mercoledì 12 agosto 2015

ECOAMBIENTE, DOPO DI NOI IL DILUVIO?

Una conversazione fra due pianeti. Il Primo: ”da quando nel mio territorio è arrivato l’homo sapiens mi sono preso una malattia e non so come curarmi”. Il secondo :”la stessa malattia l’ho avuta anch’io ma poi mi è passata. Vedrai che passerà anche a te, perché l‘homo sapiens è scomparso”. E cosi’ è avvenuto, l’umanità sapiens ha fatto ammalare il suo habitat ma poi si è autodistrutta.” Il problema dell’ambiente e della attenzione ad esso dovuta è diventato prioritario nel nostro tempo. Qualche anno fa nel 1997 si è stipulato il trattato di Kyoto in Giappone, ratificato nel 2005, cui vi aderiscono circa 180 Paesi. Il documento fissa le linee guida per la riduzione delle emissioni inquinanti responsabili del riscaldamento globale e dell’effetto serra. Anche la gente comune si è accorta che stiamo producendo montagne di rifiuti, distruggendo le foreste che assorbono l’anidride carbonica, ci circondiamo di un mondo di plastica, trasformiamo i fiumi in fogne tossiche, le vegetazioni e praterie in aree sterili, le meraviglie della natura in ammassi di cemento. Gli imballaggi dei supermercati sono già rifiuti, sperperiamo l’acqua e la commercializziamo benché sia un bene comune. Le bottiglie di acqua minerale prodotte al nord e vendute al sud o viceversa sono già inquinate. La confezione di una bistecca inquina come un automobile che percorre 80 km. Ogni prodotto comperato diventa rifiuto e causa inquinamento. Viviamo come se fossimo l’ultima generazione, aprés nous le deluge, dopo di noi il diluvio. Al contrario di noi la terra smaltisce sempre i suoi rifiuti senza arrecare danno. La natura non ripudia nulla, assorbe e rimette in circolazione. Ovvio che di fronte ad una situazione del genere si cerca di correre ai ripari. E si obbliga o si consiglia la raccolta differenziata che è il modo attuale più sostenibile per smaltire i rifiuti, l’istallazione di pannelli fotovoltaici con l’energia solare, l’esportazione di energie pulite nei paesi in via di sviluppo, la ricerca di alternative possibili, il controllo degli inceneritori abusivi, principali nemici della raccolta differenziata, dei combustibili fossili, della cementificazione. Nonché la scelta di prodotti locali e biologici. Il tutto nello spirito di una canzone anni sessanta di Adriano Celentano: ”I Ragazzi della via Gluck”. A questo punto anche le religioni potrebbero dare un rilevante contributo alla bonifica del degrado ambientale. Limitandoci a quella cristiana oggi osserviamo che molti dei suoi teologi cominciano a spostare l’asse di interesse: da considerazioni sulla vita eterna a quelle sulla vita terrena. Da una morale personalista (salva l’anima tua) ad un’etica globale incentrata sull’ambiente in cui l’uomo è destinato a vivere. Sotto questo profilo è ben salutata la nuova interpretazione della Bibbia sulla creazione del mondo. Essa viene nel Genesi presentata in due racconti: il primo in cui si dice di “sottomettere” la terra, il secondo in cui la terra viene affidata all’uomo perché la “custodisca” come un giardino. Nella prima interpretazione ci si è dedicati alla terra con una mentalità predatoria, nella seconda ci si dovrebbe dedicare in atteggiamento di condivisione e di rispetto. La terra non è stata affidata a noi, ma noi alla terra. Essa non è parte di noi, ma noi parte di essa. E quando si parla di un interdetto di Dio ad Adamo di non mangiare la mela, la teologia di oggi spiega che il creato non va sfruttato, non va distrutto, non va “tutto divorato”: vi sono dei limiti ben precisi che l’uomo stesso deve porsi, pena la sua estinzione. In una rilettura attuale della Bibbia si parla chiaramente di una teologia dell’ambiente, di una ecoteologia. Un Dio dentro e non sopra la natura e il cosmo. Una stretta interconnessione a quattro: Dio- l’universo- l’umanità- la coscienza. Mancando uno dei quattro piedi di sostegno non si regge più il tavolo dell’universo. Che ci sia una parentela fra noi e la natura lo si sapeva. Difatti noi abbiamo bisogno dei suoi elementi, ferro, rame, potassio…Ma che vi fosse una interconnessione fra l’elemento soprannaturale e naturale questo ci era meno noto. Inoltre va aggiunto che anche la terra ha la sua spiritualità. Essa possiede delle linee direttrici energetiche che persino gli antichi conoscevano meglio di noi. Difatti costruivano templi, altari, luoghi sacri all’incrocio di tali direttrici. Oppure lungo i torrenti d’acqua, nella vegetazione, sulle alture, dove la terra meglio esprime la sua anima. Considerazioni che ci aiutano a non saccheggiare la terra e a costruirci nel nostro interesse un’etica dell’ambiente.

Autore:
Albino Michelin
28.05.2014

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