lunedì 14 dicembre 2015

IL PAPA IN SVIZZERA: SUCCESSORE DI PIETRO O DI PAOLO?

Si è detto e si è scritto in abbondanza che sabato e domenica 5 e 6 giungo 2004 la Svizzera cattolica ha conosciuto il più grande avvenimento storico: la venuta del Papa con un bagno di folla giovanile al Palaghiaccio di Berna ed una marea di partecipanti alla messa nella distesa erbosa dell'Almend. Ora ammainati i gonfaloni della festa si possono trarre alcune conclusioni provvisorie, scevre anche dall'emozione del momento sul tema: ”ruolo del papato nella bibbia, nella storia, nella società attuale”. Anzitutto il popolo svizzero è rimasto per la circostanza un po' freddino ed estraneo. All'aeroporto l'accoglienza al pontefice si è ridotta al lumicino, Il presidente della Confederazione Joseph Deiss, qualche accompagnatore, nessuna fanfara, nessuna scuola materna con suore e bimbi bianco vestiti da angioletti. Per le strade di Berna nessun striscione, nessun manifesto murale, né traccia di volantinaggio al benvenuto. Qualche timido segno lo ha dato solo un gruppo di 150 giovani con slogan e stendardi a contestare il fanatismo e dogmatismo papale. Senza nulla togliere all'interiore emozione dei partecipanti va ricordato che 70.000 persone alla messa rappresentano 1'1 % della popolazione, che la maggioranza delle bandiere che sventolavano al sole era di provenienza croata, polacca, albanese, portoghese, italiana. E resta ancora un interrogativo: la simpatia verso questo papa superstar, fuori classe, atleta-boy nasce dal feeling verso la persona, verso il personaggio, verso il simbolo rappresentato, verso il fascinoso, o verso il divo mediatico? Certo ideale fulgente sarebbe che tutto ciò fosse dato dalla sete di Dio nei giovani interpellati. Ma potremmo anche illuderci.
                                            Viaggi papali anche per ascoltare
In questo articolo interessa porre una domanda che forse TV e media non si son mai sognati: il Papa è venuto in Svizzera quale successore di Pietro o di Paolo? Per nulla peregrina perché comporta delle conseguenze concrete e stringenti sul piano pratico. In effetti, nel 1980 al suo primo viaggio ih terra d'Africa il nostro Pontefice dichiarò di voler essere anche un erede di Paolo, apostolo sempre in cammino. Quindi guardare, osservare, costatare, prendere in considerazione, ritenere. Per dirla con lo scrittore prete ticinese Alessandro Pronzato, qualcuno osserva a Papa Wojtyla una gestione troppo spettacolare dei suoi viaggi, poco propenso all'ascolto. L'opinione pubblica della chiesa risulta sovente trascurata. È vero che il Papa è assistito dallo Spirito Santo (come anche altri credenti attenti al suo soffio), però dallo Spirito Santo non è informato. L'informazione il Pontefice la riceve dal popolo di Dio in tutte le sue componenti e nella varietà delle sue espressioni, anche quelle rispettosamente critiche. Non venir filtrate e addomesticate dai rapporti diplomatici. Le voci dello Spirito di Dio talvolta possono salire anche dalla piazza e non sempre e solo scendere dai sacri palazzi. Così si comportava Paolo. Sapeva ascoltare e spesso adattare metodi alle circostanze locali, ovviamente salva la sostanza del messaggio evangelico. Se in una comunità le matrone prendevano eccessivo sopravvento proibiva "loro di aprire becco nelle assemblee". Ma dove tale pericolo non esisteva concedeva loro pure l'animazione e la direzione delle varie chiese. Le teologhe svizzere in confronto colf sarebbero.
Cattolici svizzeri dal complesso antiromano?
Quando si descrivono i cattolici svizzeri affetti da un complesso antiromano in parte ci si azzecca. ma forse non si devono ignorare  le cause di tale atteggiamento. Che, come faceva Paolo, andrebbero anche ascoltate, prese in considerazione e non solo moralizzate a sermoncino e penalizzate. Cioè la Svizzera è un popolo che vive la democrazia da 7 secoli, quindi è sì popolo lento, che vuole rendersi ragione di tutto, che non vuole vedersi calare dall'alto dogmi indiscutibili, e quindi guai a schiaffargli interventi papali dietro la schiena. Non che per lui Dio, le verità di fede e della morale vadano sottoposti alla democrazia del numero, ma i metodi per arrivarci si. Il 23 aprile 2004 è uscita l'istruzione vaticana contro gli abusi nella messa "I laici non possono leggere il vangelo, fare la predica, distribuire la comunione in presenza del prete". Una quarantina di divieti. Il fatto si è che gli operatori pastorali di qui e d’Europa non sono un mondo supino come il clero italiano. Si sono riuniti, ne hanno discusso e i vari decani hanno emanato una circolare in cui raccomandano a tutti di continuare nell'impegno pastorale di prima, con relativa modalità per dare a tutti un messaggio evangelico adeguato. Si domanda: è la· chiesa zurighese scismatica? Questo intervento rinvia a tutta quella vasta azione ecclesiale di oltre 10 anni or sono in cui i cattolici di questa diocesi hanno indotto le congregazioni romane a trasferire il vescovo Haas in quanto non si era sufficientemente rispettata la consultazione di base del popolo di Dio. Questa non è turbolenza ma volontà di partecipazione nella chiesa. Sempre in questo contesto si colloca la lettera aperta, sottoscritta da 41 docenti universitari, preti, assistenti pastorali, nel giorno stesso del 84.mo compleanno del Papa divulgata al pubblico e richiedente le dimissioni del Papa stesso per superati limiti di età. In essa non si tratta tanto di un giudizio sulla persona, ma sul ruolo che, causa malferma salute, non potrebbe più venire esercitato. La si contestò per rischi di manipolazione dell'entourage con erosione della autorità papale stessa. Argomento poi dibattuto anche alla TV di lingua tedesca con dovizia di opinioni martedì 25 maggio. La coincidenza è stata inopportuna, si doveva evitarla, ma evidenzia l'importanza dell'argomento. Che Radio Vaticana abbia minimizzato il fatto sostenendo che 41 "bastian contrari" nulla sono di fronte a 70.000 credenti non deve negare l'opportunità di stare pure in ascolto delle minoranze. Che se qualcuno le definisce provocazioni di cattivo gusto altri le preferiscono al servilismo di peggior gusto. Questo è lo spirito della democrazia elvetica. Come l'altro dei diritti della donna. In cui non si tratta tanto del solito sacerdozio femminile, ma di una realtà più profonda. In effetti la docente universitaria Denise Buser invitò l'attuale pontefice a chiedersi come mai 170 Stati firmarono la Convenzione Onu 1979 sull'abolizione discriminazione fra le donne, mentre il Vaticano deve ancora sottoscrivere. Perché non porsi anche qui in stato d'ascolto?  Da ultimo il rapporto con i protestanti. In svizzera sono un 40% e oltre. Forse una celebrazione un po' più ecumenica alla domenica 6 giugno come da loro richiesta non sarebbe stata inopportuna. Ma il sentirsi ripetere che l'unica vera chiesa è quella cattolica mentre le altre sono solo comunità (o chiesuole) li ha decisi a disertare. Anzi S. Lutz della Federazione Protestante di Berna ha usato espressamente la parola "boicottaggio". Difficile ricucire lo strappo durante questo papato.
                                             Missionari sì, bandane no
Nel settembre scorso alcuni si erano permessi di proporre ai Missionari italiani in Svizzera a preparare questo evento anche invitando tutte le missioni e consigli pastorali ad organizzare pubblici incontri di riflessione sul ruolo del papato oggi. Un po' di cultura biblica e storica in materia non guasta, anzi aiuta a rendersi ragione della nostra fede. Silenzio tombale fino ad un mese prima allorché riceviamo una circolare in cui si raccomanda vivamente di acquistare bandane, foulard e quanto altro per il folklore papale. Allegato un vaglia di Fr.100 per contributo spese. Sembrava di ritornare indietro di 5 secoli quando si commerciavano santini e indulgenze per le costruzione della Basilica di S. Pietro. Non si vorrebbe che Papa Wojtyla si fosse portato a Roma solo questo ricordo dalla Svizzera, sarebbe una Svizzera fittizia. A tutti coloro però che spiritualmente sono grati a Giovanni Paolo Il per la sua visita un augurio di portare avanti i problemi sollevati e da risolvere con la collaborazione di tutti.

Autore:
Albino Michelin
18.06.2004

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