diritto ecclesiastico:” mediante il battesimo l’uomo è incorporato alla chiesa di Cristo ed in esso è costituito persona con i doveri e i diritti che ai cristiani sono propri(96).” La conclusione dunque è che la pratica del battesimo lede il superiore interesse del bambino, sancita da diverse ratifiche, che prevede in ogni decisione, azione legislativa, iniziativa pubblica o privata la salvaguardia dell’interesse superiore del bambino. Entro 6 mesi l’Italia dovrà dare esecuzione alla sentenza e adottare misure per sanare la violazione. Il fatto si presta a conclusioni svariate e contrastanti. Nel senso che un po’ di ragione ce l’ha il padre. Il quale battezza il bambino certo di non fargli nessuna violenza: egli lo mette su di una strada, gli da’ ciò che lui stesso è, da adulto il figlio può rifiutare e scegliere secondo coscienza. E poi convinto che in una società in cui il singolo non ha più punti di riferimento aggregare un figlio in una comunità di appartenenza, sia religiosa che laica, è sempre meglio di nulla. Un po’ di ragione che ce l’ha anche la madre, la quale contro ogni sorta di intimidazioni morali e di colpevolizzazioni rifiuta di accettare che il suo bambino sia una specie di lebbroso, figlio di un peccato di Adamo, detto originale, che lui non ha compiuto e obbligato a liberarsene al più presto con un rito di cui non ha consapevolezza. Un po’ di ragione ce l’hanno anche le costituzioni, sia europea come italiana, le quali se da una parte proteggono la libera scelta religiosa, dall’altra si trovano di fronte ad un dilemma familiare a causa di una contesa religiosa, specie di guerra di religione. Certo imporre il rito del battesimo non è la stessa cosa che imporre il rito dell’infibulazione come avviene fra i musulmani, ma la matrice di fondo è abbastanza simile. Comunque l’avvocato della donna ha annunciato una proposta di legge con 850.000 firme già raccolte per introdurre il reato di violenza religiosa sui minori. E qui saranno contenti i fautori dello “sbattezzo”, ossia la pratica che consente a chi lo voglia di annullare il battesimo e uscire dalla chiesa cattolica. In Italia nel 2013 ne sono stati registrati 2980, la maggior parte in Lombardia, a cura dell’Uaar (Unione atei agnostici razionalisti). Ma 11 sbattezzi sono avvenuti nella città del Vaticano.

Autore:
Albino Michelin
30.04.2014

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