mercoledì 9 dicembre 2015

GIOVANI E DISAFFEZIONE ALLA MESSA

Nel corso annuale di spiritualità tenutosi a Como dal 28 al 31 gennaio 2002 si è trattato di un argomento apparentemente astratto ma in fondo molto attinente alla pratica religiosa degli italiani in Svizzera, "Come celebrare l'Eucarestia" fu il tema dei tre giorni, seguito da una quarantina fra sacerdoti, religiose, operatori pastorali e laici. "Eucaristia" significa rendimento di grazie, ma poi concretamente tutto il discorso va a finire sulla Messa. Che significato ha, perché è scaduta d'interesse, come darle un senso per i praticanti domenicali o per gli occasionali saltuari. Tra i relatori alcuni professori del seminario di Como, in fondo ripetitivi di un catechismo già risaputo e portatori di nessuna ventata nuova. Gli argomenti più importanti e più accaldati sono emersi nei piccoli gruppi, non preordinati né pilotati che alla fine risultarono i più veri e realistici. Anzitutto vi è un linguaggio ed uno spostamento d'accenti da effettuare. Noi, cattolici siamo un po' troppo ossessionati dai protestantesimo, persino dalla sua ombra e continuiamo a definire la messa "Santo sacrificio di Cristo voluto dal Padre per espiare i peccati del mondo.” A parte il fatto che nella nostra civiltà del piacere e del facilismo questo concetto suona anacronistico, esso così unilateralmente marcato ci riporta a simbolismi ed immagini di una sacra mattanza. Possibile che Dio padre si compiaccia del sangue del Figlio e in questo modo la sua ira sull’umanità venga placata? Perché non recuperare anche un’altra grande verità che la messa è la rievocazione dell’ultima cena del Signore? Sia pure con aspetti sacrificali è pur sempre un banchetto, quindi costituito da una base comunicativa fatta di preghiera, di dialogo, di canto, di comunicazione ma che specie nelle nostre messe domenicali sono tutte andate a fasi benedire. Ripetitività, assenza d’inventiva, ritualità incollata sul messale a rischio di finire come un disco rotto. Ad esempio 12 sono i movimenti della cerimonia fra inginocchiarsi, alzarsi, sedersi. Quasi esercitazioni di aerobica militare o terapie contro l’artrosi. Molto tempo, troppo impiegato a disturbare e disturbarsi.
                    In chiesa spesso un dormitorio anziché un’assemblea di persone
 Non sarebbe meglio abituare la gente a star sempre seduta ed alzarsi al momento centrale? Pochi movimenti, ma significativi. Il corpo ha pur bisogno di riposo se vuole collaborare ad un'adeguata concentrazione. Sobrietà ed essenzialità non sarebbero di maggiore aiuto alla riflessione e al rapporto con Dio? Secondo interrogativo: è ai praticanti noto che la prima parte della messa viene chiamata "Liturgia o celebrazione della Parola" la quale finisce per essere totalmente in mano al prete. Ai laici è concessa solo la lettura dei brani dell'Antico Testamento, ma non del Vangelo (parte della Bibbia chiamata Nuovo Testamento). Questo è un diritto-dovere solo prete, perché si dice egli rappresenta Cristo e la Chiesa docente. Qui si rischia di portare avanti un equivoco, cioè che a celebrare la messa sia il prete, anziché Gesù Cristo con la comunità ecclesiale. Il prete è solo suo prestaparola. In tale privilegio non si rischia forse di percepire una certa gelosia mai assopita di aprire tutta la Bibbia ai laici? Un tempo era loro interdetta (ricorda l'espulsione dei Valdesi dalla Chiesa) perché si arrogavano iI diritto uomini e donne di predicare la Parola di Dio. Crea concorrenza a che oggi un laico legga pure il Vangelo durante la Messa? Non sarebbe addirittura augurabile che un gruppo di laici tenessero talvolta la stessa riflessione sul Vangelo (al posto della predica del prete) dopo di averla preparata e discussa con lo stesso sacerdote la settimana precedente? Anche questo sarebbe un modo eccellente per appropriarsi della Parola di Dio da parte del popolo e rendere la messa domenicale più coinvolgente. Le osservazioni talvolta legittime rivolte al prete che si gira e rigira solitario al microfono facendo troppa politica o moralismo o intimidazioni o vuoto devozionalismo non verrebbero evitate ponendosi così al passo della gente e rispondendo alle loro vere richieste di senso e di fede? Se Pietro chiama i cristiani "popolo santo, sacerdozio regale" è opportuno che il prete si occupi tutti gli spazi della Parola? Un terzo aspetto delle discussioni concerneva "stranezze e spettacolarità" visibili in certe messe. Qui pure bisogna intendersi. Vi sono preti che preferiscono avere in chiesa alla domenica un dormitorio anziché un'assemblea di persone che ragiona e reagisce. La ripetitività costante (come sopra citalo) è una delle cause per cui la gioventù preferisce la discoteca alla chiesa. Allorché vengono rispettate le tre strutture della cena del Signore (offerta del pane, consacrazione, comunione) tutto il resto potrebbe venire riempito da gesti e simbolismi nuovi o da quelli di sempre ma in veste e linguaggi attuali. Specie le messe in circostanza di battesimi, matrimoni, funerali, (in modo particolare le prime due) in cui ci capitano i cosiddetti occasionali che entrano in chiesa quasi sempre per sbaglio, possono costituire una grossa chance in mano al sacerdote per terapie d'urto. Perché in queste celebrazioni non fare l'eucarestia con il pane confezionalo in casa da una famiglia, il vino preparato da una seconda, canti eseguiti da un gruppo di amici provenienti da un altro sito, bambini che offrono fiorellini da campo o una danza ebraica del tempo di Gesù, con la comunione distribuita eventualmente da due genitori o da due novelli sposi? In questo tipo di liturgie gli intervenuti aprono gli occhi con un certo interesse e non si sprecano più il tempo a guardare look e vedette di turno. E nelle messe di matrimonio anche l'Ave Maria di Schubert potrebbe venir cantata senza l’ansia di trasgredire chissà quale divieto superiore. Tanto il libro della Bibbia “Cantico dei Cantici” è molto più osé di quella castissima melodia. AIla fine nella messa di matrimonio stiamo celebrando l'amore fra uomo e donna e non quello fra gli angeli del cielo senza corpo e senza sesso. È tutto ciò stranezza teatrale o tentativo di comunicare un messaggio di fede all'uomo di oggi in forma più recepibile? In quell’assemblea di Como non è stato passato sotto silenzio nemmeno un quarto aspetto: eucaristia e prima comunione. Questa arrischia di diventare il giorno della prima corruzione ufficiale del bambino verso il consumismo. Un nonno pensionato raccontò che il giorno della prima comunione il ragazzino, ricevuto un bel gruzzolo di denaro disse: „nonno quando facciam ancora la prima comunione, cosi che io possa comprarmi tanti regali?”. Soluzione a tale corruzione potrebbe essere la seguente: rifacendoci ad una parabola di Gesù che identifica il suo regno con un grande banchetto a cui tutti senza distinzione di razza e di censo sono invitati e in riferimento al miracolo della moltiplicazione dei pani in cui i presenti sono stati invitati a condividerlo  con i poveri, dopo la messa di prima comunione si potrebbero riunire i bambini, famiglie, parenti, amici ad un pranzo comune, al posto della megafesta all’hotel, modico prezzo per autosovvenzionamento del locale e del menù ed un margine di contributo per i bambini disabili. Questo sì che sarebbe un bel sacramento, cioè un bel gesto che produce ciò in cui noi crediamo. E che dire del quinto aspetto: obbligare i cristiani divorziati ad assistere alla messa domenicale e proibire loro nel contempo la comunione? Sarebbe come invitare uno al ristorante e proibirgli di mangiare. Condannato allo sciopero della fame. Questo succede nella nostra chiesa cattolica, dove si predica sempre misericordia e comprensione, ma in pratica si manda sempre tanta gente dietro la lavagna.

Autore:
Albino Michelin
08.02.2002

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