domenica 13 dicembre 2015

PRETI PER QUALE FUTURO?

Caro don Dante, dal tuo stupendo territorio montano di St. Moritz, dove eserciti la professione di missionario italiano, ho ricevuto una tua interessante lettera datata 16 febbraio 2004 che prendo in considerazione, non perché contenga aspetti personali che vanno ovviamente discussi in separata sede, ma in quanto tocchi una concezione globale della pastorale chiesa del nostro tempo. Il tono della mia risposta non è soltanto nello stile del rispetto reciproco ma nel rapporto di amicizia che ci ha contraddistinto e come tale continua. I problemi da te sollevati risalgono a lunga data, da anni in aperte Assemblee. Perciò la mia considerazione non vuole essere né frettolosa né emotiva. Nello sfondo il tuo dubbio prudenziale, in effetti da tempo mi rampogni: perché pubblichi e fai pubblicare i tuoi articoli su Rinascita un settimanale da "cesso" pieno di donne nude? I tuoi articoli vengono così volgarmente squalificati. Rispondo: al sottoscritto non interessa il canale di comunicazione, né la sua professionalità, né la sua moralità. M'interessa che le opinioni in cui credo e che mi paiono motivate vengano divulgate più ampiamente. Come consiglia Gesù: "ciò che vi ho detto all'orecchio, gridatelo sui tetti". Rimanendo a casa nostra ti chiedo: perché il nostro sommo pontefice e altri prelati non limitano i loro pontificali e le loro manifestazioni imperiali sul proprio canale TV Vaticano 2000 Sat? Per la stessa logica, magari anche invadente, perché sfruttano tutti i canali nazionali e privati, dove dopo un papa che porta la croce si esibiscono alcove, letti matrimoniali, donne in topless e perizoma? Ohibò, mi sa che i complessi sessuali forse incubatisi nel seminario non sono ancora stati liquidati. Punto centrale della lettera è il seguente "mi viene in mente Voltaire, ho sentito che dodici uomini hanno fondato una chiesa, io in vent'anni con i miei scritti la distruggerò.” Non c'è bisogno di scomodare Voltaire per dimostrarti che una certa chiesa si è da tempo distrutta da sola. Ad esempio quella che bruciava le streghe io non la vedo più. Forse tu della chiesa hai ancora un concetto medioevale, sacro romano impero, repubblica cristiana, società perfetta fondata sulla sapienza di questo mondo che Paolo definiva stoltezza presso Dio. Ma questo è un modello storico superato. lo invece (per fortuna mica solo io) considero la chiesa come popolo di Dio in cammino verso il "Regno", un popolo il cui pastore è Gesù Cristo, e l'animatore è lo Spirito Santo. La struttura visibile perciò che questo popolo lungo i secoli per necessità si è dato e si dovrà dare è sempre provvisoria, e quindi soggetta ad esame, mea culpa, autocritica.
                                   Anche i nemici della chiesa sono una grazia di Dio.
 Ma ti dirò di più. Che il Signore Gesù questa chiesa se l'è portata avanti con metodi molto diversi e talvolta contradditori. Ora con i santi riformatori (vedi Francesco, Papa Giovanni, Madre Teresa), ora con gli eretici, cioè tali da noi considerati (Valdesi, Lutero, al quale ci siamo convertiti sulla dottrina della Giustificazione con un documento congiunto nel 1999). Altre volte addirittura con e per mezzo dei nemici della chiesa, anche questi grazia di Dio. Ricordi? Ciro, sanguinario re dei Persi (600- 529 a.C.) emanò un editto in favore degli ebrei, che così dall'esilio poterono ritornare a Gerusalemme a ricostruire la loro "chiesa". La Rivoluzione Francese (1790), sebbene abbia ghigliottinato tante teste alla borghesia e al clero contribuì al ripescaggio evangelico della triade "uguaglianza, libertà, fraternità”. Ricordi Loisy (1847-1940) le sue analisi delle strutture bibliche hanno rilanciato tutto il movimento sulla riscoperta della Bibbia nel nostro tempo e senza del quale saremmo rimasti ancora al pomo di Adamo. Però fu estromesso dalla chiesa. Ma il Signore si è servito anche di lui. Grazie a lui se oggi la Bibbia non è più per la chiesa cattolica un libro sottochiave, un libro proibito. E Garibaldi? Certo non lo voglio chiamare San Garibaldi, ma il fatto di aver tolto e liberato la Chiesa dallo Stato Pontificio ci ha reso ottimo servizio spirituale.
E nelle strambate di Bossi che con l'ultima boutade (27.2.04) contro l’8 per mille in favore di una Curia povera che vada a piedi scalzi al di là del linguaggio, che non ci sia anche un'auretta dello Spirito del Signore per una chiesa meno coinvolta negli affari mondani? Tu citi il tuo professore di storia d'un tempo, io ti posso citare il mio che diceva: "La chiesa è andata avanti non per merito del papato, ma nonostante il papato". E che? Ti disturba? A me invece rassicura perché lo spazio di Dio è infinito e siamo in buone mani. Non farci fare brutta figura alla chiesa. La chiesa non si identifica con il Regno di Dio, il Papa non si identifica con Gesù Cristo ma chiesa, papato, gerarchia, clero ecc. sono strumenti (a volte degni a volte meno) nelle mani di Dio per rendere presente il suo Regno nel mondo. Ancora nella tua mi raccomandi: tu non vuoi distruggere la chiesa, ma aggiornarla ai tempi moderni. La buona intenzione a volte può solo generare confusione, lascia stare, c'è già tanta confusione in giro. Caro Dante, ognuno definisce la realtà secondo il suo schema di precomprensione mentale, Tu la chiami confusione, io la chiamo pluralismo (che non intendo relativismo). E mi appello a S. Paolo che diceva "confrontatevi con tutto, ritenete ciò che è buono". Talvolta però mi sa che molti preti abbiamo paura di confrontarsi e soprattutto di permettere alla gente di confrontarsi. Non si arrischia di negare loro il diritto all'informazione e alla verità? Adducendo l'assioma di non dire mai tutta la verità, di non dirla mai a tutti. Riteniamo la gente sottosviluppata e sottoalimentata.
                           C’è talvolta una logica contradditoria nella chiesa.
1) La nostra gente non è preparata.
2) La gente non preparata si può conservare in una campana di vetro e solo con la precettistica, la paura dell'inferno e la promessa delle grazie celesti.
3) Questa gente la sì può mantenere fedele alla chiesa solo con santini, medagliette, devozioni, e sacro turismo.
A me sembra invece che la verità paga sempre se non altro in termini di credibilità verso la chiesa; credibilità che sta velocemente scemando. E la gente ha un po' di buon senso, un po' di spirito sano, un po' di Spirito santo. Lo ha detto Gesù: “vi manderò il mio spirito che lentamente vi insegnerà ciò che ancora non avete compreso". Alberga anche in ciascuno di noi il seme di Dio, di cui parla la parabola evangelica, capace di diventare grande albero e portare frutti di bontà. Ed ancora, nella tua lettera mi mandi in calcio d'angolo: "La fede non si riaccende con le tue proposte, ma pregando di più". Ottimo consiglio se la preghiera diventa, come dice P. Zanotelli (a proposito leggiti con comodo il suo libro "Sfida alla globalizzazione") una forma per cambiare se stessi e cambiare la realtà che ci circonda. Ma se la preghiera diventa una fuga nell'intimismo per lasciare le cose come stanno è un ripiego che affido a te, a me non si addice.
                                    Quando la vocazione manca di professionalità
Infine il commiato. Mi ammonisci: medita sulla vanità delle cose, visto che ormai siamo sul viale del tramonto. Vorresti dirmi "il vecchietto dove lo metto? Togli il disturbo". Dipende dalla passione con cui uno esercita la sua professione. Scusa se definisco quella del prete una professione anziché una vocazione. Semplicemente perché una vocazione ce l'abbiamo tutti, cioè una chiamata, una inclinazione ad essere muratori, impiegati, autisti, sarte, cuoche ecc. Difficile invece è esercitare la propria vocazione con professionalità. Personalmente ogni volta che leggo un libro, che seguo un dibattito, che ascolto un concerto, e scrivo un articolo mi sento rinascere ed esperimentare un'alba nuova, tante aurore nuove. C'è chi arriva al tramonto con una rinnovata esperienza di tante albe, c'è chi arriva al tramonto senza mai aver visto un'alba. Questa è la mia sensazione, forse perché sono capitato nella tribuna dei distinti.
Caro don Dante, mi sembra in conclusione che nel tuo mondo di chiesa tu ti porti dietro il complesso del mammismo e il complesso del cuculo. Cioè la chiesa è la nostra mamma, mamma dolente che si deve amare, rispettare, docilmente seguire. Per me invece, (scusa la ripetizione sino alla noia) è il popolo di Dio che va amato perché ci sono dentro anch'io, però nella trasparenza, nella lealtà, nella corresponsabilità. Sempre con l'annuncio del Vangelo, che talvolta però prevede la denuncia, la proposta alternativa, il sofferente costruttivo dissenso. Il complesso del cuculo poi. Quello cioè di considerare la chiesa come un abitacolo protettivo, in cui starci al sicuro, aI tepore delle pantofole: Amministrare il sacro di rito, prendere lo stipendio, preparare la pensione in villa, aspettare la vita eterna. A te va bene cosi? E sia. A me non piace un'esistenza parassitaria. Amico (don) Dante: tu conosci bene tutti i nostri dibattiti di categoria su: Futuro senza preti, preti senza futuro ecc. Il senso di questo mio articolo, della cui provocazione ti ringrazio, è "Preti, per quale futuro? "

Autore:
Albino Michelin
12.03.2004

Risposta della Rivista Rinascita, della cui redazione il sottoscritto è membro.
Caro don Dante, la stupidità è nemica del bene, più pericolosa della malvagità. Contro il male si può protestare, ci si può opporre con la forza, ma lascia un senso di malessere nell’uomo. Contro la stupidità invece siamo disarmati. Qui non c’è nulla da fare, né con proteste, né con la forza, le ragioni non contano nulla. Ai fatti che contraddicono il proprio pregiudizio basta non credere. E se i fatti sono ineliminabili, basta semplicemente metterli da parte come episodi isolati privi di significato. In questo lo stupido a differenza del malvagio è completamente in pace con se stesso, anzi diventa perfino pericoloso nella misura in cui appena provocato passa all’attacco. Perciò va usata maggior prudenza verso lo stupido che verso il malvagio. Non tenteremo mai di convincere lo stupido con argomenti motivati: è assurdo e pericoloso.

Redazione di Rinascita

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