sabato 5 dicembre 2015

NEL SUD ITALIA PRETI CATTOLICI SPOSATI

È scontato che nella chiesa cattolica esistono preti sposati, regolarmente riconosciuti, benedetti, consacrati. Non in tutto vero che per volontà di Dio e per tradizione costante della nostra religione vengono accettati solo preti celibi e con tanto di voto di castità.  Nel luglio 2001 fui nel Sud Italia e costatai l'esistenza di undici parrocchie con preti regolarmente sposati, moglie e figli. Alludo ad esempio a Firmo (Cosenza) presso lo svincolo autostradale di Sibari, il cui parroco si chiama don Mario Santelli, la moglie Clara, la figlia di nove anni Chiara. Aggiungo Castroregio (sempre in provincia di Cosenza sulla litoranea jonica) con il parroco don Nicola Vilotta, Fino a Piana degli albanesi, in Sicilia, fra Palermo e Agrigento, con il parroco don Mele. Ed altri che non vale la pena citare. Tutti sposati alla luce del sole e con i carismi del Santo padre. Sono paesi di origine albanese, fondati vero il 1500, da gruppi cattolici provenienti dall'est, che hanno conservato le loro tradizioni, compresa quella del matrimonio dei preti. Questa dispensa dal celibato sacerdotale ha una storia antica che oggi francamente risulta fonte di equivoci. Nel 988, quindi oltre mille anni fa, Vladimirio principe di Kiev in Ucraina si fece cristiano, portandosi dietro ovviamente tutti i suoi sudditi. Nel 1054 con la rottura della chiesa sino ad allora esistente si formarono due confessioni religiose: una dei cristiani cattolici a Roma e in occidente, l'altra dei cristiani ortodossi in Grecia e dintorni. Gli Ucraini decisero di passare sotto l'influenza di questi ultimi. Ma nel 1596 preferirono ritornare sotto Roma e riconoscere l'autorità del papa. Con il concordato di Brest si posero alcune clausole, fra cui anche quella del libero celibato per i loro preti. Da allora vengono chiamati cristiani cattolici di rito orientale ovvero Uniati. Il preti sposati del Sud Italia, di cui abbiamo accennato, discendono da questo ceppo e da questa tradizione. Tutto in ordine. E la cosa è talmente in ordine che il 18 giugno 2001 Papa Wojtyla in visita a Leopoli Ucraina beatificò certo padre Romano Lysko, assassinato dalla polizia comunista nel 1949 perché non volle, contro l'ingiunzione di Stalin, passare alla chiesa cristiana ortodossa di Russia. Alla cerimonia partecipò ovviamente anche la moglie Neonila, ultraottantenne. A questo punto la gente si pone giustamente una domanda: è il celibato dei preti cattolici una volontà espressa da Gesù stesso, è di precetto divino che il prete con il sacramento dell'ordine sposi la chiesa e quindi debba rinunciare al matrimonio e alla donna? Torna il parallelo, messo in circolazione non si sa da chi, cioè che come i coniugi cristiani debbono restare eternamente fedeli con divieto di divorziare dal partner, cosi il prete non può divorziare dalla chiesa per sposarsi una donna. Stante le premesse di cui sopra, la risposta se la dia il lettore. Ai credenti in cerca di valide motivazioni può meravigliare questo atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche che da una parte indottrinano sull'esigenza assoluta del celibato dei preti, quale testimonianza di un cuore indiviso e tutto per Dio, ed estromettono dal seminario giovani candidati che si innamorano o sacerdoti che convolano a nozze ,e dall'altra esentano or qua or là a macchia di leopardo preti dal celibato adducendo l'esigenza di rispettare usi, tradizioni, localismi di ogni genere. Qualcuno ci potrebbe obbiettare: è questo nell'interesse di Dio o della nostra anagrafe? Certo, qui trasparenza e coerenza zoppicano alquanto. Anche Milingo, il pirotecnico (veramente non tanto) vescovo nero si chiedeva come mai questa discriminazione all'interno della Chiesa: preti cattolici di rito orientale sposati sì, di rito meridionale africano o sudamericano no? "Federalismo" anche nella chiesa? Allora si affronti chiaramente il problema e non lo si dribbli come nell'attuale sinodo dei vescovi, rimandandolo alle calende greche o al prossimo Concilio Ecumenico Vaticano III. Le richieste più volte chiaramente espresse dagli stessi cardinali di indiscutibile serietà e statura come Martini e Lehman di Germania si rivelano sempre più inderogabili. Con ciò, sia chiaro, non si vuole ribaltare tutto, né confondere le coscienze dei "deboli", volutamente mantenuti tali. Significativo il celibato per il Regno dei cieli, ma non necessariamente legato allo stato sacerdotale. E questo in sintonia con l'attuale autorità della Chiesa in riferimento al matrimonio dei preti cattolici di rito orientale e dei preti nelle undici parrocchie del Sud Italia: celibi o sposati? Non fa differenza. Nei paesi del Veneto si sente più volte donne alzare la voce che loro da un prete sposato non andrebbero mai a confessarsi. Boh! E' questione di abitudine nonché di pregiudizi. L'argomento che il prete sposato perda la fiducia della gente non tiene. Nel Sud Italia, nelle specifiche parrocchie dove io volli interessarmi, è tabù superato. Il parroco di Firmo dichiara: "certo come prete sposato il mio impegno è maggiore rispetto a quello di un altro padre. Ma riesco ad essere un buon marito, un buon padre ed anche, suppongo, un buon pastore". E don Mele, parroco di S. Paolo Albanese: "la gente qui è abituata a convivere con questa realtà. La nostra comunità non distingue fra preti celibi e sposati, io confesso anche nei paesi vicini uomini, donne, ragazzi, ragazze ... Di che tabù stiamo parlando?". Da aggiungere anche un altro aspetto: che se la Chiesa cattolica concedesse libertà a tutti i preti come a questa minoranza calabrese avremmo meno pedofili, meno omosessuali, sconfinamenti purtroppo o abbastanza frequenti nelle cronache attuali e dalle gerarchie stesse non smentite. La discrezione in questo caso si chiama segreto di pulcinella, cioè una realtà già venuta o che nel breve giro di tempo verrà a galla, tutta a danno della credibilità della nostra chiesa. Mai come oggi il linguaggio evangelico di Gesù:” “sia sì sì, no no il vostro parlare" è dai cattolici e da laici tanto richiesto.

Autore:
Albino Michelin
19.10.2001 

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