mercoledì 9 dicembre 2015

FESTA DEI POPOLI E DELLE RELIGIONI: ANCHE FRA CATTOLICI ED EBREI

Ogni anno nel mese di novembre in Svizzera si riserva una domenica per celebrare la festa dei popoli con dei contenuti a carattere aggregativo, culturale, religioso. Nel senso che non tutto comincia e finisce con le spaghettate multietniche. La domenica 17 novembre 2002 il tema del programma religioso ha avuto come oggetto creare nuovi rapporti fra cristiani ed ebrei. È ovvio che venne affrontata anche tutta la storia e dalle sue origini dell’antisemitismo, cioè l’odio contro i semiti, in pratica gli ebrei. E si partì dal Vangelo di Matteo. Si sa che i 4 evangelisti hanno anche delle accentuazioni diverse e diverse ottiche di scegliere dalla vita di Gesù ciò che ritenevano necessario anche per dare delle risposte alle esigenze e richieste della propria comunità. Matteo scrisse il vangelo in riferimento alla sua comunità composta in maggioranza di ebrei convertiti al cristianesimo. Quindi preoccupato della loro conversione talvolta si lasciava sfuggire anche qualche apprezzamento personale contro quegli ebrei che non si convertivano. E lo condiva anche con qualche interpretazione o condanna di troppo che il Gesù per esempio del Vangelo di Luca o degli altri tre Marco, Luca, Giovanni non riportano. Certo la Bibbia è ispirata da Dio nei suoi contenuti essenziali ma non nel linguaggio umano che viene espresso secondo il carattere dell’autore o della scuola di sua formazione. Matteo che scrive 40-50 anni dopo la morte di Gesù ha un linguaggio decisamente pesante nei confronti dei giudei, detti anche ebrei. Ad esempio implacabile contro l’apostolo Giuda Iscariota, il traditore. L’unico fra i 12 a provenire dalla regione Giudea, sud della Palestina, mentre tutti gli altri 11 provenivano dalla regione nord, cioè dalla Galilea. Ad esempio la frase detta da Gesù: ”meglio per lui che non fosse mai nato” (26,21) è stata proferita proprio dal Maestro o messagli in bocca da Matteo? Certo che questo non è un linguaggio da Gesù per il quale ogni vita è dono di Dio, indipendentemente dalla gestione che una persona ne fa. Ed anche il cattivo va cercato come pecorella smarrita. Come se uno di noi si sentisse apostrofare: meglio che tua madre avesse abortito, …figlio di una buona donna...meglio fossi rimasto dov’eri. E questo è il primi equivoco antiebraico e antigiudaico da cui l’antisemitismo ha iniziato. Dopo l’ultima cena Giuda si presenta ai capi del sinedrio e pentito dichiara: ”ho tradito il sangue di un innocente” (27,4). E Matteo lo manda ad impiccarsi. Delle due è vera l’una: se Giuda si è pentito anche lui è stato perdonato come Pietro e come il ladrone in croce, quindi redento e messo sulla retta via. Se invece ha scelto di farla finita significa che pentito non si era. Però Matteo a Giuda gliela dà in testa. Animosità poi che si allarga a maglia d’olio. Qualche ora più tardi infatti il popolo (sempre della stirpe di Giuda, ebreo) vuole Gesù alla gogna crocefisso gridando: ”il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli” (27,25). Esegeti ed interpreti storici ritengono che il popolo ha pesato assai poco sulle decisioni di Pilato. Questi è stato piegato dalla paura del sinedrio e dei capi locali. E poi un popolo così beneficato da Gesù un po’ difficile pensarlo ingrato di punto in bianco. Ma in tal modo la colpa di Giuda si amplia al popolo giudeo tutto. Questa è la logica a cui indulge un po’ troppo Matteo, rovinosa nel prosieguo dei secoli, per legittimare l’antisemitismo e la caccia agli ebrei, deicidi, ”uccisori di Dio”. I due mondi, i due popoli cristiano-ebreo si fecero la festa a vicenda con i roghi, sangue, guerre sante e infine con la shoah, sterminio da parte di Hitler.
                                             Quando i santi dividono i popoli.
Oltre che una rilettura del Vangelo andrebbe fatta anche una rilettura della storia della Chiesa. Si vorrebbe mettere sugli altari certa Isabella di Spagna quella che nel 1492 aiutò Cristoforo Colombo a scoprire l’America ma che pure iniziò una deplorevole persecuzione contro gli ebrei, cacciandoli dalla Francia e dai suoi territori e spedendone al rogo circa 10 mila, meritandosi da Papa Alessandro VI il titolo di cattolica. Fortuna che si sollevò nella cristianità un forte dissenso e la causa di beatificazione si arenò. Non si possono ancora smorzare le discussioni in merito alla beatificazione di Pio IX (+1878) avvenuta il 3 settembre 2000 per aver rapito un bambino ebreo, Edgardo Mortara, battezzandolo di nascosto ad insaputa dei genitori. Sarà anche buona fede, ma l’impressione che si dà è quella di ladro di polli. Fino a qui il rapporto Ebrei-cattolici e l’origine delle loro divisioni, che oggi vanno attenuandosi specie dopo l’intervento di Giovanni XXIII che negli anni 1960 abolì dal messale la preghiera per i “perfidi” giudei. Però la tentazione di mettere sugli altari leader di fazioni politiche contrastanti è sempre in agguato, con il rischio di dividere ancora i popoli, al di là del rapporto ebrei-cattolici. Come il caso della santificazione del vescovo spagnolo Escriva Balaguer(1902-75) avvenuta il 6 ottobre 2002, preceduto da 48 miracoli o guarigioni inspiegabili, fondatore dell’Opus Dei, potenza anche economica, sostenitore dei dittatori Franco di Spagna e Pinochet del Cile. Allorché Franco represse nel sangue con migliaia di morti la democrazia ebbe a scrivere: ”alla fine questo spargimento di sangue era necessario”. E quando inaugurò la dittatura nel 1936 il nostro si peritò a scrivere: ”Caudillo virilizza la tua volontà perché Dio faccia di te un vero caudillo (capo). Porre sugli altari chi si schiera politicamente contro un partito a favore di un altro significa anche dividere i popoli. La loro festa annuale non deve sensibilizzarci solo ad un nuovo rapporto fra le religioni al di fuori della nostra (nel caso spiegato Ebrei-cattolici), ma anche all’interno con una maggiore oculatezza nella scelta di nuovi santi.

Autore:
Albino Michelin
29.02.2002

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