sabato 5 dicembre 2015

PROTESTANTI PENURIA DI SANTI: DIETRICH BONHOEFFER

Prende le sue distanze il cattolico medio italiano allorché sente parlare dei protestanti, perché questi, sostiene, non credono né al Papa, né alla Madonna, né ai Santi. Visione un po' angusta e talvolta settaria del problema, in quanto i riformati fanno una semplice questione di precedenza: solo Dio è tre volte santo. Gli altri si chiamano redenti, salvati, testimoni della santità di Dio. Comunque al di là dei soliti dibattiti teorici, noi cattolici non dobbiamo chiudere gli occhi e restare prevenuti di fronte a persone di grande levatura morale esistenti in quella confessione: ne cito uno solo, cui mi sento anche il dovere di riservare il presente articolo: Dietrich Bonhoeffer, di nazionalità tedesca. Peccato che sia un nome per noi difficile da ricordare oltre che da pronunciare. Il primo nella Germania nazista a porsi in nome del Vangelo contro la discriminazione, la deportazione, la tortura degli ebrei. Di professione docente di teologia all'università luterana di Berlino e pastore protestante. Nel 1918, all'età di 12 anni (era nato nel 1906), la Germania usciva dalla Prima Guerra mondiale sconfitta, mortificata, umiliata. Per 15 anni, fino all'entrata sulla scena di Hitler, essa, poggiando sul suo atavico orgoglio storico, decise di risorgere dalle proprie ceneri e diventare il popolo più forte del mondo, adottando quale strumento al successo il metodo della pulizia etnica, eliminando la razza ebraica, additata come capro espiatorio delle disgrazie e degli insuccessi del recente passato. Allorché il 30.1.1933 Hitler all'età di 44 anni diventò cancelliere, il nazional socialismo (detto nazismo) trovò l'interprete di una escalation senza pari che però nel giro di pochi anni lo riporterà a mordere nuovamente la polvere. A 21 anni Bonhoeffer acquisisce la laurea in teologia con una tesi su "Comunione dei santi" nella quale sostiene che la chiesa non deve essere un'astrazione dogmatica e ridursi alla linea interiore della pietà intimistica, ma scegliere la linea profetica, diventare coscienza critica all'interno dei sistemi mondani, e di fronte a quelli lesivi della dignità dell'uomo, porsi come resistenza. E' una teologia che viene in anticipo a giustificare le sue personali scelte future. In considerazione della sua enorme cultura e della sua passione di credente viene invitato anche all'estero così avrà la possibilità di aprire i propri orizzonti e farsi un'esperienza universale in Spagna, Inghilterra, Usa, Messico, Italia. Lo disturba la divisione esistente fra le varie chiese e nel 1931 a Cambridge collabora per un'assemblea di amicizia delle diverse confessioni religiose, dove però viene a mancare quella cattolica romana.
                                        Resistenza a Hitler e a difesa degli ebrei
Due giorni dopo l'avvento di Hitler al potere, cioè l'1.2.33 Bonhoeffer in una trasmissione radiofonica parla dei pericoli provenienti dall'idolatria del potere e dal narcisismo gonfiato della gioventù tedesca che nulla facevano di buono presagire per il futuro della nazione. Quel discorso venne interrotto a metà. Hitler subito definito l'uomo della Provvidenza corteggiò le chiese e da esse si fece corteggiare a motivo che entrambi i poteri servivano alla causa del popolo tedesco e alla sua grandezza nel mondo. Bonhoeffer si oppose a questo matrimonio di convenienza e accusò le chiese (riformata o cattolica non ha importanza) della loro inutilità e pericolosità allorché mantengono un silenzio diplomatico di fronte dalle ingiustizie del mondo. Esse devono annunciare e denunciare e affrontare il rischio della propria vita per la testimonianza del Vangelo. L'enfasi del potere del Führer inizia già dai bambini delle scuole primarie. Infatti il sillabario dice: "Come Gesù ha liberato gli uomini dell'Inferno, cosi Hitler ha liberato il popolo tedesco dalla distruzione. Sia Gesù come Hitler furono perseguitati, ma mentre Gesù venne crocefisso Hitler fu esaltato diventando cancelliere. Gesù ha costruito per il cielo, Hitler costruirà per la terra tedesca … ". A tutti i pastori e preti fu imposto un giuramento prima di accedere ad un incarico pastorale. "Giuro davanti a Dio di essere obbediente e leale al Führer". Identico a quello che si recitava noi bambini in Italia durante il fascismo di Mussolini: "Nel nome di Dio e dell'Italia giuro di eseguire gli ordini del duce e di servire con tutte le mie forze la causa della rivoluzione fascista". I totalitarismi dovunque hanno la stessa logica: l'idolatria del capo al posto della signoria di Dio. Nel contempo peggiora la situazione degli ebrei, si facevano circolare su di essi le più volgari e sinistre storielle. Clausole ariane toglievano loro il posto di lavoro. Vietato sedersi nelle panchine dei pubblici giardini, entrare nei ristoranti. Il loro passaporto veniva stampigliato con una J (Jsrael) se maschi, con S (ara) se femmine. Storica la notte dei cristalli del 9.11.38 durante la quale vennero devastati bar, negozi, vetrine appartenenti agli ebrei. Campi di concentramento vennero allestiti ed ampliati onde punire i sospettati e in breve annientarli con la soluzione finale. Nel frattempo si era costituito il movimento partito giovanile chiamato dei "Cristiani tedeschi" a sbandierare la divina missione di Hitler, e che la razza germanica è dono di Dio che va ovunque protetta. Bonhoeffer vi contrappose il movimento ecumenico giovanile del quale era presidente, ma non venne sostenuto dalle chiese ufficiali, rimaste fredde e ligie al potere. Tentò un rapporto con la chiesa cattolica romana. Del suo soggiorno a Roma ricordava con simpatia le significative liturgie e la confessione, ma anche la difficoltà di dialogo. In effetti pure l'Italia di Mussolini aveva stipulato un concordato con la Chiesa di reciproco sostegno. Anche qui come in Germania il Duce corteggiava la Chiesa e viceversa. A conclusione di questo insuccesso Bonhoeffer pronunciò un’espressione poco lusinghiera: "La chiesa cattolica è agnello dove si trova in minoranza, volpe dove si trova in parità, leone dove si trova in maggioranza! In ogni caso impossibile un'azione comune a favore degli ebrei". Bonhoeffer avrebbe anche potuto limitarsi ad agire dal di fuori della Germania, ma preferì ritornare in Patria per condividere con il suo popolo la vergogna ed il sacrificio.
                                 Chiesa confessante in opposizione al regime nazista
Così diede vita nel 1933 ad un suo movimento chiamato "Chiesa confessante" con lo scopo di opporsi al regime nazista. Ogni uomo onesto deve rendere questa opposizione forte e chiara. "Non chiedetemi disse ai suoi aderenti "se potrete vedere la vittoria, ma credete nella vittoria, perché essa nel Cristo Signore ci appartiene". Non accettava una chiesa cristiana che privilegiava solo gli ariani e negava diritti religiosi e civili agli ebrei. E fondava il suo convincimento anche su un'affermazione di Lutero, fondatore della sua confessione, il quale nel 1536 così si esprimeva: "se gli apostoli che erano ebrei si fossero comportati con le altre razze come oggi noi ci comportiamo con gli ebrei non ci sarebbero stati cristiani al di fuori della Palestina". E con la "Chiesa confessante" Bonhoeffer passa dalla resistenza all'opposizione contro il nazismo. Non ci si doveva più accontentare di fasciare le vittime dilaniate sotto le ruote dei mezzi militari, si doveva passare all'azione: mettere i pali fra le ruote. Nel ‘39 Hitler invase la Cecoslovacchia "gli avvenimenti dicono che Dio è chiaramente dalla parte nostra" concludeva il Führer. Di qui la convinzione del popolo tedesco: il successo giustifica i torti fatti, il successo si identifica col bene. Una bella teologia che certo non conveniva con la "teologia della croce" praticata e predicata da Bonhoeffer. Nel 1940, messa a tacere dal regime la "Chiesa confessante" in quanto la maggioranza dei membri vennero dispersi e deportati, al nostro Pastore luterano non resta che una soluzione: entrare nella "Abwehr", cioè movimento di controinformazione. Scelta sofferta perché il rischio della vita era molto elevato. Pure i familiari ne erano coscienti. In effetti la nipote Renata allora quattordicenne ricorderà più tardi: "eravamo molto tristi ma oggi siamo fieri della sua condotta coerente". E venne il suo giorno il 5.4.1943. Nel tentativo di avviare alcuni ebrei verso la Svizzera fu scoperto, accusato di sovversione, tradotto nelle prigioni di Berlino. Vi rimase due anni, dove scrisse opere, saggi, poesie, canti di altissimo livello. Il Governatore di Berlino Von Hase cugino della madre, gli aveva offerto un trattamento di favore: nell'afosa estate del 43 gli permise di scendere dal solaio per una cella più areata. Rifiutò perché non sarebbe stato leale verso altri prigionieri che a loro volta avrebbero dovuto occupare la sua malsana e maleodorante. Dopo un anno di carcere fu attraversato da pensieri di suicidio: il terrore che a causa di una prevedibile tortura potesse rivelare il nome dei suoi amici. D'altronde non ci si deve meravigliare più di tanto se pensiamo che anche Gesù nel Getzemani cadde in una depressione del genere pregando: "Padre passi da me questo calice “.
                          Impiccato nel lager di Flossenberg: testimone dei diritti umani
Il 7 febbraio 1945 dopo due anni di carcere venne trasferito al campo di sterminio di Buchenwald per essere giustiziato e all'alba del lunedì 9 aprile venne impiccato nel campo di Flossenburg. Il medico del lager, che al momento non conosceva l'identità del condannato, dopo la morte dichiarò: "prima di togliersi la divisa carceraria si inginocchiò sul pavimento e pregò con fervore. Sul patibolo disse un'altra breve preghiera. Nei miei 50 anni di professione non ho mai visto un uomo morire così vicino a Dio". Questo è Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, testimone martire dei diritti umani, totalmente ignorato dai nostri cattolici. Oggi però le sue opere e la sua testimonianze riemergono con incredibile interesse. Non vi sono lobby di potere, sponsor finanziari, ordini·e congregazioni religiose a farne pubblicità e rilanciarlo fra il grande pubblico. E' lo spirito di Dio. "Beati i miti perché possederanno la terra". Il paradosso sempre ricorrente: la forza del "debole". Nel giubileo 2000 dell'anno scorso, fra tanti fuochi d'artificio e battere di grancasse per i santi di estrazione cattolica, non una parola per questo difensore degli ebrei, la cui testimonianza vale forse molto di più di tanti mea culpa di rito. Anche questo è un peccato di omissione. L'anno scorso, fra discussioni interne, è stata ritirata la candidatura alla beatificazione di Papa Pio XII. Diciamo per fortuna, (ma ci potrebbe essere un ripensamento) perché il silenzio di questo Pontefice negli anni 1940-45 di fronte allo sterminio degli ebrei potrebbe essere stata virtù di prudenza per evitare ulteriore spargimento di sangue, ma potrebbe essere stata anche paura della propria pelle. Si, perché tutti siamo uomini a rischio, sia pure sotto le infule papali. Il silenzio della nostra chiesa nel caso specifico è un torto ai martiri della storia, anche se non sono dei nostri. Se Giovanni XXIII negli anni 1960 fa ha tolto le ingiurie liturgiche verso gli ebrei, e se l'attuale Pontefice Wojtyla può passeggiare fra le sinagoghe ebraiche va resa gratitudine anche a Bonhoeffer che con il suo martirio ha reso possibile il superamento dell'antisemitismo. Protestanti dunque in penuria di Santi? Alla provocazione verrebbe da rispondere: "pochi ma buoni". Oppure: da altari sì, ma nella vita grazie a Dio no, anche se dai cattolici ignorati.

Autore:
Albino Michelin
01.06.2001

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