sabato 15 agosto 2015

SESSUALITÀ NON È SOLO PROCREAZIONE

Fino a qualche decennio fa vigeva una stretta identificazione fra i due poli, sessualità in funzione della procreazione. Solo in parte in funzione dell’amore e della intimità dei partner, e qui con una serie di obbligazioni, di divieti, di tabù. Secondo tutti i codici ufficiali e la prassi quotidiana la donna era proprietà sessuale del maschio e il suo scopo di vita era la procreazione. Lo stesso Paolo, organizzatore della chiesa delle origini, sosteneva che non è l’uomo fatto per la donna ma viceversa la donna per l’uomo. E che la donna Eva, prima peccatrice sedotta dal serpente coinvolgendo anche Adamo verrà salvata solo partorendo figli (Tim.2,11). Il velo in testa alle donne simbolo della loro sudditanza, portato in chiesa e anche fuori come quello delle attuali musulmane, è scomparso solo 50 anni fa. E S. Gregorio di Nissa (+390) rincarava la dose: ”a causa del peccato di Adamo Dio dispose per l’umanità un modo di generare proprio delle bestie”. E S. Agostino: la contaminazione dei genitori attraverso il rapporto sessuale dà alla luce un figlio tarato dal peccato originale e da togliersi subito alla nascita attraverso il battesimo. Ma nell’ultimo mezzo secolo si è costatata una scissione profonda fra le due realtà con una accelerazione esponenziale. Emblematico il caso, ma comunissimo, di una diciassettenne che coinvolta in una tratta di prostituzione nel quartiere Parioli di Roma qualche mese fa ebbe a rispondere: ”Le mani sono mie e con le mani posso fare quello che voglio, i genitali sono miei e con i genitali faccio quello che credo”. E ancora: una recente statistica pubblicava che in una normale città del nord Italia, al sabato sera presso le guardie mediche in media una ventina di ragazze si presentano per acquistare la pillola del giorno dopo. Ovvio che ciò avvenga data una società basata sull’aldilà del bene e del male, sul divertimento, con grande libertà per le escursioni, le vacanze, i pluriamori, i sexibar, sexishop, in cui anche il porno sta per entrare nelle università quale nuova disciplina scientifica. La sessualità diventata fatto biologico con grave scapito delle altre due componenti della personalità umana, quali l’affettività e la spiritualità. La precedente filosofia di vita, cioè la sessualità in funzione della procreazione, sembra ormai archiviata. Questo non è moralismo, ma costatazione. Però una freccia la si può spezzare: d’accordo per la procreazione, ma vi potrebbe anche essere un limite stante l’esplosione demografica attuale. Nel 1974, solo 40 anni fa, la popolazione mondiale contava 4 miliardi di persone, oggi 7 miliardi, nel 2040 previsti 9 miliardi. Ovvio che pane ce ne sarebbe per tutti, a patto di distribuirlo con equità superando l’egoismo. Ma intanto campa cavallo, ogni giorno muoiono per fame e per stenti circa 30 mila persone, una città. La vita è sacra si, ma sacra lo è ancora di più la qualità della vita. Troppe vite bestemmiate, messe al mondo per caso, per istinto, per egoismo, per incoscienza. Il metodo non è quello di tagliare la testa alle persone o procurare aborti, ma una cultura della sessualità che insegni a pianificare le nascite sarebbe opportuna. Oppure dobbiamo aspettare la peste nera, terremoti e inondazioni, una nuova ebola per vedere una decimazione? Oltre che la sociologia anche la dottrina della chiesa cattolica andrebbe riveduta e riletta, perché Dio parla pure attraverso i segni dei tempi (Mt.16,3), i quali non sono fissati in eterno ma evolutivi. Si tratta anche di saperli leggere. Il primo sarebbe il ruolo paritario e non subalterno della donna nella sessualità. Per la mentalità del passato a generare era solo il maschio, la donna poteva solo concepire, contenitore passivo della potenza generativa maschile. Si ignorava la biologia, cioè il ruolo essenziale dell’ovulo femminile nella generazione, scoperto nel 1827 ad opera dello scienziato E. Von Baer. Quindi parità di compartecipazione maschio-femmina nel diritto o meno di mettere al mondo un essere umano. Un secondo aspetto è quello di rivedere la concezione teologica sullo sperma maschile, che veniva considerato il canale mediante il quale Dio trasmette la vita. Qualcosa di divino. Ogni emissione di sperma doveva sempre essere finalizzata alla procreazione. Ora dal momento che ogni emissione registra uno spreco di milioni di spermatozoi, questo poteva considerarsi una preventiva eliminazione di esseri umani, in pratica milioni di omicidi, una mattanza. Qui vale chiarire in tutti i casi che prevenire la concezione, sia attraverso l’eventuale spreco su citato, sia attraverso rapporti protetti o contracettivi non è intervenire sul feto, su una vita già iniziata. E quindi in una società godereccia come la nostra consigliare un minor male per evitarne uno peggiore (prevenire e non intervenire) pare la soluzione meno dannata. In ultima analisi Dio nella Bibbia prima di comandare di crescere e moltiplicarsi disse “sarete due in una carne sola”. In effetti due ottantenni, maschio e femmina, hanno tutto il diritto di amarsi anche se coscienti di non poter crescere e moltiplicarsi.

Autore:
Albino Michelin
19.11.2014


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